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Rincari delle bollette: la causa non sono le rinnovabili

I rincari delle bollette dell’energia annunciati dal Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sono piombati inaspettati sui consumatori all’inizio di ottobre.

Gli aumenti delle bollette avrebbero potuto arrivare al 30% per il gas naturale e fino al 45% per l’energia elettrica. Per fortuna, l’intervento del Governo con un tempestivo decreto che riduce i cosiddetti oneri di sistema (voci fisse di ogni fattura energetica), farà sì che le bollette saliranno “solo” del 15% per il gas e del 30% per la luce.

I costi per le famiglie saranno comunque altissimi ed è comprensibile che ciò generi preoccupazione e malcontento. Sarebbe sbagliato, però, puntare il dito contro le energie rinnovabili che con questi aumenti hanno poco a che fare.

I fattori che hanno determinato questa circostanza sono in realtà svariati e abbastanza complessi. Li spieghiamo nel dettaglio nel prossimo paragrafo.

Le vere cause dei rincari delle bollette

L’aumento dei costi dell’energia non può essere attribuito alle energie rinnovabili che in Italia coprono appena il 20% della domanda energetica, a differenza di altri Paesi europei più virtuosi come la Svezia (56,4%) e la Finlandia (43,1%). Sul banco degli imputati va quindi messa la nostra dipendenza dalle fonti fossili, ovvero quello non rinnovabili e inquinanti che causano il riscaldamento globale.

Prima di tutto, la domanda d’energia è cresciuta fortemente nell’ultimo anno a causa della ripartenza dell’economia dopo la fine delle restrizioni dovute alla pandemia e anche come conseguenza di squilibri climatici che hanno reso necessario un maggiore utilizzo di riscaldamenti e condizionatori. Questi fattori hanno determinato un aumento del prezzo del gas del 30% e il conseguente rincaro delle bollette sia del gas che della luce, in quanto il gas è la principale fonte impiegata per la generazione di energia elettrica.

Tuttavia, l’innalzamento della domanda non è l’unica ragione. Sono da considerare anche i cambiamenti in atto nel mercato internazionale e la decisione dei maggiori fornitori europei di gas, Russia e Norvegia, di dirottare gran parte delle loro scorte verso la Cina. Il gigante asiatico, con la sua economia in costante espansione, necessita di una fornitura di gas sempre maggiore. Inoltre, bisogna aggiungere l’esaurimento di un importante giacimento situato nei Paesi Bassi che ha aggravato la già seria situazione di scarsità di gas naturale.

Infine, c’è un fattore che riguarda la tassazione delle aziende da parte dell’Unione Europea che lo in base alle emissioni di CO2 che poi si riflette anche costi dell’energia. La UE, infatti, disincentiva l’emissione di gas serra attraverso l’Emissions Trading System (ETS), ovvero una forma di tassazione della CO2 (il cosiddetto carbon pricing). Si tratta di una misura ritenuta uno dei principali mezzi per contrastare il riscaldamento globale. In sostanza, aumentando i prezzi della CO2 cresce anche il costo dell’energia e questo dovrebbe ridurre i consumi e riorientare le scelte di consumo delle persone e favorire gli investimenti nelle fonti rinnovabili.

Tra le cause dei rincari delle bollette che abbiamo spiegato, a preoccupare maggiormente è proprio quest’ultima. Perché se gli effetti dell’aumento della domanda e della scarsità della fornitura di gas possono essere transitori, si prevede che i prezzi delle emissioni di CO2 resteranno stabilmente più alti.

La dura verità

Arriviamo al punto: che cosa significa che i costi delle emissioni di CO2 determinano l’aumento delle bollette? Significa che i cittadini stanno pagando la lentezza con cui l’economia si sta faticosamente avviando verso la transizione ecologica. La gran parte dell’energia impiegata in Italia, e anche in Europa, infatti, proviene tutt’oggi da centrali a combustibili fossili o direttamente dal gas naturale.

Le rinnovabili non sono la causa dei rincari delle bollette e nemmeno la transizione ecologica, lo è la mancanza di azioni decise ed efficaci per ridurre la nostra dipendenza dalle fonti fossili.

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