
kW, kWh, fasce orarie, prezzo finito e componente energia: a volte, la bolletta può essere difficile da decifrare
Con questo articolo vogliamo fare un po’ di chiarezza su questi termini sempre più utilizzati e, purtroppo, spesso fraintesi e confusi dalla maggior parte delle persone.
kW o kWh, qual è la differenza?
Uno dei concetti che più creano confusioni è la differenza tra i kW e i kWh. Queste due sigle che troviamo comunemente citate nel mondo dell’energia elettrica si riferiscono a grandezze fisiche distinte e non vanno prese come sinonimi.
Il kilowatt (spesso scritto anche chilowatt o più comunemente kW) è l’unità di misura della potenza.
Si tratta del limite, il quantitativo massimo, di energia che può essere prelevata dal contatore per far funzionare elettrodomestici e illuminazione. Infatti, quando questo limite viene superato (ad esempio, quando attiviamo troppi elettrodomestici contemporaneamente) il contatore “salta” e l’erogazione dell’energia si arresta.
Il kW è, perciò, in sostanza, la quantità di energia che viene assorbita nel tempo.
Naturalmente la potenza disponibile nel vostro impianto è sempre maggiore del 10% della potenza impegnata per garantirne l’efficienza.
Ad esempio, se la potenza è di 3kW quella disponibile sarà di 3,3kW, per 4,5kW avrete a disposizione 5kW, per 6kW avrete 6,6 kW, etc…
Perciò, quando parliamo di kilowatt stiamo parlando della potenza del contatore e non di quanto consumiamo nelle nostre attività quotidiane.
Il kilowattora (scritto anche chilowattora o più spesso kWh), invece, è l’unità di misura dell’energia elettrica. Più precisamente è il rapporto fra la potenza impiegata in un’ora di tempo: cioè, quanti kW sono utilizzati in un’ora.
Facciamo qualche esempio pratico.
Un elettrodomestico da 1 kW che funziona per un’ora consuma 1 kWh di energia.
Una lampadina da 100 watt accesa per un’ora utilizza 100 Wh, ma stessa quantità di energia illuminerebbe una lampadina da 40 watt per 2 ore e mezza, o una lampadina a basso consumo energetico da 10 watt per 10 ore.
Il kW è anche l’unità di misura in cui viene venduta l’energia elettrica.
Il costo della stessa sarà il prodotto della potenza in kW moltiplicata per il tempo in ore e per il prezzo per kilowattora consumato.
Il prezzo unitario di energia elettrica dipende, però, dalla fascia oraria del giorno. Di questo parleremo nel prossimo paragrafo.
A1, A2, A3 sono la stessa cosa di F1, F2, F3?
Questo è un altro dei fraintendimenti che, comprensibilmente, confondono molti utenti.
Le fasce orarie sono quelle indicate con la F maiuscola e un numero da 1 a 3 e, come abbiamo spiegato approfonditamente in questo articolo , i consumi corrispondenti ad ognuna di esse possono essere letti direttamente sul display del contatore.
Vediamole nel dettaglio:
- la F1 va dal lunedì al venerdì dalle 08:00 alle 19:00;
- la F2 va dalle 07:00 alle 08:00; dal lunedì al venerdì dalle 19:00 alle 23:00; dalle 07:00 alle 23:00 del sabato
- infine, la F3 va dalle 23:00 alle 07:00 dal lunedì al sabato; e include inoltre domenica e festivi.
Per quanto riguarda le sigle con A maiuscola, A1, A2 ed A3, si riferiscono ai consumi relativi al periodo di fatturazione. Vale a dire che in A1 troveremo il consumo relativo alla fascia F1, in A2 quello della F2 e così via.
Che cos’è la componente energia e da cosa dipende?
Infine, vogliamo togliervi qualche dubbio riguardo alla questione del prezzo finito rispetto alla componente energia.
Prima, però, vediamo nel dettaglio quali sono le voci che contribuiscono all’importo di una comune bolletta.
Abbiamo quattro voci fondamentali:
- Materia prima energia.
- Commercializzazione e gestione.
- Oneri extra e di sistema.
- IVA e accise.
Svisceriamole una alla volta.
Quando si parla di “Materia prima energia” s’intende la corrente elettrica che viene prodotta e poi consumata, corrente che ha un proprio costo determinato da quello delle materie prime.
La voce “Commercializzazione e gestione” comprende, invece, tutta la catena di attività e servizi indispensabili per portare la corrente elettrica dalle enormi centrali fino all’interruttore di casa.
“IVA e accise” corrisponde al totale delle tasse e le imposte statali che vanno inevitabilmente a sommarsi a tutto il resto.
Per quanto riguarda gli odiati “Oneri extra e di sistema” dobbiamo aprire una parentesi.
Questa voce rappresenta circa il 20% del totale della componente energia e ha lo scopo coprire i costi relativi ad attività di interesse generale per il sistema elettrico come (dal sito di ARERA, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente):
- messa in sicurezza del nucleare e misure di compensazione territoriale;
- incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate;
- copertura delle agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario;
- sostegno alla ricerca di sistema;
- copertura del bonus elettrico (non viene pagato dai clienti cui è stato riconosciuto il bonus sociale);
- copertura delle agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia;
- integrazioni delle imprese elettriche minori e promozione efficienza energetica.
Si tratta, pertanto, di costi fissi per ogni utenza che prescindono dal numero di contratti e sono validi per tutti gli operatori del settore elettricità.
Il prezzo totale che ci troviamo in bolletta è quindi una somma di questi costi fissi che abbiamo elencato, che si va ad aggiungere alla componente energia, vale a dire il prezzo effettivo della sola Materia prima energia (che oscilla tra 0,04€ e 0,08€ ed è variabile).
Ad un prezzo finito, invece, non va aggiunto nulla ma sarà comprensivo degli oneri di sistema.
Tutto chiaro?
Ci auguriamo di essere stati esaustivi ma non troppo tecnici.
La trasparenza è uno dei nostri valori fondamentali e vogliamo che la bolletta che i nostri clienti ricevono sia il simbolo di questo valore.
Perciò, per qualsiasi dubbio o curiosità siamo a vostra disposizione. Ci trovate al numero verde 800 685 585 e sulla nostra pagina Facebook cliccando QUI.
A presto!

Aumentare la potenza del contatore: come si fa? E quali sono i costi?
In una casa in cui sono presenti diversi elettrodomestici energivori, come caldaia elettrica, forno elettrico, lavatrice, condizionatore, etc… può rivelarsi necessario un aumento della potenza del contatore.
Prima di spiegare come si effettua l’aumento e con quali costi, vediamo dove trovare il valore della potenza del nostro contatore.
Potenza del contatore: Dove la trovo?
La potenza del contatore è una caratteristica fondamentale della fornitura, per saperla abbiamo due possibilità, a seconda che abbiamo o no a disposizione una bolletta:
- Leggerla all’interno della sezione “Tipologia di contratti” o “Dati fornitura”, nella prima o nella seconda pagina della bolletta
- Visualizzarla direttamente sul display del contatore
È anche possibile fare una stima della potenza necessaria in base alle caratteristiche dell’abitazione, sarà utile per la scelta della potenza per il contatore domestico. Dal 2017 la potenza non è più limitata ai vecchi quattro scaglioni: oggi il cliente può scegliere su una scala che procede a scatti di 0,5 kW, diversamente dai 1,5 kW della precedente normativa. Questo per agevolare i clienti nella scelta della potenza più adatta alle proprie esigenze, evitando disagi o sprechi.
Qual è la potenza necessaria?
Quando superiamo la potenza disponibile, ovvero il massimo di potenza che possiamo assorbire dalla rete elettrica, il contatore scatta. A questo punto, dovremo spegnere alcuni elettrodomestici e quindi riattivare il contatore sollevando l’interruttore su di esso.
Per evitare che questo accada, dobbiamo calcolare di quanta potenza abbiamo bisogno, sommando le potenze dei singoli elettrodomestici (cioè, la potenza istantanea).
Facciamo qualche esempio:
- Per piccole abitazioni in cui sono assenti gli elettrodomestici comuni, la potenza consigliata è 1,5 kW
- Per abitazioni di 100 mq con 4 persone e gli elettrodomestici di base, sarà 3 kW
- Se sono presenti condizionatori, congelatore, scaldabagno oltre ai comuni elettrodomestici, la potenza salirà a 4,5 kW
- 6 kW si rederanno necessari in caso di grandi abitazioni con molte apparecchiature elettriche, come pompa di calore e asciugatrice
- Solo in casi particolari con macchinari energivori, la potenza supererà i 6 kW
Sale la potenza, salgono (di poco) i costi
Con la riforma tariffaria del 2017 sono state eliminate le fasce tariffarie D2 e D3 e sono state sostituite da un’unica tariffa: La tariffa TD. In questo modo, è stata eliminata la progressività e la distinzione tra clienti domestici e business.
A differenza della tariffa D2, per i residenti fino a 3 kW, e la D3, per residenti con più di 3 kW e non residenti, la tariffa TD è variabile solo in base alla potenza impegnata e ai kWh prelevati dalla rete dal cliente. La quota potenza con la TD è pari a 21,48 €/kW per tutti gli utenti e si può trovare nella bolletta tra le spese per il trasporto e gestione del contatore.
L’aumento di potenza del contatore determina, perciò, un aumento della spesa in bolletta. Ad esempio, passare da 3 a 4kW risulterà in un aumento della spesa di circa il 4%, percentuale che però diminuirà all’aumentare dei kWh consumati.
Questo grazie alla riforma della tariffa TD, che ha l’intento di spingere le persone a un utilizzo più consapevole dell’energia attraverso l’utilizzo di elettrodomestici più efficienti.
Vuoi cambiare la potenza del tuo contatore? Ecco come fare
È molto semplice. Basta contattare il proprio fornitore d’energia chiamando il servizio clienti, o tramite il suo portale web, e inoltrare la richiesta.
L’operazione prevede un costo che dipende dal fornitore.
Il cambio di potenza è anche l’occasione ideale per valutare nuove offerte sul mercato e trovare la tariffa più conveniente!
Chiamaci al numero 800 685 585, risponderemo a tutte le tue domande e troveremo insieme l’offerta che fa per te!
I costi fissi per l’aumento della potenza
L’utente che cambia la potenza del proprio contatore dovrà sostenere alcuni costi fissi, vediamoli nel dettaglio:
Per i clienti del mercato tutelato
- 26€ di contributo fisso amministrativo richiesto dal distributore
- 69,99€/kW di quota di potenza aggiuntiva
- 23€ per la gestione della pratica del fornitore
Per i clienti del mercato libero
- Costo da condizioni contrattuali, oltre a 26€ per il distributore
- 69,99€/kW di quota di potenza aggiuntiva
I costi fissi per la diminuzione della potenza
Nel caso di una diminuzione della richiesta di potenza della propria abitazione, è possibile diminuire la potenza del contatore.
Anche questa operazione, però, comporta dei costi:
Per i clienti del mercato tutelato
- 26€ di contributo fisso amministrativo richiesto dal distributore
- 23€ di contributo fisso
Per i clienti del mercato libero
- Costo da condizioni contrattuali, oltre a 26€ per il distributore
Come avrete notato non sono presenti i costi per la quota potenza, che sono dovuti solo in caso di aumento de kW.
Ci auguriamo che questo articolo abbia risposto a tutte le tue domande, per qualsiasi dubbio non esitare a contattarci al numero verde 800 685 585 e discutere con noi delle tue esigenze energetiche. A presto!