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Cop26, un accordo deludente su carbone e riscaldamento globale

Dalla Cop26 di Glasgow è arrivato il verdetto finale e, come anticipato dall’ultima bozza, l’accordo è deludente in quanto ai temi del carbone e del riscaldamento globale.

Ieri sera, dopo ore di trattative serrate e in ritardo di un giorno, i rappresentanti dei 200 Paesi sono giunti a un accordo che è il risultato di molti pericolosi compromessi. In particolare, all’ultimo momento, l’India è riuscita a far modificare il testo della bozza sul carbone, sostituendo il termine phase out (che significa, “eliminazione”) con phase down (che sta per “riduzione progressiva”). Basteranno quindi queste due parole per ritardare di moltissimi anni l’abbandono del carbone da parte dell’India con tutte le conseguenze sull’ambiente e i riscaldamento climatico che comporta.

L’intervento dell’India ha perciò ulteriormente indebolito la terza bozza dell’accordo – che era stata diffusa ieri mattina – in cui si stabiliva la chiusura delle sole centrali non dotate di sistemi di recupero della CO2 emessa e che sarebbero stati eliminati soltanto i sussidi alle fossili considerati “inefficaci”. Tutto ciò, però, senza indicare date specifiche entro cui raggiungere gli obbietti ma con un generico invito ad “accelerare”.

Insomma, si tratterebbe di un timido passo in avanti verso il superamento del carbone ma, nonostante ciò, per la Cop26 parliamo di un fallimento quasi totale.

Le note liete della Cop26

Una delle note liete è l’aggiunta della frase recognizing the need for support towards a just transition (“riconoscendo la necessità di supportare il percorso verso una transizione equa”), che sottolinea la necessità di sostenere le fasce più povere e deboli nell’affrontare i cambiamenti climatici.

Inoltre, nell’ambito dei gas serra diversi dal biossido di carbonio, l’accordo “invita” i Paesi a “considerare ulteriori azioni per ridurre entro il 2030 le emissioni di gas non-CO2, incluso il metano”.  A costo di apparire disfattisti, dobbiamo dire che il termine “invitare” è davvero troppo debole, tanto da risultare inaccettabile.

Un risultato realmente positivo della conferenza di Glasgow è, invece, quello relativo alle Ndc (Nationally determined contributions), ovvero le promesse di riduzione delle emissioni di gas serra. Ne parliamo nel prossimo paragrafo.

Cop26: entro il 2022 richiesta la revisione delle Ndc

Le Ndc al livello attuale non sono sufficienti e porterebbero a un aumento della temperatura media globale di molto oltre i 2 gradi centigradi entro il 2100. Per questo l’accordo richiede ai Paesi della Cop26 di rafforzare le Ndc entro il 2022. In linea con questa intenzione i Paesi si sono accordati per fare riferimento a un’unica griglia su cui saranno riportati i dati relativi all’abbattimento delle emissioni di gas ad effetto serra.

Inoltre, la dichiarazione finale della Cop26 ha stabilito “di organizzare un meeting ministeriale annuale di alto livello sulle azioni da intraprendere prima del 2030”.

L’accordo sui finanziamenti delle fossili

Era già emerso nella prima bozza dell’accordo ed è stato confermato nel testo finale: 20 nazioni, tra cui Stati Uniti e Canada, hanno aderito alla fine degli investimenti all’estero nei combustibili fossili a partire dal 2022. I finanziamenti a favore delle fossili “comportano crescenti rischi sociali ed economici”, sottolinea il testo, ed è cruciale dirottare i capitali su attività sostenibili e che non contribuiscano al riscaldamento globale.

Dopo un periodo di incertezza, all’ultimo momento, anche l’Italia ha firmato; ma è da sottolineare che non si tratta di un impegno vincolante.

Nessuna sorpresa sul meccanismo loss and damage

Anche sulla proposta di introdurre un meccanismo di finanziamento delle perdite e dei danni per agevolare i Paesi più poveri, fin dalla prima bozza, ha incontrato grandi resistenze dai Paesi industrializzati. Il meccanismo di finanziamento e aiuto, detto Loss and Damage Finance Facility, resterà un’idea astratta.

I Paesi ricchi hanno perciò deciso di ignorare le loro responsabilità in tema di riscaldamento globale, rispondendo con un secco rifiuto alla proposta di G77+Cina e Aosis (Alleanza dei piccoli stati insulari), ovvero a un totale di circa 6 miliardi di persone. Glasgow ha deluso gran parte del pianeta.

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