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Eolico offshore: il Regno Unito verso il sussidio negativo

L’eolico è in forte crescita in Europa: nel 2019 sono stati installati impianti equivalenti a 12 GW, mentre nel 2018 erano stati 9 GW. Questo dato, però, si riferisce al solo eolico onshore, ovvero installato sulla terraferma, mentre la nuova tendenza è puntare sull’offshore.

Stiamo parlando di centrali eoliche costruite in mare aperto, con tutti i vantaggi che questo comporta.

Il Paese che sta puntando con più decisione su questa soluzione energetica è il Regno Unito, ma anche in Italia si registrano i primi timidi tentativi di sviluppo in questo senso.

In questo articolo vogliamo parlarvi del caso britannico che promette non solo di superare i combustibili fossili ma, persino, di abbattere i costi delle bollette.

L’offshore made in UK

Presto i cittadini del Regno Unito potrebbero trovare una bella sorpresa sulla loro bolletta. Grazie all’eolico offshore, infatti, gli utenti della rete elettrica potrebbero beneficiare di un taglio dei costi energetici.

Secondo uno studio dell’Imperial College London, i costi di produzione attualmente sono talmente bassi, che non solo gli incentivi governativi non sono più necessari, ma sarà possibile il “sussidio negativo”, con conseguenti tagli alle spese per i cittadini.

La costruzione di impianti eolici e solari onshore e offshore nel Regno Unito è stata finanziata anche con il sostegno di incentivi governativi, cosa che ha causato un incremento delle bollette. Ora, però, man mano che i parchi eolici offshore inizieranno a produrre energia, sembra che il governo sarà in grado di rimborsare i cittadini.

Si tratta di un’ottima notizia anche sul fronte della riduzione delle emissioni. Un eolico sempre più economico, infatti, può competere meglio con le centrali elettriche a combustibili fossili che, inevitabilmente, diminuiranno.

Tutto ciò si deve ai nuovi impianti offshore con turbine sempre più grandi che garantiscono una maggiore efficienza e resa economica, grazie a una maggiore disponibilità di venti costanti ad alta velocità e catturabili a un’altitudine maggiore.

Le turbine eoliche in costruzione, per rendere l’idea, hanno un diametro del rotore di 220 metri, il doppio del diametro del London Eye, la celebre ruota panoramica di Londra.

Parliamo, quindi, di turbine mastodontiche in grado di produrre una quantità d’energia notevole: il recente parco eolico di Dogger Bank, ad esempio, ha la stessa capacità installata della centrale nucleare Hinkley Point C e produrrà circa i due terzi della sua elettricità annuale.

Questi dati stanno convincendo il governo inglese a chiudere le centrali nucleari e a carbone e puntare decisamente sull’eolico off-shore, con l’obbiettivo di liberarsi delle fonti fossili e nucleari nel giro di 10 anni.

Il prossimo progetto in vista è il nuovo super-parco da 1.800 MW, che verrà costruito a circa 50 km al largo di Norfolk. Un ulteriore passo verso l’obbiettivo dei 40 GW di eolico offshore entro il 2030 che si è posto il governo britannico.

E in Italia?

Nel nostro Paese, pur con un po’ di ritardo, stanno nascendo progetti per sfruttare l’energia eolica in alto mare. Un passaggio logico verso la sostenibilità energetica, per un Paese circondato per la maggior parte del territorio dal mare.

Il primo progetto approvato, e attualmente in costruzione, è quello del parco eolico offshore di Taranto, sbloccato nel 2015 dopo anni di contenziosi e partito solo nel 2019 per le autorizzazioni. L’impianto sarà costituito da 10 turbine che produrranno circa 80 GWh all’anno.

Il primo parco offshore di tipo galleggiante, che supererebbe l’ostacolo fisico degli alti fondali, è quello che sorgerà nel Canale di Sicilia. Denominato 7Seas Med, l’impianto avrà una potenza totale di 250 MW e sarà in grado di soddisfare il fabbisogno energetico annuale di 80mila abitazioni.

Un altro progetto in fase di discussione è quello presentato da Energia Wind 2020 Srl al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) lo scorso Marzo. Si tratterebbe di eolico offshore di tipo floating (galleggiante) e dovrebbe sorgere tra Rimini e Cattolica tra 10 e 22 km dalla costa.

Il progetto è ambizioso, con un potenza prevista di 330 MW e una produzione annua di circa 703 GWh, ma sta incontrando resistenze tra i politici nonostante l’approvazione di Legambiente.

Sembra che tra Italia e Regno Unito ci sia ancora un profondo gap culturale. Ci auguriamo che le divergenze siano superate rapidamente e che lo sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese possa, finalmente, decollare.

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