
Futura Energie, una giornata di volontariato aziendale sul Lago Trasimeno
Tornano le giornate di volontariato aziendale di Futura Energie: come promesso in occasione del lancio della nostra prima giornata (trovi l’articolo QUI), abbiamo organizzato una nuova iniziativa sul territorio. Sabato 11 giugno, i soci fondatori, i dipendenti, i collaboratori e gli amici di Futura Energie si impegneranno nella riqualificazione del Percorso naturalistico lungolago sulle rive del Lago Trasimeno nel Comune di Magione (Perugia), ripulendolo dai rifiuti che ne compromettono la bellezza e la vivibilità.
All’evento di volontariato aziendale, che avrà inizio alle 9,30, interverranno anche l’assessora Silvia Burzigotti, a rappresentanza del Comune, e due ricercatori dell’Università di Perugia: Maria Agnese Della Fazia e Giuseppe Servillo che ci aiuteranno a comprendere e prendere coscienza degli effetti del degrado ambientale sulla salute dell’uomo.
Al termine della raccolta, i rifiuti saranno poi differenziati in modo corretto seguendo scrupolosamente le indicazione della Trasimeno Servizi ambientali (TSA), l’azienda locale che si occupa della gestione dei rifiuti, che verrà a ritirarli per lo smaltimento.

Un paesaggio da proteggere e valorizzare
La location che abbiamo scelto per la nostra giornata di volontariato aziendale ricopre una grande rilevanza paesaggistica. Si tratta infatti di un percorso turistico immerso nella natura che permette di ammirare lo splendido Lago Trasimeno costeggiandolo. Impareggiabile è l’esperienza di assistere al tramonto sulle acque del lago mentre si percorre il sentiero pedonale protetto dalle fronde degli alberi.
Non è solo un luogo magico dove godere del paesaggio ma anche un percorso ideale per fare attività fisica ed entrare in contatto con la natura. Il percorso naturalistico lungolago del Trasimeno è una risorsa per i cittadini ed è fondamentale che sia protetto e valorizzato.
Per questo siamo orgogliosi di poter dare il nostro contributo alla sua riqualificazione agendo in prima persona, “sporcandoci le mani”, con un’attività di volontariato aziendale che determini un impatto positivo sul territorio.
Volontariato aziendale, un’attività in linea con i nostri valori
Il volontariato aziendale si propone come un concreto ed efficace contributo al raggiungimento dei 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. È perciò perfettamente in linea con la nostra idea di futuro sostenibile, nonché di business.
Sostenibilità, innovazione e impegno sul territorio non sono solo parole per noi. La tutela dell’ambiente e l’impegno concreto sono valori fondanti per Futura Energie, valori che la nostra azienda fa suoi da sempre.
Read MoreSe vuoi saperne di più, visita la nostra home page oppure contattaci direttamente al numero verde 800 685 585.
Risponderemo a tutte le tue domande su di noi e sulle nostre offerte green di luce e gas.
A presto!

Economia circolare, secondo pacchetto UE per prodotti sostenibili
L’economia circolare è uno dei principali piani d’azione dell’Unione Europea, con il nuovo pacchetto di norme “Economia Circolare 2022” il focus si sposta decisamente sulla sostenibilità dei prodotti. Tutta le merci che vengono vendute nei Paesi dell’Unione Europea dovranno essere durevoli, aggiornabili e riparabili con facilità, con il risultato di ridurre drasticamente i rifiuti e la spesa delle famiglie.
Ecco il cardine principale del nuovo pacchetto UE presentato qualche giorno fa dalla Commissione Europea, a cui si aggiunge anche la necessità di limitare la dipendenza energetica della Comunità proteggendola così dalle crisi come quella a cui stiamo assistendo.
Realizzare prodotti sostenibili significa, prima di ogni altra cosa, porre l’attenzione sulla progettazione. Il design deve seguire principi di etica e sostenibilità condivisi da tutta la comunità. Troppi degli oggetti in vendita in Europa sono difficilmente riparabili e realizzati con materiali di bassa qualità, se non dichiaratamente usa e getta. Lampade di cui non è possibile sostituire i led esausti, elettrodomestici dai pezzi di ricambio introvabili – o così costosi da rendere poco conveniente la riparazione – e articoli scadenti che diventano rifiuti in men che non si dica: ecco le storture alle quali il nuovo pacchetto UE vuole porre rimedio.
Le proposte riguardano, in particolare:
- la progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (ecodesign)
- la sostenibilità e la circolarità dei prodotti tessili
- l’etichettatura energetica
Progettare prodotti sostenibili
Nel 2019 nell’Unione Europea si sono prodotte quasi 225 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, che corrispondono a 502 kg a persona (dati Eurostat). E il volume è sempre in aumento: rispetto al 2018, infatti, abbiamo prodotto 7 kg di immondizia in più a testa (495 kg).
Come abbiamo detto, l’ecodesign è cruciale per realizzare un’economia circolare davvero funzionante. L’impatto dei rifiuti causati dall’usa e getta, ma anche dall’impossibilità di riparare dispositivi elettronici ed elettrodomestici, è enorme. La responsabilità, quindi, non è da addossare completamente ai cittadini: esiste un problema di sistema, collegato al modello economico neoliberista che incentiva il consumo rapido di beni e servizi.
Per queste ragioni, la Commissione Europea con il pacchetto “Economia Circolare 2022” vuole integrare ed estendere le norme già esistenti sulla ecocompatibilità dei beni fisici immessi sul mercato o messi in servizio nella UE.
Le prime categorie a essere regolamentate dovrebbero essere:
- Tessili
- Mobili
- Materassi
- Pneumatici
- Detersivi
- Vernici
- Lubrificanti
- Alcuni prodotti intermedi, ad esempio metalli come alluminio, acciaio e ferro
In questa fase iniziale saranno esclusi i settori degli alimentari, dei mangimi e dei medicinali, ma l’intento è di regolamentare anche questi.
I provvedimenti del pacchetto “Economia Circolare 2022”
Prima di tutto, saranno definiti specifici requisiti di sostenibilità e di informazione che avranno lo scopo di informare i consumatori riguardo all’impatto ambientale dei prodotti. Un provvedimento che permette ai cittadini di orientare le proprie scelte in modo responsabile e consapevole, secondo i valori di sostenibilità ambientale oramai condivisi dalla maggioranza della popolazione.
Inoltre, a tutti i prodotti sarà assegnato un passaporto digitale: uno strumento informativo per semplificare la riparazione e il riciclo e facilitare il monitoraggio delle sostanze problematiche in tutta la catena di approvvigionamento. Si ipotizza anche di introdurre una scala di “classi di prestazione”, come quella utilizzata per l’efficienza energetica, in modo che il confronto tra le caratteristiche dei prodotti sia immediato.
Migliorare la sostenibilità dei prodotti tessili
I prodotti tessili hanno un grande impatto ambientale per varie ragioni, tra cui l’inquinamento generato nella produzione, il consumo d’acqua necessario alle piantagioni di cotone e la dispersione di microplastiche durante il lavaggio.
Per questi motivi, stabilire standard di durabilità ed ecocompatibilità dei prodotti tessili è una delle priorità del pacchetto UE: i tessuti dovranno essere duraturi, riciclabili, prodotti con fibre riciclate e senza l’impiego di sostanze nocive, oltre che nel rispetto dei diritti dei lavoratori.
I provvedimenti del pacchetto “Economia Circolare 2022”
Tra gli interventi del pacchetto “Economia Circolare 2022” troviamo:
- requisiti di design ecocompatibile
- informazioni trasparenti
- passaporto digitale
- regime obbligatorio di responsabilità estesa del produttore
- contrasto del rilascio involontario di microplastiche
- controllo della veridicità delle dichiarazioni ecologiche
- promozione di modelli di business circolari

Il Pnrr italiano delude su ambiente e sostenibilità
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) italiano, trasmesso qualche giorno fa dal Governo al Parlamento, stanzia per la cosiddetta “rivoluzione verde e transizione ecologica” appena 69,96 miliardi di euro dei 235,14 totali.
59,33 di questi miliardi provengono dal Recovery Fund, 1,3 da React Eu e 9,32 miliardi del fondo governativo che integra i fondi europei.
Il punto più deludente, però, è quello della distribuzione di tali risorse: i cambiamenti introdotti appaiono ancora insufficienti a prefigurare una rivoluzione ecologica e di sostenibilità.
Vediamo nel dettaglio gli stanziamenti, settore per settore.
Il Pnrr su mobilità sostenibile ed energia
Alla mobilità sostenibile, fondamentale per la transizione ecologica, il Pnrr assegna 8,58 miliardi. Sono tante le opere da realizzare nel nostro Paese ma, se andiamo a vedere più in dettaglio gli obbiettivi, troviamo:
- 570 km di piste ciclabili urbane
- 1.250 km di piste ciclabili turistiche
- 11 km di nuove linee metro
- 120km di filovie
- 15km di funivie
Lo scopo è quello di dirottare il (appena) 10% del traffico dai mezzi privati al trasporto pubblico.
Inoltre, è prevista l’installazione di 7.500 punti di ricarica rapida per veicoli elettrici in autostrada e altri 13.755 punti in centri urbani.
Nel settore dell’energia, invece, gli stanziamenti sono suddivisi così:
- idrogeno: 3,19 miliardi di euro
- energie rinnovabili: 5,90 miliardi
- infrastrutture di rete: 4,11 miliardi
Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
Al miglioramento dell’efficienza energetica e alla riqualificazione degli edifici sono stati assegnati 22,36 miliardi di euro (15,22 da risorse europee).
La maggior parte di questi fondi serviranno per prolungare l’Ecobonus e il sismabonus al 110% fino al 2023, per gli interventi su case popolari, e fino alla fine del 2022 per i condomini.
Gli scopi degli stanziamenti in questo ambito sono due:
- diminuire l’impatto energetico e ambientale degli immobili e adeguarli agli standard antisismici
- dare nuovo impulso alla crescita economica sostenendo il settore edilizio
Si prevede che potranno essere circa 50 mila all’anno gli edifici ristrutturati, che equivarrebbero a una superficie di 20 miliardi di metri quadri, con un risparmio di circa 0,93 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
I restanti fondi andranno a sostenere gli incentivi per il teleriscaldamento e il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici. Primi tra tutti ne beneficeranno le scuole e gli edifici giudiziari.
Tutela del territorio e della risorsa idrica
Il Pnrr sull’ambiente, alla tutela del territorio e della risorsa idrica assegna 15,37 miliardi di euro. Questi fondi, a differenza di quelli stanziati per l’efficienza energetica degli immobili, sono quasi totalmente di provenienza europea (15,06 miliardi di euro).
Particolare attenzione, in questo caso, è stata posta sul contrasto al dissesto idrogeologico, un grave problema che in Italia è stato spesso ignorato con conseguenze disastrose. Si tratta di 8,49 miliardi che saranno assegnati ai singoli comuni che dovranno provvedere alla messa in sicurezza del territorio.
4,38 miliardi, invece, dovranno servire a migliorare la gestione delle risorse idriche, altro annoso problema del nostro Paese. L’obbiettivo è risparmiare acqua, innanzitutto riducendo le perdite dalla rete idrica del 15% grazie al rinnovo delle tubazioni e alla digitalizzazione della gestione delle stesse.
Agricoltura sostenibile ed economia circolare
Infine, riportiamo l’entità degli stanziamenti per la componente dell’economia circolare e dell’agricoltura sostenibile. Si tratta di 6,97 miliardi di euro, dei quali 5,27 dalla Commissione Europea.
Per quanto riguarda la gestione sostenibile dei rifiuti, è previsto un investimento di 1,5 miliardi per la costruzione di nuovi impianti all’avanguardia. Al Centro-Sud, il territorio più in difficoltà in questo settore, saranno destinati il 60% degli interventi.
L’obiettivo degli stanziamenti è raggiungere il 65% di raccolta differenziata entro il 2035 e appare molto poco ambizioso alla luce dell’urgenza di un cambiamento nel settore dei rifiuti.
Nell’agricoltura, invece, sono previsti investimenti per 2,80 miliardi di euro per:
- la creazione di un parco agri-solare. I pannelli solari saranno fondamentali per ridurre gli elevati costi energetici dell’agricoltura, e contribuiranno alla sostituzione delle coperture realizzate in eternit che sono ancora molto presenti nel settore agricolo
- rinnovare i macchinari agricoli e incentivare la digitalizzazione anche nell’agricoltura, allo scopo di diminuire l’impiego dei pesticidi del 25-40%.
Pnrr: La strada è ancora lunga
L’intervento sull’ambiente del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta un importante passo in avanti, ma per realizzare un rivoluzione ecologica che tocchi tutti gli ambiti del sistema, è ancora insufficiente.
Pensiamo, ad esempio , agli stanziamenti sulla mobilità sostenibile con quegli 11 km di metropolitana previsti: questo è il simbolo di un piano troppo limitato e poco incisivo.
Read MoreCi auguriamo che questo articolo ti sia piaciuto. Se sei interessato ai temi del risparmio energetico e dell’energia pulita, Futura Energie è il fornitore perfetto per te!
Ti offriamo solo energia certificata da fonti rinnovabili. Questo è il nostro impegno, in linea con i nostri valori.
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A presto!

Natale ecologico: come festeggiare rispettando l’ambiente
Passare un Natale ecologico significa non dimenticare il proprio amore per l’ambiente nemmeno nel periodo natalizio.
Le feste natalizie sono uno dei periodi più attesi dell’anno. Da qualche settimana in tutte le case fervono i preparativi affinché tutto sia perfetto per il giorno di Natale.
L’albero, gli addobbi, i regali, le riunioni di famiglia attorno a un tavolo colmo di manicaretti (Covid permettendo!). Rischiamo così di dimenticarci dell’ambiente e di tralasciare le quotidiane scelte sostenibili a cui teniamo tanto.
Ma come fare per ridurre il proprio impatto ambientale senza rinunciare alle nostre tanto amate tradizioni?
In questo articolo abbiamo voluto consigliarvi alcuni accorgimenti per un Natale ecologico ed ecosostenibile.
Buona lettura!
7 consigli per un Natale ecologico
1) Scegli un albero di Natale artificiale
Gli alberi di Natale sintetici sono prodotti con PVC e poliestere. Ciò significa che sono virtualmente eterni, possono essere usati e riusati molte volte a patto che siano conservati nella maniera più opportuna.
Nonostante si tratti di materiali plastici, e quindi non biodegradabili, sono comunque più sostenibili dei veri abeti, proprio perché sono riutilizzabili più volte.
Inoltre, quando l’abete artificiale si sarà logorato troppo, perdendo parte degli agi, potrai riutilizzarlo nuovamente per creare delle decorazioni. La creatività è una potente arma per ridurre l’impatto di qualsiasi prodotto non ecosostenibile.
Assicurati, però, di conservare e usare l’albero per almeno un decennio. Potrà sorprenderti ma per produrre un abete artificiale di circa 2 metri vengono emessi circa 40 kg di CO2, se lo cambi troppo spesso non farai altro che moltiplicare le emissioni di gas serra.
2) Vuoi un albero vero? Sì, ma ecosostenibile.
Se ci tieni particolarmente ad avere un abete vero, scegli di comprarlo in un vivaio per poi restituirlo alla fine delle festività.
Ricordati che si tratta di un essere vivente che dovrebbe stare in un bosco e non nel tuo soggiorno. Una volta finite le festività, piantalo in giardino, o nella natura, in modo che possa continuare a vivere.
3) Riutilizza le vecchie decorazioni
Evita di comprare ogni anno nuove decorazioni per la tua casa e per l’albero di Natale.
Nastri, palline, festoni e ninnoli sono solitamente realizzati in materiali plastici e possono durare molti anni. Se le tue decorazioni sono consumate, riciclale modificandole come vuoi e creandone di nuove. Dai sfogo alla tua creatività!
4) Scegli luci decorative a LED
Come noto le lampadine a LED consumano meno energia elettrica producendo la stessa luminosità di quelle tradizionali.
Ciò significa che sono un’ottima alternativa per ridurre i costi dell’energia e l’impatto ambientale.
Inoltre, se hai deciso di realizzare il tuo albero di Natale all’aperto, scegli luci alimentate a energia solare per azzerare completamente i consumi.
5) Fai regali utili
Questo sarà, probabilmente, il consiglio più impopolare che troverai in questo articolo. Tutti amiamo comprare e regalare oggetti belli ma superflui, che andranno a ingombrare le mensole e gli armadi dei nostri cari.
Questi oggetti, però, rappresentano uno spreco di materie prime e un inquinamento ingiustificato. Concentra la tua attenzione su prodotti davvero utili e preferisci la qualità alla quantità.
I tuoi cari ti ringrazieranno…e anche l’ambiente!
Inoltre, prendi in considerazione l’idea di regalare un prodotto ecosostenibile. Oggi ne trovi di ogni genere: dai libri all’abbigliamento, dal make up ai prodotti alimentari.
6) Evita la carta da regalo non riciclabile
Ricordi quanta carta da regalo e quante scatole hai gettato nella spazzatura i natali scorsi? Quello spreco può essere facilmente evitato, o perlomeno, ridotto di molto.
Esistono, infatti, molte alternative ecologiche. Puoi usare carta da imballaggio con la carta velina e i quotidiani reinventati in modo creativo, magari con spago e filo di stoffa, e frutta essiccata o rametti di abete per decorazione.
Inoltre, se vuoi una confezione riutilizzabile, puoi provare le sacche di stoffa e le borsa di tela, chiuse con un nastrino in tessuto. Il limite a queste soluzioni ecostenibili è solo la tua immaginazione: scatenala!
7) Scegli energia da fonti rinnovabili
L’energia che utilizzi ha un impatto sull’ambiente, questo lo sai già. Ma durante le festività natalizie tendiamo a consumare di più, è normale e non ci facciamo caso. “Non posso farci niente, è Natale!”, pensiamo.
E invece sì. Possiamo, anche in questo caso, consumare responsabilmente.
Come? Scegliendo un fornitore d’energia che ha cuore l’ambiente, come Futura Energie.
Noi ti offriamo solo energia certificata prodotta da fonti rinnovabili. Scopri di più su di noi e sui nostri valori, oppure contattaci al numero verde 800 685 585.
Troveremo insieme l’offerta giusta per le tue eco-esigenze.
Un’ultima cosa… Buon Natale e buone feste da Futura Energie!
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Economia circolare: il modello economico del futuro
Un mare di rifiuti
I rifiuti fanno parte della nostra vita. Tutto ciò che produciamo e poi consumiamo produce materiali di scarto che costituiranno un problema al momento dello smaltimento.
Solamente nell’Unione europea, ogni anno si producono più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti.
Di questa enorme mole di rifiuti, appena il 53,2 % viene trattata in operazioni di recupero (dati UE del 2016): in particolare, sono stati destinati al riciclaggio il 37,8 % del totale dei rifiuti trattati, mentre 9,9% alla colmatazione e il 5,6% al recupero energetico.
Di tutto il restante 46,8 %, il 38,8% finisce in discarica, l’1% è sottoposto a incenerimento senza recupero energetico e l’ultimo 7% viene smaltito in altro modo.
I dati sono molto diversi a seconda degli Stati membri della UE. Alcuni Paesi, come Grecia, Bulgaria, Romania, Finlandia e Svezia, utilizzano ancora largamente le discariche mentre altri, come Italia e Belgio, hanno percentuali molto elevate di riciclaggio.
Il ciclo del consumo
I rifiuti esistono in quanto prodotti diretti del ciclo del consumo che si attua nel nostro sistema economico. Le materie prime vengono estratte, o semplicemente prelevate in natura (petrolio, metalli, legno, minerali, etc…), e quindi trasformate dal sistema industriale in beni o servizi di vario genere: dagli oggetti in plastica ai materiali per l’edilizia, dai mobili ai componenti per apparecchiature elettroniche.
È il modello economico lineare ‘take-make-dispose’, che si basa sull’accessibilità di grandi quantità di risorse ed energia. Un modello sempre meno in linea con realtà del nostro pianeta.
È facile intuire come un sistema che consuma a gran ritmo le risorse del pianeta e stipa in discarica gli scarti di tale processo, nonché i prodotti a fine vita, sia ormai insostenibile a lungo termine.
Proprio per questo motivo è stata elaborata una nuova concezione dell’economia che tenesse conto della necessità di preservare le risorse naturali e l’integrità dell’ambiente, la cosiddetta “economia circolare.”
Economia circolare: il rifiuto è una risorsa
In una economia circolare i rifiuti non esistono. Ogni oggetto o prodotto è progettato a priori con l’intento di rendere possibile il suo reinserimento nel ciclo dei materiali, oltre che il suo smontaggio e riparazione.
L’economia circolare, infatti, è pensata per potersi rigenerare da sola, pianificando il riutilizzo dei materiali in successivi cicli produttivi e, di conseguenza, riducendo al massimo gli sprechi.
I principi cardine dell’economia circolare
Siamo di fronte a un ripensamento globale e radicale del modello produttivo classico, con l’intento di abbandonare la tendenza allo sfruttamento estremo delle risorse naturali con l’unico scopo di massimizzare i profitti.
Adottare un approccio circolare significa riprogettare tutte le fasi della produzione, senza perdere di vista l’intera filiera dei prodotti.
Secondo la Fondazione Ellen Mc Arthur, profondamente impegnata sul fronte del no-profit e grande sostenitrice dell’economia circolare, sono 5 i criteri fondamentali da tenere in considerazione nella creazione del modello circolare:
- Eco progettazione – Progettare i prodotti pensando fin da subito al loro impiego a fine vita, quindi con caratteristiche che ne permetteranno lo smontaggio o la ristrutturazione.
- Modularità e versatilità – priorità alla modularità, versatilità e adattabilità del prodotto affinché il suo uso si possa adattare al cambiamento delle condizioni esterne.
- Energie rinnovabili – Affidarsi ad energie prodotte da fonti rinnovabili favorendo il rapido abbandono del modello energetico fondato sulle fonti fossili.
- Approccio sistemico – Pensare in maniera olistica, avendo attenzione all’intero sistema e considerando le relazioni causa-effetto tra le diverse componenti.
- Materiali di recupero – Favorire la sostituzione delle materie prime vergini con materie prime seconde provenienti da filiere di recupero che ne conservino le qualità.
E i vantaggi per le imprese?
La domanda è d’obbligo, dal momento che sono proprio le imprese a essere in prima linea in questo processo riconfigurazione del modello economico.
Col passaggio a un modello circolare, grazie alla prevenzione dei rifiuti, l’ecodesign e riutilizzo dei materiali, le imprese europee godrebbero di un risparmio netto di ben €600 miliardi. Una cifra pari all’8% del fatturato annuo. Allo stesso tempo si potrebbero abbattere le emissioni totali annue di gas serra del 2-4%.
Inoltre, in aggiunta ai vantaggi economici, la transizione potrebbe garantire:
- Una riduzione della pressione sull’ambiente
- Una maggiore disponibilità di materie prime
- L’aumento della competitività
- Nuovo impulso all’innovazione e alla crescita economica
- Un significativo incremento dell’occupazione, stimato in zona UE, pari a 580.000 nuovi posti di lavoro
Il modello economico circolare si propone come una svolta storica nell’economia europea e mondiale, con la promessa di migliorare ulteriormente il nostro tenore di vita senza, però, come è accaduto in passato, rischiare di prosciugare le inestimabili risorse naturali che abbiamo a disposizione.
Se sei un imprenditore e ti chiedi se la tua azienda possa rientrare nel concetto di circolarità dell’economia, contattaci per una consulenza!
Futura Energie ti mette a disposizione tutta la sua esperienza e professionalità.
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E-waste: record assoluto nel 2019
Nello scorso anno sono diventati rifiuti ben 53,6 milioni le tonnellate di cellulari, elettrodomestici vari, computer, dispositivi elettronici: un record assoluto.
Secondo il Global Waste Monitor 2020, infatti, i rifiuti elettronici sono in costante crescita (+ 21% negli ultimi cinque anni) e solamente il 17% di questi rifiuti viene effettivamente riciclato e rientra nel sistema sotto forma di materiali utili.
Le cause di tutto ciò sono da attribuirsi prevalentemente a:
- procedure inefficienti di smaltimento dei rifiuti elettronici
- il meccanismo di obsolescenza “programmata” che riduce la durata dei dispositivi
- un sistema produttivo che nella progettazione non considera il futuro smaltimento dei prodotti.
Pensiamo alle batterie degli smartphone che sono ormai integrate e sostituirle costa più che acquistare un nuovo dispositivo.
Che cosa ci aspetta
Il futuro, purtroppo, appare ancora più fosco.
Entro il 2030 si prevede che il volume degli e-waste non riciclati raddoppierà rispetto a quello del 2014. Le condizioni generali di vita delle popolazioni cresce e fa si che sempre più persone possano acquistare dispositivi elettronici.
In aggiunta, l’abbassamento dei prezzi medi rende possibile una rapida sostituzione degli stessi.
Il danno provocato dal mancato riciclaggio degli e-waste non è solo ambientale ma anche economico. Solo nel 2019 sono andate perse 50 tonnellate di metalli preziosi (mercurio, rame, ferro e oro) per un valore di quasi 56 milioni di euro.
La speranza è che i prodotti, anche grazie alle nuove direttive della UE, diventino sempre più efficienti e che anche i sistemi di riciclaggio e recupero dei metalli rari progrediscano rapidamente.
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Economia circolare: l’Italia è piena di esempi virtuosi
Il passaggio a un’economia di tipo circolare necessita di investimenti e nuove competenze da parte delle aziende.
Abbiamo recentemente parlato del grande piano di investimenti che sta mettendo in campo l’Unione Europea, il Circular Economy Action Plan, ma ad oggi com’è la situazione nel nostro Paese?
Esistono aziende innovative o start-up che investono su attività ispirate ai principi dell’economia circolare?
La risposta a queste domande è certamente positiva. Nel nostro Paese, infatti, sono attive numerose aziende all’avanguardia che fanno della sostenibilità il loro principio fondante.
In questo articolo vogliamo parlarvi di alcune delle realtà italiane che si distinguono per il successo che hanno ottenuto nei loro rispettivi campi.
Ecoplasteam
Al momento di buttare una confezione di tetrapak abbiamo tutti avuto il dubbio: in quale bidone la butto? Carta, plastica, indifferenziata: qual è la scelta giusta?
Non si tratta di un dubbio banale. Infatti, gli imballaggi in tetrapak sono costituiti da ben tre strati di materiali diversi: cartone, all’esterno, e poi due film di plastica e alluminio.
Inoltre, a seconda del comune in cui ci si trovi le indicazioni su come smaltire tale imballaggio possono essere differenti: in alcuni va nella carta, in altri nella plastica.
Inutile dire che anche nel processo di smaltimento non è chiaro come trattare un rifiuto stratificato come il tetrapak. Questo, infatti, finisce spesso in discarica o in inceneritore.
Il risultato è che, in Italia, ben 1,4 miliardi di contenitori alimentari ogni anno vengono buttati, con tutto lo spreco e l’inquinamento che ne consegue.
A questo problema ha deciso di porre rimedio un’azienda piemontese, la Ecoplasteam. Ad essa appartiene il primo impianto di riciclaggio del tetrapak da cui viene ricavata EcoAllene, una plastica totalmente ri-lavorabile e nuovamente riciclabile.
Prima di questa innovazione, l’unico modo di riciclare almeno parzialmente il tetrapak era affidarlo alle cartiere che ne estraevano la cellulosa dallo strato di cartone.
L’idea rivoluzionaria di Ecoplasteam è stata di lavorare insieme plastica e allumino, in un processo di riciclo meccanico non dissimile da quello della semplice plastica.
Come risultato si ottengono granuli di polietilene e alluminio con caratteristiche identiche al polietilene. Ciò significa che l’EcoAllene può essere utilizzato per produrre oggetti come flaconi per detersivi, confezioni dei cosmetici e per molti tipi di packaging non alimentare.
E-Repair
Tra i rifiuti di più difficile smaltimento ci sono certamente i componenti elettronici. Se riciclare questi rifiuti resta piuttosto complesso, l’approccio più ecosostenibile e immediato al loro trattamento è sicuramente la rigenerazione.
E-Repair, è un’azienda toscana leader del mercato da più di 13 anni e Unico Service partner di Siemens per l’Italia, che rigenera le schede elettroniche industriali.
In questo modo la vita delle schede viene notevolmente allungata, riducendo la quantità di rifiuti che finiscono allo smaltimento.
Inoltre, i tecnici di E-Repair sono in grado di effettuare queste riparazioni e rigenerazioni utilizzando componenti ancora in buono stato recuperati da schede non più funzionanti.
Il tutto in un’ottica di economia circolare e sostenibilità
Aquafil
Questa azienda, con 3000 dipendenti e 16 stabilimenti in tre continenti, è il nono produttore di Nylon al mondo.
La sua peculiarità sta nel fatto che non utilizzi nemmeno una goccia di petrolio per la propria produzione. Aquafil, infatti, si rifornisce di materie prime dalla più grande “miniera di plastica” del pianeta: gli oceani.
Sui fondali marini sono depositate tonnellate di reti da pesca abbandonate che rappresentano un pericolo per la salute dell’ecosistema marino e delle persone.
Ogni anno vengono disperse 600.000 tonnellate di reti, equivalenti al 10% dei rifiuti plastici che infestano gli oceani.
Recuperando queste reti, ma anche tappetti e moquette, Aquafil produce l’Econyl.
Si tratta di filo di poliammide che viene utilizzato per fare moquette e rivestimenti per pavimenti (oltre il 70%), abbigliamento tecnico e sportivo.
Per rigenerare il nylon l’azienda impiega una tecnologia basata sulla depolimerizzazione (riciclo chimico), grazie alla quale è possibile creare una nuova fibra uguale a quella originaria.
Masolini 1949: La linea RE-BORN
Masolini 1949 è una storica azienda a conduzione familiare con un’esperienza di ben quattro generazioni nel settore calzaturiero.
Nel Dopoguerra, quando le materie prime erano difficili da reperire, Valentino Masolini e i suoi figli decisero di riciclare le scarpe e i tessuti delle divise militari, trasformando così dei materiali di scarto in nuove calzature.
Da questa filosofia del riuso è nato il progetto RE-BORN Shoes.
Le scarpe sono fabbricate con materiali provenienti da oggetti difficili da smaltire (vele, pneumatici, ombrelloni, lettini da spiaggia, asciugamani e jeans) che vengono recuperati, disinfettati e poi lavorati manualmente con metodo artigianale.
Tutte le fasi della produzione avvengono in Italia, a Gonars (UD). Il risultato è un prodotto artigianale e di qualità superiore, con un basso impatto sull’ambiente.
Questi esempi virtuosi devono farci ben sperare per il futuro dell’economia circolare nel nostro Paese.
Dimostrano che la passione e la creatività possono dare vita a attività produttive che, non solo rispettano l’ambiente, ma contribuiscono a migliorarlo. Tutto questo, costruendo business solidi e di successo che danno lavoro alle persone e lustro al nostro Paese.
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Economia circolare: la UE vara il Circular Economy Action Plan
Il Green Deal, l’accordo ecologista europeo, ha lo scopo di rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.
Questo obbiettivo sarà perseguito promuovendo l’uso efficiente delle risorse, grazie al passaggio a un’economia pulita e circolare, ripristinando la biodiversità e riducendo l’inquinamento.
Per mettere in pratica questi intenti, l’11 marzo 2020, la Commissione Europea ha varato il Circular Economy Action Plan: il nuovo piano d’azione della UE che comprenderà iniziative in tutto il ciclo di vita dei prodotti.
Si tratta della prima legge che tenta di istituire il diritto alla riparazione, al riuso, al riciclo, in contrasto con l’obsolescenza programmata.
È un tema fondamentale nel discorso della neutralità climatica. La metà delle emissioni totali di gas serra, infatti, proviene dall’estrazione e dall’elaborazione delle risorse, e per raggiungere l’obbiettivo entro il 2050, è indispensabile passare a un’economia totalmente circolare.
Il Circular Economy Action Plan ha lo scopo di ridurre l’impronta di consumo dell’Unione Europea e raddoppiare il riuso delle materie prime.
Tutto ciò senza agire negativamente sull’economia ma, al contrario, favorendo la crescita economica nella zona UE. Infatti, ci si aspetta che il prodotto interno lordo possa crescere dello 0,5% entro il 2030 e che circa 700.000 nuovi posti di lavoro possano essere creati.
La Commissione europea, nel Circular Economy Action Plan, si è concentrata su alcune categorie di prodotti ritenute cruciali.
Prodotti Elettronici e ICT (Information and Communication Technologies)
Con una crescita superiore al 2% annuo, sono quelli più complessi da riciclare e reinserire nel ciclo produttivo.
Solo il 40% di questi dispositivi, infatti, vengono effettivamente riciclati in Europa, e secondo uno studio della Fondazione Ellen MacArthur la loro crescita in termini assoluti salirà ancora del 10% in appena quattro anni.
Per risolvere il problema dei RAEE la UE spingerà per l’applicazione del diritto alla riparazione e il diritto all’aggiornamento dei software obsoleti.
Inoltre, saranno create norme severe su caricabatterie per telefoni cellulari e affini, tra cui: l’imposizione di un caricabatterie uguale per tutti i produttori, il miglioramento della durabilità dei cavi di ricarica e l’introduzione di incentivi per indurre i produttori a vendere i cavi separatamente (permettendo al cliente di riutilizzare il proprio cavo di ricarica).
Per quanto riguarda, invece, i prodotti che hanno terminato il loro ciclo, l’intento sarà migliorare la raccolta e il trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici e fornire la possibilità di restituire o rivendere i vecchi dispositivi.
Batterie e veicoli elettrici
Sono gli elementi fondamentali della mobilità del futuro, per questo motivo saranno molteplici gli interventi della Ue in materia.
Saranno introdotte regole sul contenuto di materie riciclate, oltre a misure per migliorare la raccolta e il riciclaggio delle batterie e assicurare il recupero di materiali preziosi.
Le batterie dovranno possedere determinati requisiti di sostenibilità e trasparenza, tra cui l’impronta di carbonio nella produzione e la sicurezza dell’approvvigionamento.
Questo sistema renderà più agevole il riutilizzo, la riparabilità e il riciclo delle batterie.
Infine, sarà avviato un rinnovamento del modello di smaltimento dei veicoli verso modelli circolari allo scopo di re-immettere materia e materiali in altri cicli di produzione.
Rifiuti da imballaggio
Questi rifiuti costituiscono un problema sempre più grave: in Europa hanno raggiunto il record di 173 kg per abitante (nel 2017).
Su questo fronte la UE imporrà una riduzione degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggio, ponendosi anche come guida nella progettazione per il riutilizzo e la riciclabilità degli stessi.
Inoltre, verrà presa in considerazione la riduzione della complessità dell’imballaggio, del numero di materiali e dei polimeri utilizzati.
Plastica
Nel Circular Economy Action Plan, non poteva mancare il tema della plastica.
L’intento della UE è aumentare la diffusione della plastica riciclata e incentivare un uso più sostenibile della plastica comune.
Sarà, ad esempio, limitato l’utilizzo delle microplastiche nei prodotti e saranno individuati dei metodi affidabili per misurare il rilascio di microplastiche nell’ambiente (Es. pneumatici e tessuti). Inoltre, verrà incentivato l’utilizzo delle plastiche biodegradabili o compostabili.
I provvedimenti proposti nell’ambito di una nuova economia circolare non finiscono qui, in questo articolo abbiamo ne abbiamo citati alcuni tra i più importanti. Troverete tutte le informazioni nel dettaglio della comunicazione ufficiale della Commissione europea: qui.
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GREEN NEW DEAL: L’Italia deve ripartire puntando sulla sostenibilità
Risale a gennaio di quest’anno l’annuncio dell’Unione Europea dello stanziamento di 1000 miliardi di euro per realizzare un Green Deal e raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050.
Il piano di investimenti si svolgerà nell’arco di 10 anni e impegnerà circa un quarto del bilancio della UE.
Si tratta di una svolta nella lotta ai cambiamenti climatici, che viene a coincidere con uno dei periodi più difficili che l’Europa abbia attraversato dal Dopoguerra ad oggi.
L’epidemia del Covid-19, che minaccia di prolungarsi fino al prossimo anno, sta mettendo a dura prova l’economia di tutti i paesi con migliaia di attività costrette a chiudere e aiuti statali che, in molti casi, si fanno attendere.
Per questi motivi potremmo trovarci di fronte a un’occasione irrinunciabile per rilanciare l’economia italiana investendo sulla sostenibilità ambientale.
Il mondo delle imprese si mobilita
Proprio verso l’obbiettivo di una ripresa verde, è rivolto il manifesto “Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia”, firmato da 110 esponenti di importanti imprese, enti e associazioni.
Quello proposto, è un approccio basato su un’economia circolare, attraverso cui affrontare le minacce globali, come il riscaldamento climatico e le pandemie, e allo stesso tempo, dare impulso all’economia.
“Servono misure per rendere le nostre società, i nostri sistemi sanitari e la nostra economia più resilienti nei confronti delle pandemie, ma anche per affrontare altre minacce per il nostro futuro . Innanzitutto la grande crisi climatica, alimentata da un modello di economia lineare ad elevato consumo di energia fossile e spreco di risorse naturali”. Si legge nel manifesto.
Valorizzare “le migliori potenzialità dell’Italia: quelle legate alle produzioni di qualità, sempre più green; quelle in cui ha raggiunto livelli di eccellenza, come il riciclo dei rifiuti, pilastro dell’economia circolare, l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili di energia; quelle del nostro modello di agricoltura sostenibile e delle altre attività della bioeconomia rigenerativa; quelle delle città, da rilanciare con un vasto programma di rigenerazione urbana in chiave green; quelle dell’importante capitale naturale, necessario per il rilancio di diverse attività economiche come il turismo; quelle della transizione a basse emissioni e con carburanti alternativi verso la mobilità decarbonizzata, elettrica e condivisa e quelle dell’innovazione digitale”.
Il messaggio è chiaro. Le imprese italiane, quelle che sostengono il Paese intero, sono pronte al cambiamento e ad abbracciare nuove filosofie produttive. Il Paese è pronto a lasciarsi alle spalle il passato e progredire.
Questo documento verrà invitato al Parlamento, al Governo e, naturalmente, alle istituzioni europee, con l’auspicio che gli stanziamenti previsti siano utilizzati in modo efficace.
Il futuro è a portata di mano
Quella del Green New Deal una sfida che nei prossimi dieci anni ci porterà a cambiare il nostro modo di consumare, di costruire e di alimentarci.
Gli ambiti in cui sarà necessario intervenire sono svariati: la mobilità e mezzi di trasporto, la produzione dell’energia, l’efficienza energetica degli edifici, le crisi industriali che minacceranno i posti di lavoro, l’agricoltura, etc…
Sta iniziando una fase complessa della nostra storia, che, però, porta con sé la promessa di catapultarci in una nuova era di progresso.
L’epidemia ci sta mettendo a dura prova, ma la crisi che si preannuncia potrebbe trasformarsi in una rivoluzione.
Non resta che chiedersi: Saremo all’altezza della sfida?
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