
GREEN NEW DEAL: L’Italia deve ripartire puntando sulla sostenibilità
Risale a gennaio di quest’anno l’annuncio dell’Unione Europea dello stanziamento di 1000 miliardi di euro per realizzare un Green Deal e raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050.
Il piano di investimenti si svolgerà nell’arco di 10 anni e impegnerà circa un quarto del bilancio della UE.
Si tratta di una svolta nella lotta ai cambiamenti climatici, che viene a coincidere con uno dei periodi più difficili che l’Europa abbia attraversato dal Dopoguerra ad oggi.
L’epidemia del Covid-19, che minaccia di prolungarsi fino al prossimo anno, sta mettendo a dura prova l’economia di tutti i paesi con migliaia di attività costrette a chiudere e aiuti statali che, in molti casi, si fanno attendere.
Per questi motivi potremmo trovarci di fronte a un’occasione irrinunciabile per rilanciare l’economia italiana investendo sulla sostenibilità ambientale.
Il mondo delle imprese si mobilita
Proprio verso l’obbiettivo di una ripresa verde, è rivolto il manifesto “Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia”, firmato da 110 esponenti di importanti imprese, enti e associazioni.
Quello proposto, è un approccio basato su un’economia circolare, attraverso cui affrontare le minacce globali, come il riscaldamento climatico e le pandemie, e allo stesso tempo, dare impulso all’economia.
“Servono misure per rendere le nostre società, i nostri sistemi sanitari e la nostra economia più resilienti nei confronti delle pandemie, ma anche per affrontare altre minacce per il nostro futuro . Innanzitutto la grande crisi climatica, alimentata da un modello di economia lineare ad elevato consumo di energia fossile e spreco di risorse naturali”. Si legge nel manifesto.
Valorizzare “le migliori potenzialità dell’Italia: quelle legate alle produzioni di qualità, sempre più green; quelle in cui ha raggiunto livelli di eccellenza, come il riciclo dei rifiuti, pilastro dell’economia circolare, l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili di energia; quelle del nostro modello di agricoltura sostenibile e delle altre attività della bioeconomia rigenerativa; quelle delle città, da rilanciare con un vasto programma di rigenerazione urbana in chiave green; quelle dell’importante capitale naturale, necessario per il rilancio di diverse attività economiche come il turismo; quelle della transizione a basse emissioni e con carburanti alternativi verso la mobilità decarbonizzata, elettrica e condivisa e quelle dell’innovazione digitale”.
Il messaggio è chiaro. Le imprese italiane, quelle che sostengono il Paese intero, sono pronte al cambiamento e ad abbracciare nuove filosofie produttive. Il Paese è pronto a lasciarsi alle spalle il passato e progredire.
Questo documento verrà invitato al Parlamento, al Governo e, naturalmente, alle istituzioni europee, con l’auspicio che gli stanziamenti previsti siano utilizzati in modo efficace.
Il futuro è a portata di mano
Quella del Green New Deal una sfida che nei prossimi dieci anni ci porterà a cambiare il nostro modo di consumare, di costruire e di alimentarci.
Gli ambiti in cui sarà necessario intervenire sono svariati: la mobilità e mezzi di trasporto, la produzione dell’energia, l’efficienza energetica degli edifici, le crisi industriali che minacceranno i posti di lavoro, l’agricoltura, etc…
Sta iniziando una fase complessa della nostra storia, che, però, porta con sé la promessa di catapultarci in una nuova era di progresso.
L’epidemia ci sta mettendo a dura prova, ma la crisi che si preannuncia potrebbe trasformarsi in una rivoluzione.
Non resta che chiedersi: Saremo all’altezza della sfida?
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Legame fra inquinamento e COVID-19: parte il progetto PULVIRUS
Diversi recenti studi scientifici (ne abbiamo citati alcuni in un recente articolo) hanno messo in relazione la diffusione del Covid-19 con la concentrazione di inquinanti nell’aria.
Questa ipotesi è partita dalla semplice osservazione delle zone più colpite dall’epidemia, che coincidono con quelle maggiormente inquinate, nonché maggiormente popolate.
Gli studi realizzati fino ad oggi, tuttavia, non sono stati del tutto rigorosi e convincenti. Di conseguenza, urge che sia fatta chiarezza sulla questione in modo ufficiale.
A questo scopo, la nuova alleanza scientifica fra ENEA, Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale ha annunciato l’avvio di un importante progetto di ricerca.
Si chiama progetto PULVIRUS e avrà l’obbiettivo di fornire informazioni e risposte sulla relazione di inquinamento atmosferico e COVID-19, su basi strettamente scientifiche.
Gli obbiettivi del progetto
C’è un legame concreto fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia?
In che modo avvengono le interazioni fisiche, chimiche e biologiche tra i virus e le polveri sottili?
Quali effetti, e di quale portata, ha avuto la quarantena sull’inquinamento dell’aria e sui gas serra (soprattutto CO2 e N2O)?
Sono questi gli interrogativi a cui PULVIRUS tenterà di dare una risposta.
Per lo studio saranno utilizzate analisi “in silico”, in cui viene simulata al computer l’interazione tra virus e particolato atmosferico, e anche un modello biologico che riproduce al computer le caratteristiche del virus SARS-CoV-2.
Dall’analisi preliminare si è rilevato che le concentrazioni dei vari inquinanti seguono andamenti diversi. La diminuzione del biossido di azoto (NO2), ad esempio, riguarda le zone in cui è presente il traffico veicolare; e l’andamento mutevole del particolato è dovuto ai cambiamenti del meteo e alle reazioni chimiche che avvengono nell’atmosfera.
Pertanto, l’intento del progetto è di effettuare un’analisi rigorosa e approfondita, sulla base di protocolli scientifici verificabili, e raccogliere informazioni utili a comprendere meglio i fenomeni in atto.
La durata
PULVIRUS avrà una durata di un anno, ma non sarà necessario aspettare così a lungo per vedere i primi risultati.
In qualche mese, infatti, saranno già disponibili risultati significativi: prima fra tutti, l’analisi di fattibilità di un sistema di rivelazione precoce, che ci si augura potrà essere attivato prima del prossimo autunno.
I dati, i modelli e le elaborazioni, nonché i rapporti e le pubblicazioni, saranno resi accessibili ai cittadini e alla comunità scientifica nazionale. Grazie a un sito web dedicato, questa grande mole di documenti costituirà un fondamentale database consultabile per successivi studi.
Presto avremo le risposte che attendiamo.
Nel caso in cui la correlazione tra diffusione dei virus e particolato atmosferico fosse dimostrata scientificamente, essa sarà l’ennesima ragione per cui ridurre l’inquinamento cittadino prodotto da riscaldamenti e autoveicoli.
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