
Fotovoltaico, crescita incoraggiante di installazioni e produzione nel 2022
Il fotovoltaico ha trascinato la crescita di potenza rinnovabile installata (e quella della produzione elettrica) nel primo trimestre del 2022, lo ha mostrato l’Osservatorio FER di Anie Rinnovabili con l’analisi dei dati Gaudì di Terna.
Tra gennaio e marzo 2022 le nuove installazioni di impianti fotovoltaici hanno aggiunto al sistema di produzione elettrica ben 443 MW. Il trend è stato positivo in tutte le regioni ma, in particolare, la crescita ha interessato Basilicata e Lazio con +1415% e +811%.
Ulteriore ottima notizia è il dato riguardante gli impianti di grandi dimensioni (oltre 1 MW) che rappresentano il 28% della nuova potenza installata.
In flessione, invece, il comparto eolico che ha aggiunto soltanto 11 MW, soprattutto a causa dell’inefficienza dell’iter autorizzativo.
A seguire, troviamo l’idroelettrico che è tornato a crescere: nel primo trimestre 2022 ha visto un aumento di oltre il 53% (+10 MW) rispetto allo stesso periodo nel 2021. Solo un impianto però ha superato il megawatt, quello realizzato a Torino.
Nel complesso, le rinnovabili hanno visto l’installazione di 33.018 nuovi impianti equivalenti a una potenza installata di 454 MW. Si tratta di un balzo del 151% se confrontato con il periodo gennaio-marzo 2021. Come detto, però, la gran parte del contributo è stato dovuto al fotovoltaico che conferma il suo primato nel settore dell’energia green.
Inoltre, le previsioni per il 2022 fanno sperare in un nuovo record. Ne abbiamo parlato in un recente articolo che trovi a questo link.
Cresce la produzione fotovoltaica a maggio 2022
Anche la produzione elettrica rinnovabile ha fatto segnare incrementi interessanti nei primi mesi del 2022, in particolare nel mese di maggio. La drammatica siccità che sta interessando la nostra Penisola ha messo in ginocchio il comparto idroelettrico ma, allo stesso tempo, ha determinato l’aumento della produzione fotovoltaica.
Grazie al solare, infatti, a maggio le fonti rinnovabili hanno contribuito con il 44,6% alla produzione elettrica nazionale, soddisfacendo il 37% dei consumi totali del Paese. La ragione del picco di produzione è da attribuirsi all’anomala temperatura media mensile, superiore di quasi 3 gradi rispetto alla media del periodo.
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Solare termico: come risparmiare sulla bolletta del gas
Il solare termico è la scelta giusta per chi ha deciso di risparmiare sulla bolletta del gas e rendersi più indipendente dal punto di vista energetico. Grazie alla tecnologia dei pannelli solari termini, infatti, si possono realizzare impianti solari che producono acqua calda sanitaria e acqua per il riscaldamento a costo zero.
Il solare termico rappresenta quindi una ottima alternativa al metano ad uso domestico e permette di abbattere fortemente i costi del riscaldamento e la bolletta del gas.
In questo articolo, ti spieghiamo il funzionamento di questa tecnologia e ti mostriamo i vantaggi e i costi dell’installazione di un impianto.
Partiamo!
Come funziona il solare termico
I pannelli solari termici sono in grado di convertire la luce solare in calore e con esso scaldare un fluido. Per fare questo i pannelli sfruttano l’effetto serra intrappolando i raggi solari impedendo a essi di disperdersi nell’atmosfera. Così il calore rimane all’interno del pannello e viene impiegato per scaldare l’assorbitore, un componente che poi lo trasferirà al fluido termovettore che scorre nelle tubazioni del pannello. L’acqua, così riscaldata, sarà quindi disponibile all’utilizzo o potrà essere raccolta e immagazzinata.
Esistono varie tipologie di impianti solari termici che si possono distinguere in base alla modalità di circolazione del fluido e alla tecnologia che sfrutta il collettore. Descriviamo le più importanti.
Solare termico a circolazione naturale e forzata
In base alla modalità di circolazione dell’acqua si distinguono due tipologie di pannelli solari termici: a circolazione naturale e a circolazione forzata.
Nella prima tipologia la circolazione dell’acqua è assicurata dall’azione della differenza di densità, questa fa in modo che i liquidi caldi tendano a spostarsi verso l’alto mentre quelli più freddi scendono verso il basso. Affinché sia sfruttare questo principio è necessario che il serbatoio sia posizionato al di sopra del pannello. Questa soluzione è attualmente meno utilizzata perché durante l’inverno il serbatoio, molto esposto, riduce l’efficienza dell’impianto.
La tipologia si solare termico a circolazione forzata, invece, consiste in impianti che prevedono l’installazione di una pompa di circolazione. Grazie all’azione della pompa, in questo tipo di impianto è possibile posizionare il serbatoio di accumulo lontano dai pannelli. Una caratteristica che rende la tipologia a circolazione forzata più facile da adattare alla struttura degli edifici e da integrare dal punto di vista architettonico.
Per alla sua versatilità, questa tipologia viene impiegata con successo anche in ambito non domestico, come ad esempio su capannoni industriali.
Altre tipologie
Ulteriori distinzioni tra diverse tipologie di impianti termici solari dipendono dalla tecnologia utilizzata nei collettori. Ecco tre tipologie di pannelli:
- Pannello solare piano vetrato e scoperti
- Pannello solare termico sottovuoto
- Pannello solare termico selettivo
I collettori piani vetrati presentano una camera isolata composta da una lastra di vetro trasparente e una scocca isolata sottostante. Questi due componenti creano l’effetto serra permettendo il passaggio delle radiazioni in ingresso e bloccando quelle in uscita. All’interno della camera è montato il già citato assorbitore che trasferisce il calore all’acqua circolante nei tubi. Una variante di questa tecnologia sono i collettori scoperti, ovvero esposti direttamente alla luce solare, che però hanno un’efficienza minore.
I pannelli solari termici sottovuoto, invece, hanno una struttura molto diversa: sono costituiti da una serie di tubi vetrati all’interno dei quali sono montati assorbitori isolati con il vuoto. Si tratta di una tipologia più costosa ma decisamente più efficiente e adatta anche a luoghi in cui le condizioni climatiche sono sfavorevoli.
Infine, i pannelli solari termici selettivi sono una tipologia simile a quella dei pannelli piani vetrati ma migliore in termini di efficienza energetica. A renderli più efficienti è un trattamento della superficie vetrata che riduce la dispersione di energia causata dalla capacità del pannello di riflettere la luce.
Quanto conviene il solare termico?
Come detto, un impianto solare può abbattere la bolletta del gas producendo acqua calda sanitaria e per il riscaldamento. È possibile, infatti, risparmiare fino al 60% sull’acqua calda e fino al 35-40% sul consumo di energia complessivo dell’edificio.
Per assicurare il massimo rendimento, naturalmente, è bene abbinare ai pannelli solari termici tecnologie a basso consumo come caldaie a condensazione, sistemi di riscaldamento a pavimento e pompe di calore.
Un ulteriore vantaggio è rappresentato dall’aumento del valore dell’immobile, perché l’installazione di un impianto solare termico ne migliora la classe energetica. Si tratta perciò di un ottimo investimento che è reso più accessibile dai vari sgravi fiscali e bonus previsti dal Governo.
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Crisi energetica: sbloccare 60 GW di rinnovabili entro giugno
La crisi energetica attanaglia il nostro Paese come tutta l’Europa e l’attacco della Russia all’Ucraina rischia di far aumentare ancora di più il costo del gas e quindi il costo dell’energia. Mentre Draghi parla di riattivare alcune centrali a carbone e l’Europa guarda al GNL e all’idrogeno, la soluzione per l’Italia potrebbe essere più rapida ed efficiente, sia dal punto di vista economico che ambientale, di quanto si possa immaginare.
Sono tantissimi, infatti, i progetti di impianti di energie rinnovabili, soprattutto fotovoltaico ed eolico (anche offshore), in attesa di approvazione da parte di Terna. Ne basterebbero la metà per tagliare drasticamente le bollette, abbattere le emissioni di CO2 del nostro Paese, svincolarci dalla dipendenza dalla Russia e mettere un freno alla crisi energetica.
Crisi energetica: Il messaggio di Elettricità Futura al Governo
La proposta è arrivata da Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura, organizzazione di Confindustria che rappresenta il 50% della potenza installata rinnovabile in Italia. Nella conferenza stampa di Milano, il Presidente ha invitato il Governo ad agire congiuntamente alle Regioni per accelerare gli iter autorizzativi dei progetti entro giugno. Lo scopo è dare impulso al processo di transizione energetica e installare 60 GW di potenza rinnovabile nell’arco di 3 anni.
Questi 60 GW rappresentano solamente un terzo dei progetti in attesa di autorizzazione ma basterebbero ad alleviare la crisi energetica. Permetterebbero, infatti, all’Italia di risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas all’anno, che equivalgono al 20% del gas importato.
Inoltre, far partire i lavori nel settore delle rinnovabili creerebbe circa 80.000 nuovi posti di lavoro con tutte le conseguenze positive sull’economia che ciò porterebbe.
Pronti investimenti privati per 85 miliardi di euro
La proposta di Elettricità Futura contiene anche un importante impegno da parte delle aziende del settore, che investirebbero fino a 85 miliardi di euro nell’installazione di impianti rinnovabili. Non sarebbero, pertanto, necessari incentivi pubblici e la spesa a carico dei contribuenti sarebbe zero.
Ma i vantaggi non finiscono qui. Anche sul piano dell’impatto paesaggistico i timori di molte amministrazioni locali riguardo agli impianti di energie rinnovabili sono ingiustificati. La realizzazione dei già citati 60 GW di potenza rinnovabile, fondamentali per contrastare la crisi energetica, necessiterebbero di appena lo 0,1% della superficie nazionale. Un’inezia se paragonata alla superficie occupata dalle tante centrali a combustibili fossili e, più in generale, alla superficie cementificata del Paese (7%).
Gli ostacoli alle installazioni di energie rinnovabili
Oltre alle difficoltà e ai ritardi nell’iter di autorizzazione degli impianti, le ragioni della lentezza con cui sta aumentando la potenza rinnovabile installata in Italia sono legate a fattori locali.
Ancora troppo spesso, come mostrato da Legambiente nel rapporto “Scacco matto alle rinnovabili”, i ritardi sono dovuto all’opposizione delle amministrazioni locali o da gruppi di cittadini (comitati Nimby e Nimto) che temono danni al paesaggio. Naturalmente, si tratta di posizioni estreme che hanno origine da pregiudizi e scarsa conoscenza delle tecnologie in questione e dei loro vantaggi.
La sensazione è che la soluzione alla crisi energetica e all’aumento dei costi dell’energia sia a portata di mano ma per cogliere occorre, per una volta, ragionare come una collettività lasciando da parte gli interessi locali.
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Rinnovabili, Italia: +60% della capacità di accumulo di energia
Il successo delle energie rinnovabili, ormai è chiaro, è legato strettamente allo sviluppo delle tecnologie di accumulo di energia (energy storage) e dalla loro disponibilità.
Secondo l’Osservatorio sistemi di accumulo pubblicato da ANIE Rinnovabili e aggiornato al 31 marzo 2021, nell’ultimo anno in Italia le installazioni di sistemi d’accumulo di energia elettrica sono cresciute con 43.784 nuovi impianti.
In termini di volume di energia stoccabile, questo aumento equivale a un +60% rispetto allo scorso anno.
La potenza complessiva installata nel nostro Paese è ora di di 212 MW, mentre la capacità massima utilizzata tocca i 333MWh, a cui si sommano i 60 MW e 250 MWh degli impianti di Terna.
Si tratta, naturalmente, di un’ottima notizia, il trend è interessante, anche se, rapportato agli obbiettivi stabiliti dal PNIEC, è molto lontano dall’essere sufficiente.
Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima ha, infatti, fissato gli obbiettivi dei sistemi di accumulo di energia a:
- 1000 MW di energy storage centralizzato entro il 2023 (elettrochimico e pompaggio)
- 7.500 GW (distribuito e centralizzato) entro il 2030.
Vediamo ora più in dettaglio la crescita a cui stiamo assistendo e l’effetto delle detrazioni fiscali introdotte dallo Stato.
La crescita dell’energy storage e il ruolo delle detrazioni fiscali
Fatta eccezione per il periodo di marzo e aprile 2020, in cui le installazioni sono calate a causa del lockdown, i sistemi di accumulo hanno continuato a crescere. Tanto che in luglio, un picco di 2.069 installazioni ha ampiamente compensato il precedente calo.
Anche il 2021 è iniziato allo stesso modo e il trend non si è fermato: il risultato è stato che nel primo trimestre le installazione sono state molte di più che in quello del 2020.
Secondo il rapporto di Anie Rinnovabili, le detrazioni fiscali concesse dal Governo hanno avuto un ruolo importante per il trend positivo delle installazioni di sistemi di accumulo di energia.
La detrazione fiscale del 50%, in particolare, ha dato impulso al settore mentre si era in attesa della pubblicazione dei decreti attuativi e delle disposizioni dell’Agenzia delle Entrate, avvenute poi nel quarto trimestre del 2020.
La cessione del credito e sconto in fattura anche per gli istituti finanziari e per entrambe le aliquote (110% e 50%), introdotta dal DL Rilancio ha, inoltre, dato un considerevole impulso soprattutto nel settore residenziale.
Il Superbonus, invece, ha deluso in parte le aspettative. Le ragioni di ciò sono da ascriversi alla complessità delle procedure e alla poca chiarezza sulle modalità di applicazione. Citiamo, ad esempio, la necessità dell’attestazione del Gestore dei servizi energetici (GSE) che può richiedere fino a 200 giorni e rende impossibile usufruire del bonus.
Le caratteristiche degli impianti
Le tecnologie installate sono state per il 96,6% a base di litio e per il 3,1% di piombo.
Da sottolineare è l’introduzione di nuove tecnologie che potrebbero rappresentare il futuro di questo settore:
- i super-condensatori che raggiungono lo 0,1%
- le batterie a volano, anch’esse allo 0,1%.
La fonte di energia rinnovabile a cui sono stati associati maggiormente è il fotovoltaico che copre ben il 99,9% delle installazioni di sistemi di accumulo di energia. Si tratta soprattutto di impianti residenziali, di cui il 92% sono impianti fotovoltaici domestici con potenza di massimo 10 kW.
La capacità dei sistemi, invece, è:
- inferiore ai 20 kWh per il 98,6% dei sistemi
- inferiore o uguale ai 5 kWh per il 42,6%
- compresa tra 5 kWh e 10 kWh per il 40,5%
La diffusione dei sistemi di accumulo di energia sul territorio
La crescita delle installazioni e della capacità ha riguardato tutto il Paese ma restano comunque differenze significative a livello regionale.
Ecco la classifica delle regioni italiana con maggiore capacità di accumulo:
- Lombardia. Si conferma la regione col maggior numero di sistemi installati: 13.102 con una potenza totale di 56 MW e una capacità totale di 94 MWh
- Veneto. Segue la Lombardia con 7.270 sistemi di accumulo per una potenza totale di 33 MW e capacità totale di 57 MWh
- Emilia Romagna. 4.605 energy storage che generano una potenza totale di 24 MW e capacità totale di 37 MWh
- Piemonte. 3.183 sistemi di accumulo per 24 MW di potenza totale e 32MWh di capacità totale
Anche per quanto riguarda le nuove installazioni, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna mantengono le loro posizioni di vertice.
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A presto!

Le energie rinnovabili sono ormai più economiche del carbone
Le energie rinnovabili stanno abbattendo una barriera dopo l’altra e spazzando via i pregiudizi che si sono sempre portate dietro.
“Le fonti d’energia pulita sono troppo costose e non possono competere con i combustibili fossili e, in particolare, con il carbone”, ecco un’affermazione che sarà molto difficile sostenere con dati oggettivi d’ora in poi.
Qualche giorno fa, infatti, la pubblicazione del nuovo rapporto di Irena (Agenzia internazionale per le energie rinnovabili) Renewable power generation costs in 2020, ha certificato che il carbone non è più economicamente conveniente delle fonti rinnovabili.
Secondo il rapporto, il 62% degli impianti di energie rinnovabili installati nel 2020 è a tutti gli effetti più economico rispetto ai nuovi impianti basati su combustibili fossili. Parliamo di 162 GW sui 261 GW installati in totale.
Questo dato è significativo soprattutto per quei Paesi in via di sviluppo che fanno affidamento ancora largamente sull’energia generata dalle centrali a carbone.
Il risparmio di questi Paesi, derivato dall’installazione dei nuovi impianti rinnovabili nel solo anno 2020, secondo Irena potrà toccare i 156 miliardi di dollari nel corso del ciclo di vita degli impianti. E solamente grazie alla rinuncia al carbone.
Prendendo in considerazione un periodo più ampio, come quello dal 2010 ad oggi, il risultato è che nei Paesi in via di sviluppo i costi della produzione dell’elettricità stanno calando di 32 miliardi di dollari l’anno, grazie ai 534 GW rinnovabili installati.
Allo stesso tempo, anche i prezzi dell’elettricità da fonti rinnovabili sul mercato stanno calando costantemente. I dati raccolti da Irena sono chiari, negli ultimi dieci anni il costo dell’elettricità da fonti rinnovabili è calato:
- dell’85% per il fotovoltaico su scala industriale
- del 68% per il solare a concentrazione
- del 56% per l’eolico onshore
- del 9% per l’eolico offshore
- del 7% per il solare fotovoltaico residenziale
Viste queste cifre, non può sorprendere che il solare fotovoltaico e l’eolico onshore siano di gran lunga più competitivi dei nuovi impianti a carbone (da 1,1 a 3 centesimi di dollaro al kWh, i prezzi d’asta).
Rinnovabili in Italia: Un potenziale ancora inespresso
Nel nostro Paese le fonti rinnovabili rimangono tuttora in stallo. Gli incentivi economici ci sono, ma una mentalità poco progressista e miope e la lungaggine dell’iter della concessione dei permessi (fino a 7 anni, in media), fanno sì che gran parte dei fondi rimangano inutilizzati.
E pensare che i vantaggi economici e ambientali potenziali sono davvero molto rilevanti. Per dare un’idea delle potenzialità inespresse, facciamo riferimento ai dati del rapporto di Irena sugli Stati Uniti d’America.
I 149 GW rappresentati da impianti a carbone, che corrispondono al 61% del totale, ha un peso economico nettamente superiore a quello dei nuovi impianti rinnovabili.
In cifre: dismettere i vecchi impianti a combustibili fossili renderebbe possibile un risparmio di 5,6 miliardi di dollari all’anno, oltre che evitare l’emissione di 332 milioni di tonnellate di CO2 (un terzo delle emissioni dovute al carbone in America).
La stessa situazione la troviamo anche in India, con 141 GW di impianti a carbone ormai antieconomici rispetto alle fonti rinnovabili, e in Germania, dove nessuna centrale a carbone è più economica di quelle fotovoltaiche o eoliche onshore.
Le cifre a livello globale
Dai dati a livello globale si evince che dismettere le obsolete e antieconomiche centrali a carbone rappresenterebbe un risparmio molto importante.
Sostituire gli oltre 800 GW di impianti a carbone con fonti rinnovabili permetterebbe di tagliare i costi di generazione dell’elettricità fino a 32,3 miliardi di dollari all’anno.
Inoltre, si ridurrebbero le emissioni di circa 3 gigatonnellate (GtC) di CO2 all’anno che equivalgono al 9% delle emissioni globali dovute alla produzione di energia e al 20% della riduzione entro il 2030 stabilita nell’Accordo di Parigi al limitare il riscaldamento globale a +1,5°C .
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Agrovoltaico: i vantaggi del fotovoltaico in agricoltura
Il connubio tra agricoltura ed energie rinnovabili è possibile: si chiama agrovoltaico e consiste nello sfruttamento dei terreni agricoli per produrre energia pulita.
Si tratta di impianti fotovoltaici che non intralciano le attività agricole, nemmeno quelle svolte con macchinari di grandi dimensioni, e forniscono energia.
In questo articolo parleremo dei vantaggi di questo tipo di impianti, da quelli ambientali a quelli più concretamente economici e, infine, delle prospettive di crescita nell’immediato futuro nel nostro Paese.
L’agrovoltaico e il consumo di suolo
Costruire impianti fotovoltaici su terreni già adibiti ad altro (in questo caso alla produzione agricola) significa evitare di occupare grandi estensioni di territorio ancora libere e non sfruttate.
In questo senso, riducendo quasi a zero il consumo di suolo, l’agrovoltaico si pone come un’ottima alternativa eco-sostenibile ai tradizionali impianti.
Secondo uno studio di Enea, infatti, gran parte del terreno al di sotto dei pannelli solari (80-90%) può essere lavorato con le comuni macchine agricole.
Il restante 10-20% non è comunque sprecato perché può essere sfruttato in altri modi: per coltivare orti, come pascolo per il bestiame e per tutte quelle attività che non impiegano macchinari di grandi dimensioni.
I vantaggi in termini di consumo di suolo sono, perciò, molto evidenti e promettenti.
Resa energetica
Lo studio citato indaga anche la convenienza dal punto di vista energetico degli impianti agro-fotovoltaici.
Se confrontato, ad esempio, con un impianto a biogas alimentato con mais coltivato sulla stessa superficie, un impianto agrovoltaico genera una quantità di energia per metro quadrato da 20 alle 70 volte maggiore e causa minori emissioni inquinanti.
Per quanto riguarda i costi, invece, secondo una guida pubblicata dal Fraunhofer ISE, i costi di produzione energetica (LCOE) dell’agro-fotovoltaico si attestano tra 0.07 e 0.12 euro al kWh, e sono già competitivi sul mercato dell’energia rinnovabile.
Ambiente e resa agricola
Come abbiamo accennato nel paragrafo precedente, questi i sistemi hanno l’interessante caratteristica di produrre meno emissioni di gas serra, combattendo così il riscaldamento climatico e migliorando la resistenza del settore agroalimentare ai cambiamenti del clima.
Inoltre, gli impianti agrovoltaici possono migliorare e stabilizzare la resa delle colture non irrigate in suoli aridi. Questo perché, assorbendo i raggi solari, sono in grado di ridurre l’evapotraspirazione e la temperatura del suolo.
Questi vantaggi sono risultati evidenti in uno studio del già citato Fraunhofer Institute condotto in Germania.
Nel 2017 i terreni agricoli su cui sono stati installati moduli fotovoltaici su supporti di circa 5 metri, l’efficienza del suolo è migliorata di ben il 160%.
Dati incoraggianti che l’anno successivo, grazie anche a un’estate molto calda, sono stati persino migliori.
Si è trattato di un aumento del raccolto in tre colture (tra le quattro prese in esame): il sedano ha visto un aumento del 12%, le patate e il grano invernale del 3%; solo il trifoglio ha pagato con un -8%.
La combinazione di agricoltura e fotovoltaico permette, pertanto, di incrementare significativamente l’efficienza di utilizzo dei terreni.
Prospettive dell’agrovoltaico in Italia
La strada per rispettare gli obbiettivi fissati dall’Accordo di Parigi, e a livello nazionale dal PNIEC, è ancora lunga.
Puntare sulle rinnovabili e in particolare sul fotovoltaico è l’unica strategia attuabile.
Per arrivare a installare i 32 GWp di nuovi impianti fotovoltaici previsti dal PNIEC entro il 2030, gli impianti su tetto non bastano.
Ecco che il modello dell’agro-fotovoltaico potrebbe essere la soluzione ideale per raggiungere gli obbiettivi prefissati senza aumentare a dismisura il consumo di suolo.
Secondo quanto affermato da Greenpeace, ITALIA SOLARE, Legambiente e WWF in una lettera ai ministri dello Sviluppo economico, Ambiente, Agricoltura e Attività culturali e Turismo, saranno necessari 2 ettari per ogni MWp e «Stimando che circa il 30% di 30-50 GW potrà essere installato sui tetti e su terreni industriali o contaminati, serviranno 40-70 mila ettari circa di terreni agricoli, pari allo 0,2-0,4% dei terreni coltivabili disponibili».
Pare che siano tutti gli elementi per affermare che siamo di fronte a una sfida alla nostra portata. La sinergia tra fotovoltaico e agricoltura potrebbe rivelarsi la chiave per raggiungere gli obbietti fissati dal PNIEC.
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A presto!

Lo stoccaggio dell’energia elettrica per la transizione verde
Per vincere la sfida delle rinnovabili, è necessario avere a disposizione sistemi di stoccaggio dell’energia elettrica affidabili.
Solare ed eolico, infatti, sono fonti intermittenti e che non sono disponibili 24 ore su 24.
Ecco perché, se le fonti d’energia rinnovabile sono state in forte crescita nell’ultimo decennio, presto esploderà anche lo stoccaggio.
Secondo un recente rapporto della società di ricerca Wood Mackenzie, il mercato globale dello stoccaggio di energia crescerà con un tasso annuale composto del 31% entro il 2030.
Ci si aspetta che la crescita inizi ad accelerare proprio alla fine di quest’anno per supportare la transizione verso un sistema sostenibile.
Intanto, le grandi potenze mondiali ne hanno compreso l’importanza e si stanno muovendo in questa direzione.
L’Europa dà priorità allo stoccaggio dell’energia
Il Parlamento Europeo è decisamente orientato verso la necessità di potenziare i sistemi di stoccaggio dell’energia elettrica in Europa.
In una relazione non legislativa approvata il 2 luglio scorso, gli eurodeputati hanno delineano la loro strategia per lo stoccaggio dell’energia, affermando che esso sarà cruciale per il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Secondo Claudia Gamon, (relatore – Renew Europe, AT):
“L’immagazzinamento dell’energia sarà essenziale per la transizione verso un’economia decarbonizzata basata su fonti di energia rinnovabili. Poiché l’elettricità generata dall’energia eolica o solare non è sempre disponibile nelle quantità necessarie, dovremo immagazzinarne maggiori quantità.
Oltre alle tecnologie che già sappiamo funzionare bene, come lo stoccaggio d’acqua per pompaggio, anche altre tecnologie ricopriranno un ruolo fondamentale in futuro, come le tecnologie per le batterie, lo stoccaggio termico e l’idrogeno verde.
Queste tecnologie dovranno avere accesso al mercato per garantire una fornitura costante di energia ai cittadini europei”.
L’Europa, però, non è la sola a muoversi in questa direzione.
Anche negli Stati Uniti d’America e in Cina, i più grandi consumatori d’energia del mondo, il settore dello stoccaggio si sta sviluppando.
Il primato spetta agli USA
Nonostante le politiche a favore dei combustibili fossili anche in America il settore dello stoccaggio dell’energia sta vedendo un grande sviluppo.
Grazie a finanziamenti, sia da fonti private che governative, stanno nascendo nuove aziende e si stanno sviluppando nuove tecnologie sulla spinta della crescente necessità di accumulare energia.
Non è casuale che Wood Mackenzie preveda che saranno proprio gli Stati Uniti ad avere il maggiore aumento di capacità di stoccaggio nel prossimo decennio.
Parliamo del 49% sull’incremento totale della capacità di stoccaggio, che equivale a 365 GWh.
Questo grazie agli obiettivi di energia pulita fissati a livello statale e al costante calo dei costi degli impianti solari ed eolici.
Stoccaggio dell’energia Vs combustibili fossili
Gli investimenti nelle rinnovabili sono in continua crescita (es. eolico offshore +319%) e il settore ha dimostrato grande resistenza di fronte alla forte diminuzione della domanda di energia durante la pandemia.
Nonostante ciò, la loro affidabilità a lungo termine dipenderà dallo stoccaggio, perché esso avrà il compito di sopperire ai fisiologici cali di produzione.
Ad oggi, è difficile pensare che l’immagazzinamento dell’energia possa escludere i combustibili fossili dal mercato, ma resta una condizione fondamentale affinché l’energia pulita diventi comoda e conveniente.
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Le energie rinnovabili spingono la ripresa e l’occupazione
Grazie alle energie rinnovabili a supporto della ripresa economica, nel 2019 sono cresciuti i posti di lavoro e gli investimenti.
Nonostante il periodo durissimo per l’economia, i dati mostrano che il settore green continua a crescere e a creare occupazione: oltre mezzo milioni di occupati in più, tra cui molti lavoratori specializzati.
Un considerevole aumento che è da attribuirsi alla nascita di numerose start-up con valori e obbiettivi green.
Gli occupati nel settore delle energie rinnovabili sono quasi 11,5 milioni, con una importante presenza femminile rispetto al settore dei combustibili fossili.
Il continente che detiene il primato di lavoratori specializzati nel settore è l’Asia, con il 63% del totale, soprattutto nel fotovoltaico e nei biocarburanti.
In Africa, invece, prevale il fotovoltaico Off-grid, ovvero quegli impianti non connessi alla rete pubblica che permettono di sfruttare direttamente l’elettricità prodotta.
L’occupazione nelle energie rinnovabili: fotovoltaico in testa
Il fotovoltaico è il settore delle energie rinnovabili che impiega più lavoratori.
Secondo il recente rapporto “Renewable Energy and Jobs – Annual Review” pubblicato da IRENA (Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili), gli occupati nel fotovoltaico sono 3,8 milioni su un totale di 11,5.
A seguire, troviamo:
- Biocarburanti liquidi: 2,4 milioni di occupati;
- Idroelettrico: 1,9 milioni di occupati;
- Eolico: 1,1 milioni di occupati;
- Solare termico: 823 mila occupati.
La ripresa economica post covid passa dalle rinnovabili
Le fonti rinnovabili, oltre a contrastare il cambiamento climatico e l’inquinamento, possono compensare la perdita di occupazione dovuta al declino delle fonti fossili.
Secondo un altro documento pubblicato da IRENA, “Post Covid Recovery“, circa 5 milioni e mezzo di lavoratori potrebbero essere impiegati nelle rinnovabili nei prossimi 3 anni.
Questo “riassorbimento” sarebbe poi destinato a continuare e porterebbe a 30 milioni il numero di lavoratori nelle energie rinnovabili entro il 2030.
Investire sul nostro futuro
Investire sulla transizione energetica significa investire sul futuro del mondo, perché ambiente, sostenibilità, salute e occupazione sono strettamente legate.
Futura Energie è in prima linea nell’imprenditoria green: crea lavoro e contribuisce alla transizione energetica offrendoti solo energia da fonti rinnovabili.
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Reddito energetico: il modello Porto Torres sarà esteso a tutto il Paese
Il reddito energetico, è stato messa in pratica per la prima volta in Italia dal sindaco di Porto Torres, Sean Wheeler, in collaborazione con il Gse.
L’idea è quella di un sistema in grado di autofinanziarsi, riducendo il consumo di combustibili fossili, e creando un circolo virtuoso che promuova la sensibilità ambientale, lo sviluppo del fotovoltaico e, allo stesso tempo, aiuti le famiglie meno abbienti a sostenere i costi dell’energia elettrica.
Da due anni il Comune di Porto Torres investe 250 mila euro l’anno per l’acquisto in comodato di impianti fotovoltaici domestici da installare sui tetti delle abitazioni.
Così, grazie a questi impianti, le famiglie hanno a disposizione energia pulita e gratuita che snellisce sensibilmente la bolletta elettrica, arrivando quasi a dimezzarla. Si parla, infatti, di risparmi in bolletta per i cittadini fino a 150 euro annui
L’energia non consumata, invece, viene rivenduta alla rete elettrica, andando ad alimentare un fondo comunale che consentirà l’acquisto di nuovi impianti.
I cittadini con questo sistema diventano produttori di energia, proprietari di tanti piccoli impianti fotovoltaici.
Il progetto ha dotato di un impianto fotovoltaico quarantanove famiglie a titolo gratuito, per un totale di 100 kilowatt. Sono oltre 130 i megawattora complessivi prodotti nel primo anno di attività con una riduzione delle emissioni di 65 milioni di tonnellate di CO2.
Numeri incoraggianti che hanno portato anche la Regione Puglia e il Comune di Milano ad approvare progetti simili.
Il modello su scala nazionale
Il modello di Porto Torres è stato così convincente che il governo ha deciso di applicarlo a livello nazionale.
Il Cipe ha già approvato un fondo, nell’ambito del Piano operativo imprese e competitività del ministero dello Sviluppo, che non sarà limitato alle famiglie meno abbienti e disporrà di un finanziamento iniziale di centinaia di milioni di euro.
Ad oggi lo stanziamento deliberato è di ben 200 milioni di euro.
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Vuoi una casa smart? Inizia dalle finestre fotovoltaiche
Avete capito bene: finestre fotovoltaiche! È una tecnologia di recente sviluppo che promette di integrare efficacemente i tradizionali impianti fotovoltaici.
Si tratta di speciali pellicole solari trasparenti o semitrasparenti da applicare alla normali finestre. Queste pellicole sono dotate di nanoparticelle in grado di assorbire i raggi solari, che sono poi convertiti in raggi infrarossi e indirizzati alle celle in silicio presenti sui bordi. Questa energia riflessa si accumula generando corrente immediatamente disponibile per alimentare dispositivi.
Sono già disponibili in commercio diverse soluzioni da applicare agli infissi per aumentare il risparmio energetico:
- vetri fotovoltaici di tipo semitrasparente. Sono prodotti in silicio amorfo sottile, lasciano passare poca luce ma producono molta energia bloccando l’assorbimento del calore e dei raggi infrarossi.
- vetri fotovoltaici di tipo trasparente. Permettono il passaggio di più luce (ma non di calore) e producono meno energia.
Esistono, inoltre, persiane fotovoltaiche composte di celle solari in silicio che accumulano energia e la trasferiscono immediatamente ai dispositivi presenti nell’abitazione. Alcuni modelli hanno persino la capacità di orientare le alette per seguire i raggi solari ottimizzando l’assorbimento.
I costi
Il costo di una finestra fotovoltaica si attesta intorno ai 2 euro a Watt a differenza dei 5 Watt del modulo fotovoltaico.
Inoltre, il costo può essere ammortizzato in circa cinque anni. Una prospettiva interessante considerato che per un tradizionale impianto fotovoltaico sono necessari 10-15 anni.
Le soluzioni energetiche si moltiplicano. Le nostre case saranno sempre più sostenibili e autosufficienti.
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