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Isole energetiche, i progetti europei per la transizione energetica

Le isole energetiche si inseriscono nella visione europea sulle energie rinnovabili e la transizione energetica. La generazione di energia pulita offshore, ovvero in mare aperto, è una delle alternative allo sfruttamento dei terreni per l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici.

Come funzionano le isole energetiche

Installare e collegare impianti di energie rinnovabili, soprattutto eolici, tramite isole artificiali costruite in mare aperto. Questo il principio delle isole energetiche su cui l’Unione Europea sta puntando con decisione con il lancio del progetto InterOPERA “Enabling interoperability of multi-vendor HVDC grids”.

Ma che cos’è, in concreto, un’isola energetica e come funziona?

Si tratta di sistemi autosufficienti per la produzione e la distribuzione dell’elettricità costruiti in luoghi isolati, soprattutto in mare. Particolarmente adatta a questo tipo di infrastruttura è l’energia eolica, in quanto può sfruttare i forti e maggiormente costanti venti che soffiano in mare aperto.

Inoltre, le isole energetiche possono includere anche sistemi di accumulo di energia per sopperire ai cali di produzione, dovuti alla variabilità di vento e sole, e garantire una fornitura d’energia costante.

Il progetto lanciato dalla UE

Come abbiamo accennato, l’Unione Europea ha lanciato un suo progetto per lo sviluppo delle isole energetiche.

InterOPERA avrà lo scopo di definire i futuri standard di interoperabilità delle reti multi-terminali per l’elettricità offshore. Al progetto la UE contribuirà con 50 milioni di euro del costo totale di 69 milioni, investimento che lo renderà una delle più consistenti voci di finanziamento tra i progetti Horizon Europe.

In concreto, InterOPERA servirà a collegare vari parchi eolici offshore e isole energetiche nell’ottica dell’obbiettivo europeo di circa 450 Gigawatt di energia eolica offshore entro il 2050.

L’interesse della UE nel settore delle rinnovabili offshore riflette un’Europa già orientata in questa direzione con alcuni progetti e studi in corso.

I progetti offshore nel mari europei

Tra i progetti di isole energetiche il più concreto è al momento quello della Danimarca nel Mare del Nord e nel Mar Baltico.

La Danimarca costruirà due isole artificiali. La prima sorgerà nel Mare del Nord, a circa 80 km dalla costa di Thorsminde. Ospiterà le strutture elettrotecniche necessarie all’instradamento dell’energia elettrica dalle turbine eoliche alla rete e le strutture di servizio dei primi parchi eolici offshore del Mare del Nord (3-4 GW). Questo sarà il prototipo iniziale, che verrà poi ampliato per produrre e distribuire fino a 10 GW di elettricità, seguendo la crescita della domanda energetica.

La seconda sarà costruita nel Mar Baltico, sull’isola di Bornholm, e servirà le reti elettriche dell’isola danese della Selandia e delle zone limitrofe. Le turbine saranno installate a circa 15 km dalla costa e avranno una capacità di 3 GW.

Un altro progetto, ad oggi solo proposto, dovrebbe sorgere nel Mar Nero con l’intento di favorire lo sviluppo dell’eolico offshore in Romania e Bulgaria. Si tratterebbe di un impianto da 3 GW che servirebbe entrambi i Paesi e sarebbe scalabile, permettendo lo sviluppo delle rinnovabili offshore nel Mar Nero e migliorando la sicurezza energetica.

Ancora nel Mare del Nord, citiamo il progetto della Copenhagen Infrastructure Partners che intende costruire un’isola artificiale su cui produrre idrogeno verde su larga scala dal 2030 con un impianto eolico offshore da 10 GW. Una volta a regime si stima che l’impianto produrrà un milione di tonnellate di idrogeno verde all’anno.

Anche il Belgio partecipa alla corsa all’eolico offshore con un ambizioso progetto dell’operatore energetico pubblico Elia Group da 3,5 GW: un’isola artificiale che sarà costruita entro il 2026 nel Mare del Nord, a quasi 45 km dalla costa belga, e farà da snodo per le interconnessioni elettriche con Regno Unito e Danimarca

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