
Idrogeno, l’Italia può diventare hub europeo
Il nostro Paese ha tutte le carte in regola per diventare di cruciale importanza per la transizione energetica, che secondo i piani dell’Unione Europea, porterà all’abbandono delle fonti d’energia fossili entro il 2050.
Lo afferma un importante studio realizzato da The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Snam, intitolato H2 Italy 2050: una filiera nazionale dell’idrogeno per la crescita e la decarbonizzazione dell’Italia.
Lo studio, presentato qualche giorno fa al forum di Cernobbio 2020, mette in luce le considerevoli prospettive del sistema Italia nella transizione energetica dell’Europa.
Siamo in prima linea
Il nostro Paese può, dunque, assumere un ruolo di primo piano nella realizzazione e il consolidamento della filiera dell’idrogeno in Europa.
Oltre vantare una vastissima e molto efficiente rete di distribuzione del gas su tutto il territorio, l’Italia ha una posizione geografica perfetta, tra Europa e Africa, che favorisce le importazioni.
Sarà possibile importare idrogeno, prodotto in Nord Africa utilizzando l’energia solare, a un costo del 10-15% inferiore rispetto alla produzione nazionale. Questo grazie alla maggiore disponibilità di terreni, l’elevato irraggiamento e la scarsa variabilità stagionale.
L’Italia ha, perciò, la possibilità di diventare il ponte infrastrutturale tra l’Europa e il continente africano, favorendo la diffusione dell’idrogeno anche negli altri Paesi europei.
Inoltre, l’Italia, seconda nazione manifatturiera del Continente, è all’avanguardia nei settori collegati e cruciali:
- primo produttore in Europa nella produzione di tecnologie termiche per l’idrogeno (quota di mercato del 24%)
- secondo produttore in Europa nelle tecnologie meccaniche per l’idrogeno (quota di mercato del 19%)
- secondo produttore in Europa nelle tecnologie per la produzione di idrogeno rinnovabile (quota di mercato del 25%).
Vantaggi e prospettive
Il prezzo dell’idrogeno da rinnovabili continua a scendere. Nell’anno 2000 era 40 volte superiore a quello del petrolio, oggi è stimato che potrà diventare competitivo con alcuni combustibili in soli cinque anni.
Grazie alla sinergia con l’elettrico, l’idrogeno potrà sostituire i combustibili fossili nei settori che contribuiscono in larga parte alle emissioni responsabili del riscaldamento climatico.
Entro il 2050, infatti, potrebbe soddisfare circa un quarto della domanda di energia del Paese, una quota che permetterebbe al Paese di ridurre le emissioni di 97,5 milioni di tonnellate di CO2eq (- 28%).
Pensiamo alle industrie chimiche e siderurgiche e al trasporto pesante su gomma, ma anche al trasporto ferroviario non elettrificato e al settore residenziale, in particolare il riscaldamento. L’introduzione dell’idrogeno rappresenterà una rivoluzione e contribuirà fortemente al raggiungimento degli obbiettivi di decarbonizzazione.
Anche dal punto di vista economico sarà notevole l’impatto sul Pil e sull’occupazione.
Si stima, infatti, un valore aggiunto sul Pil (diretto, indiretto e indotto) tra i 22 e i 37 miliardi di euro al 2050. Contributo che sarà riconducibile anche all’aumento dell’occupazione, con la possibile creazione di nuovi posti di lavoro tra 320.000 e 540.000 al 2050.
Un piano per massimizzare i benefici
Secondo lo studio H2 Italy 2050 per sfruttare al massimo le numerose opportunità offerte dall’idrogeno l’Italia dovrebbe elaborare un piano costituito da sei punti o azioni cruciali:
- elaborare una visione e una strategia di lungo termine;
- creare un ecosistema dell’innovazione e accelerare lo sviluppo di una filiera industriale dedicata attraverso la riconversione dell’industria esistente e l’attrazione di nuovi investimenti;
- supportare la produzione di idrogeno decarbonizzato su scala nazionale;
- promuovere un’ampia diffusione dell’idrogeno nei consumi finali;
- incentivare lo sviluppo di competenze specialistiche sia per le nuove figure professionali sia per accompagnare la transizione di quelle esistenti;
- sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo dell’impresa sui benefici derivanti dall’impiego di questo vettore.
L’Italia ha di fronte un’opportunità con notevoli e molteplici prospettive per il futuro. Ci auguriamo che la nostra classe dirigente sappia guidare il Paese verso un ruolo di primo piano nel fondamentale settore dell’energia.
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Il Gas Naturale Liquefatto (GNL)
In un recente articolo, abbiamo passato in rassegna tutte le fasi della complessa filiera del gas in Italia e abbiamo accennato anche al gas naturale liquefatto (GNL).
Approfondiamo ora il discorso su questa particolare forma di combustibile.
La filiera del GNL
Il gas naturale, dopo la sua estrazione, può essere sottoposto a uno specifico processo di raffreddamento che lo porta a -160°C e che comporta la sua trasformazione in un liquido, con una notevole riduzione del volume.
In questo stato, esso appare come un fluido incolore e inodore che presenta una densità pari a circa la metà di quella dell’acqua.
Una volta liquefatto, il gas può essere agevolmente stoccato e trasportato su speciali navi metaniere e autocisterne.
In questo modo, il GNL può raggiungere i rigassificatori italiani, anche a migliaia di chilometri, per essere riportato allo stato gassoso. Il gas naturale liquefatto viene scaricato presso un impianto di stoccaggio, qui rigassificato e, quindi, reso disponibile per il consumo tradizionale.
L’importazione del GNL via mare è di fondamentale importanza, perché permette un’ulteriore diversificazione delle fonti di approvvigionamento, rafforzando la sicurezza energetica nazionale.
GNL, combustibile “verde”
Il GNL è una soluzione efficiente ed economica, che oltre ad essere importante nel rifornimento della rete nazionale, ha anche svariate applicazioni alternative.
È in grado, infatti, di sostituire i combustibili fossili tradizionali, riducendo considerevolmente le emissioni di sostanze inquinanti del trasporto marittimo e del trasporto pesante su strada.
Inoltre, è un prodotto che può garantire elevatissimi standard di compatibilità ambientale, grazie a trattamenti che consentono la totale eliminazione di particolato e di SOx e la quasi totale rimozione di NOx.
Per queste ragioni, il gas contribuisce alla sostenibilità del settore dei trasporti e al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione a livello globale.
I possibili settori di applicazione
Come detto, il gas naturale liquefatto può sostituire i carburanti tradizionali in diversi settori, vediamo i principali:
- TRASPORTI: sostituisce il diesel nei trasporti via terra e l’olio combustibile e il diesel marino per navi nei trasporti via mare
- INDUSTRIA: sostituisce il GPL O.C. e il gasolio per produzione di elettricità e i consumi (in aree non connesse alla rete)
- RISCALDAMENTO: sostituisce il GPL O.C. e il gasolio (per utenza remote e non connesse alla rete)
La UE punta sul GNL
Gli investimenti sullo sviluppo del GNL rientrano nel disegno di politica energetico-ambientale dell’Unione Europea, che ha lo scopo di favorire la transizione verso un low carbon economy.
Per raggiungere questo obbiettivo, infatti, sarà cruciale il ricorso a carburanti puliti e l’utilizzo di fonti rinnovabili, mediante i quali ridurre notevolmente le emissioni inquinanti.
Già a partire dal gennaio 2013, la Commissione Ue ha creato il Pacchetto Clean Power for Transport con una proposta di Direttiva sullo sviluppo di infrastrutture per la diffusione dei carburanti alternativi (tra cui il GNL).
Nel 2016, inoltre, l’ Italia ha recepito la direttiva DAFI, che impone l’obiettivo di realizzare infrastrutture per favorire l’utilizzo dei carburanti alternativi al petrolio, al fine di sviluppare il mercato del GNL, del gas naturale compresso (CNG), dei biofuel e dell’elettricità nel settore dei trasporti.
La sfida di abbandonare petrolio e carbone e invertire la tendenza del clima globale è ardua.
Per vincerla, abbiamo bisogno di far lavorare in sinergia tutte le forme di energia alternativa e il GNL sembra essere una buona opportunità in tal senso.
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Il gas supera il carbone nella generazione dell’energia
Grazie all’aumento del costo delle emissioni di CO2 e il crollo del prezzo del gas, già iniziato nel 2019 e proseguito durante l’emergenza Covid, generare energia elettrica da carbone sta diventando sempre meno conveniente.
Nel 2019, infatti, la generazione a carbone è stata svantaggiosa dal punto di vista economico rispetto al gas. Ed è un dato senza precedenti la velocità alla quale il carbone sta perdendo terreno nei confronti di gas e rinnovabili.
Il gas, in particolare, si è posto come la soluzione energetica più conveniente per alimentare le centrali su tutto l’arco del 2019. Un vantaggio che il gas non era riuscito a mantenere per un periodo così lungo da dieci anni a questa parte, ovvero dal periodo della recessione.
Il prezzo del gas in ribasso
Il punto cruciale è stato il rally dei diritti per l’emissione di CO2 che è rimasto stabilmente sopra i 20€ a tonnellata, arrivando a toccare i 29€ durante l’estate.
A contribuire, è stato anche l’eccesso di gas sul mercato, dovuto all’enorme incremento della produzione negli Stati Uniti.
Sul principale hub europeo, il Ttf olandese, di conseguenza il prezzo medio del gas è sceso del 40%, toccando i 13,50 €/MWh, il minimo negli ultimi 15 anni.
A questo ribasso si è aggiunto, dal marzo di quest’anno, il crollo dei consumi conseguente alle misure di prevenzione anti-covid che hanno determinato la chiusura di tutte le attività non essenziali. Il prezzo del gas, perciò, ha continuato la sua discesa avvicinandosi a valori negativi.
Anche alla riapertura delle attività economiche alla fine di maggio, contrariamente a quanto è accaduto per il petrolio, non c’è stato un significativo effetto sul prezzo del gas.
Inoltre, si prevede che questa tendenza dovrebbe proseguire grazie a un ulteriore aumento dell’offerta di Gnl.
La capacità produttiva globale, secondo la società di consulenza Wood Mackenzie, infatti, salirà ancora del 7% (80% negli Usa e il resto in Australia).
Il sorpasso del gas sul carbone
Per la prima dal 2009, in Europa è avvenuto un reale switch da una fonte d’energia a un’altra: le centrali a gas si sono rivelate più competitive di quelle a carbone e a lignite.
Le stime riportano che la generazione a carbone sia scesa del 24% durante lo scorso anno, a fronte di un aumento dell’11% di quella del gas: ciò equivale a un taglio della CO2 di ben 42 milioni di tonnellate, una quantità pari a quasi la metà delle emissioni del nostro Paese.
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La filiera del gas: Dall’estrazione al nostro contatore
La filiera del gas naturale si compone di tutte le attività grazie alle quali questa preziosa risorsa viene portata dai giacimenti alle nostre case. Essa si svolge in più fasi successive, vediamole una alla volta.
L’approvvigionamento di materia prima
Questa fase della filiera è composta dalla produzione, vale a dire l’estrazione sul territorio nazionale, e dall’importazione dall’estero.
Il nostro Paese, infatti, produce solamente il 10% del proprio fabbisogno nazionale, il restante 90% viene dall’estero via gasdotto e, in piccola parte, via nave. Ciò è reso possibile da una rete di gasdotti internazionali che collega l’Italia con i maggiori produttori di gas, tra cui Libia, Algeria e Russia.
La frazione di gas che viene importato via nave, invece, è costituita da gas naturale liquefatto (GNL) che viene reso liquido con un processo chimico e rigassificato in un secondo momento per essere immesso in rete.
Il trasporto
Il trasporto di gas naturale è affidato a Snam Rete Gas, azienda che possiede il 94% della Rete di Trasporto.
La Rete di Trasporto si compone di una rete nazionale di circa 8.800 km e di una rete regionale che si estende per oltre 22.600 km.
La prima collega i punti di ingresso nazionali, ovvero i luoghi di produzione e di importazione, alla rete di trasporto regionale che conduce il gas dalla rete nazionale ai punti di consegna, ovvero i centri di consumo.
Lo stoccaggio e il dispacciamento
Durante il periodo invernale, a causa dei riscaldamenti delle case, la domanda di gas cresce in maniera considerevole e, talvolta, in maniera imprevedibile. Per questo motivo si rende necessaria l’attività di stoccaggio di scorte di gas naturale, al fine di gestire al meglio i picchi di domanda sul mercato.
Il dispacciamento, invece, riguarda l’organizzazione della rete e ha lo scopo di garantire l’equilibrio tra domanda e offerta e che la fornitura di gas sia assicurata a tutti i consumatori.
La vendita all’ingrosso
La figura che si incarica di vendere il gas all’ingrosso è lo shipper.
Questi operatori acquistano il gas da importatori o da produttori nazionali e lo rivendono a società di vendita al dettaglio, o direttamente, a clienti finali come industrie e centrali termoelettriche.
Si tratta di una delle fasi della filiera che contano il maggior numero di operatori, come conseguenza dalla liberalizzazione del mercato dell’energia.
La distribuzione
La distribuzione è un’attività di servizio pubblico, con la quale avviene la consegna del gas naturale ai clienti finali attraverso i gasdotti locali a bassa pressione.
Questa attività è gestita da 700 distributori che ricevono la concessione partecipando a una gara pubblica e regolata da un contratto di servizio.
La vendita al dettaglio. La fase finale
Questa attività consiste nell’acquisto il gas naturale presso i grossisti per poi rivenderlo ai clienti finali ed è gestita dalle società di vendita (trader).
La liberalizzazione del mercato del gas
Fino al 2002 la filiera del gas è stata caratterizzata dal monopolio di Eni che era l’unico operatore in tutte le fasi della filiera, ad eccezione di quella della distribuzione.
Dal 1° gennaio 2003, però, con la liberalizzazione del mercato, i clienti domestici hanno facoltà di scegliere liberamente da quale società di vendita e a quali condizioni comprare il gas.
Un’ottima notizia per tutti, perché oggi è possibile confrontare le diverse offerte sul mercato e scegliere secondo le proprie esigenze.
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Messa in mora o sospensione della fornitura: che fare quando accade?
Può capitare a tutti di dimenticare una bolletta e mancare la scadenza per il pagamento. A volte, bisogna dirlo, la colpa non è attribuibile al cliente ma al fornitore che non invia la bolletta per tempo.
In casi come questi le società di vendita agiscono di conseguenza e mettono in atto il processo della, cosiddetta, messa in mora.
Si tratta di un provvedimento che aggiunge un sovrapprezzo al totale da pagare in fattura, una maggiorazione dovuta al ritardo del pagamento da parte del cliente o la totale assenza di esso.
Se la situazione morosa del cliente si protrae nel tempo, allora il gestore in questione può mandare al distributore la richiesta per la sospensione della fornitura del contatore.
La sospensione
Si tratta di una misura estrema e deve avvenire secondo modalità tempi precisi, stabiliti dalla ARERA nel TIMOE (Testo Integrato delle Morosità Elettriche, emanato dall’ARERAstessa).
Il TIMOE, infatti, gestisce, regola e controlla le situazioni limite nella fornitura dell’energia.
Prima di tutto, la richiesta deve essere inoltrata soltanto dopo la comunicazione della decisione di avviare il processo di messa in mora.
Questa comunicazione deve avvenire esclusivamente tramite mezzi rintracciabili come:
- Raccomandata con ricevuta di ritorno
- Posta elettronica certificata (mail PEC)
La sospensione può avvenire solo in queste casi e in queste determinate situazioni:
- sono trascorsi 15 giorni solari dall’invio al cliente della raccomandata
- sono passati 10 giorni solari dal ricevimento della ricevuta di avvenuta consegna della PEC;
- sono passati 20 giorni solari dall’emissione della raccomandata, se il fornitore non è in grado di dimostrare la data di invio.
Una volta che ulteriori 3 giorni lavorativi dalla scadenza della raccomandata (o PEC) sono passati senza che sia stata saldata la fattura, il gestore è autorizzato a procede a sospensione la fornitura del cliente moroso.
In realtà, però, la sospensione non avviene da un momento all’altro.
Inizialmente, infatti, viene imposta una riduzione di potenza del 15% di quella disponibile. Questa misura viene applicata per un periodo di 15 giorni, trascorso il quale avverrà la totale sospensione dell’erogazione di corrente elettrica.
Hai dimenticato una bolletta? Niente panico!
Se vi trovate nella spiacevole situazione che abbiamo poc’anzi descritto, niente è perduto.
Potete evitare la messa in mora e la successiva interruzione di energia dimostrando di aver effettuato il pagamento entro il termine ultimo stabilito.
È, perciò, consigliabile contattare al più presto il fornitore per accelerare i tempi.
Nel caso di sospensione, il fornitore potrebbe addebitarvi anche un corrispettivo per la riattivazione dell’energia e per i costi di gestione per l’interruzione o la riduzione della fornitura.
Il registro TIMOE
Per rimuovere il proprio nome da questo registro è sufficiente saldare la morosità.
A un utente che ha subito sospensione della fornitura viene assegnata la poco lusinghiera etichetta del “cattivo pagatore“. Questa etichetta sarà visibile a tutte le società di vendita e potrebbe creare qualche problema all’utente al momento di stipulare un nuovo contratto.
È giusto comunque precisare che l’uscita dal TIMOE non sarà immediata. L’utente permarrà nell’elenco per un po’ di tempo e quindi verrà rimosso.
E se il gestore non rispetta le tempistiche?
Può accadere che il fornitore non segua strettamente le disposizioni. Nel caso in cui non vengano rispettate le modalità o le tempistiche stabilite nel TIMOE, il cliente avrà diritto a un indennizzo.
Gli importi di questo indennizzi potranno essere versati direttamente al cliente o stornati dalla prima fattura utile.
In ogni caso, il fornitore non potrà richiedere nessun pagamento al cliente per la sospensione o la riattivazione della corrente elettrica.

Autolettura del contatore: è facile se sai come farla
Parliamo di autolettura quando il cliente rileva i consumi reale della sua utenza e li invia al proprio fornitore. È una procedura molto semplice da eseguire, grazie al design dei contatori attuali che consente di individuare i valori rapidamente.
Ma è conveniente per il cliente rilevare in autonomia i consumi o è preferibile ignorarla?
Autolettura del contatore: perché effettuarla con regolarità
Effettuare periodicamente l’autolettura dei contatori è molto importante e può risultare in un risparmio rilevante per il cliente. In assenza di autolettura, infatti, vengono addebitati consumi stimati, consumi presunti calcolati sulla base dei dati storici dell’utente stesso.
È molto frequente che i consumi stimati siano inferiori a quelli reali e questo determina che in una delle bollette successive il cliente potrà trovare la voce “conguaglio”. In questo modo il fornitore compensa la differenza tra i consumi presunti e quelli effettivi addebitandoli tutti in una volta sulla bolletta.
Per evitare bollette molto “salate” e inaspettate, il consiglio è effettuare l’autolettura con regolarità, e pagare, quindi, sempre per l’esatto consumo fatto.
Come effettuare la propria autolettura
La procedura è piuttosto semplice. Prima di tutto, però, è necessario reperire sulla propria bolletta il periodo di tempo entro il quale comunicare i dati.
I fornitori, solitamente, fissano la data riferendosi a un periodo precedente all’emissione della bolletta successiva. Oltre a questo, al momento dell’invio dei dati, il cliente dovrà avere con sé anche il codice cliente, in modo da poterlo comunicare al fornitore di servizi insieme alla lettura.
I canali attraverso cui trasmettere i dati dell’autolettura sono diversi e variano da fornitore a fornitore, ma spesso il cliente ha a disposizione un numero di telefono, un sito web, un numero per sms, una mail, una chat o persino un’applicazione mobile.
Nella successiva bolletta il cliente potrà facilmente verificare che la comunicazione sia andata a buon fine e che il fornitore abbia inserito correttamente i dati dell’autolettura.
L’autolettura sul contatore della luce
A seconda del dispositivo installato la procedura di lettura può variare. Vediamo nel particolare come si effettua:
I contatori di recente installazione sono elettronici e piuttosto semplici da leggere. Basterà premere il tasto accanto al display ripetutamente, finché non appare il valore relativo al consumo.
Viene indicato, solitamente, con il codice “A1 LETTURA= …….”. La parte dopo l’uguale (=) è costituita da numeri e indica i kWh rilevati dal contatore fino a quel momento all’interno della F1.
Il dato che sarà poi fatturato sarà la differenza tra questo valore e quello rilevato nella precedente lettura.
F1, F2, F3 sono i codice che corrispondono alle tre fasce orarie in cui è diviso il calcolo dei consumi.
La F1 riguarda le ore di maggior utilizzo dell’energia, le “ore di punta”, ovvero dalle 8 di mattina alle 19 di sera, dal lunedì al venerdì, festività escluse.
Le F2 e F3 si riferiscono alle “ore intermedie” (7-8 del mattino, 19-23 dal lunedì al venerdì. 7-23 il sabato) e alle “ore fuori punta” (0-7, 23-24, dal lunedì al sabato e tutte le ore nei festivi).
Anche i valori rilevati in queste fasce devono essere comunicati. Premendo ancora il tasto, dopo A1, appariranno A2 e A3, i valori corrispondenti alle fasce F2 e F3.
L’autolettura sul contatore del gas
Per quanto riguarda la fornitura del gas naturale, i moderni modelli di contatore sono in grado di inviare automaticamente via WiFi i dati visualizzati sul display al fornitore.
Purtroppo, sulla maggior parte dei dispositivi non è ancora attiva la telelettura. Per questo motivo, ancora per un po’ di tempo, il cliente è incaricato di comunicare i dati dei consumi al proprio fornitore.
Anche nel caso del contatore del gas, la lettura si effettua premento il tasto vicino al display.
Fatto ciò, il display mostrerà un menù in cui saranno disponibili di dati: il consumo di gas, il codice PDR, lo stato della valvola, la data della chiusura o il tempo trascorso dall’ultimo rilevamento e la portata massima.
Premendo diverse volte il tasto si arriverà alla cifra espressa in metri cubi corrispondente al consumo di gas. Questa cifra dovrà essere comunicata senza i decimali, cioè riportando solo le cifre a sinistra della virgola.
Ancora molto diffuso nel nostro Paese è, invece, il contatore a rulli. Le cifre da prendere in considerazione, in questo caso, saranno solo quelle nere posizionate sulla sinistra, tralasciando le cifre rosse sulla destra.
A prescindere dalla tipologia e il modello di contatore, è fondamentale non considerare gli zeri posti all’inizio, in quanto inutili nella quantificazione del consumo.
Hai dei dubbi? Chiamaci!
Se sei già cliente di Futura Energie e non sei sicuro della tipologia del tuo contatore o delle modalità di lettura e comunicazione, niente paura!
Chiamaci al numero verde 800 685 585 e risponderemo a tutte le tue domande.
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Dieci semplici modi per risparmiare sulla bolletta del gas
Tra tutte le voci di consumo in un’abitazione privata, quella del gas per il riscaldamento e la cottura dei cibi è decisamente la più costosa.
Come fare, quindi, a limitare la spesa per il gas senza rinunciare al comfort delle nostre case?
Ecco 10 semplici accorgimenti che permettono di tagliare significativamente la bolletta del gas
1. Efficientare il proprio impianto
Per ridurre il consumo di gas è estremamente consigliabile installare una caldaia a condensazione.
Si tratta di una caldaia ad acqua calda nella quale avviene la condensazione del vapore acqueo dei fumi di scarico.
Il vantaggio del suo funzionamento è che la caldaia è in grado di recuperare il calore latente di condensazione e, di conseguenza, ottenere una maggiore efficienza energetica rispetto a una caldaia tradizionale.
Può apparire come un grosso investimento ma ne vale davvero la pena.
Installare una caldaia a condensazione, infatti, può determinare un risparmio che si aggira intorno al 30 per cento del consumo di gas.
Oltre alla caldaia esiste un altro intervento che può notevolmente aumentare la capacità di riscaldamento del vostro impianto, ovvero l’installazione di pannelli radianti.
I pannelli radianti sono sistemi di riscaldamento che sfruttano tubazioni posizionate sotto i pavimenti, nelle pareti o nel soffitto e riscaldano uniformemente le stanze.
2. Utilizzare pompe di calore o il solare termico
Si tratta di sistemi di riscaldamento piuttosto convenienti che non utilizzano il gas ma altre forme d’energia.
3. Installare valvole termostatiche sui termosifoni
Le valvole termostatiche permettono di regolare il gas utilizzato.
Sono importanti per evitare sprechi molto comuni come il calore eccessivo diffuso dai termosifoni e la loro accensione fuori orario.
4. Moderare la temperatura dell’abitazione
Molto spesso tendiamo a esagerare con il riscaldamento, mantenendo nella nostra casa una temperatura eccessiva e non necessaria.
Durante il giorno, infatti, la temperatura ottimale dovrebbe oscillare tra i 19 e i 20 gradi.
Mentre la notte, 18 gradi possono essere sufficienti al nostro benessere.
È importante sapere che l’aumento di un solo grado nella temperatura interna della casa comporta un aumento del 6 per cento del consumo di gas.
5. Sostituire gli infissi
Avere una caldaia efficiente e moderare la temperatura può rivelarsi vano se gli infissi dell’abitazione sono vecchi e efficienti. Questo comporta un’enorme dispersione di calore facendoci spendere molto di più.
La scelta migliore in questi casi è di investire sulla qualità degli infissi e sostituire quelli vecchi.
È un investimento di lungo periodo che sarà compensato dal risparmio in bolletta per molti anni a venire.
Inoltre, per ammortizzare fin da subito la spesa possiamo usufruire dei vari incentivi alla ristrutturazione delle abitazioni che vengono proposti dallo Stato italiano.
Una soluzione davvero economica e pratica, però, può essere quella di provare dei semplici paraspifferi da posizionare lungo i bordi degli infissi.
6. Lasciare liberi i termosifoni
Spesso abbiamo la cattiva abitudine di accumulare oggetti davanti ai termosifoni o, persino, di collocarci un piccolo mobile pensando che ciò non infici la loro capacità di riscaldamento.
Qualsiasi barriera, che si rappresentata da un oggetto o una tenda spessa, disperde una significativa quantità di calore e determina uno spreco di gas.
Lasciamo liberi da impedimenti i nostri termosifoni, aggiungendo magari dei fogli termoisolanti per evitare che il calore si disperda nei muri retrostanti e quindi all’esterno.
7. Usare il buon senso
Individuiamo quelle stanze che sono poco utilizzate, e che quindi non necessitano di molto calore, e spegniamo i termosifoni.
Facile no?
8. Non tenere le finestre aperte per troppo tempo
Siamo abituati ad aprire le finestre per cambiare aria, soprattutto la mattina.
È una buona abitudine motivata dall’igiene e la buona salute, ma può anche disperdere molto calore e farci consumare molto più gas.
Durante l’inverno, in particolare, è consigliabile cambiare aria alla casa quando i termosifoni sono spenti, ad esempio la mattina presto.
9. Moderare il consumo d’acqua calda
A tutti noi piace usare l’acqua calda ma spesso esageriamo e ne consumiamo davvero troppa.
Esiste una soluzione molto semplice e pratica per ridurre il consumo di acqua calda, ovvero applicare un riduttore di flussi ai nostri rubinetti.
Si tratta di uno strumento acquistabile in qualsiasi ferramenta, che con pochi euro di spesa, farà una differenza consistente nella nostra bolletta.
10. Prestare attenzione quando si cucina
Sembrerà un consiglio banale ma scegliere la piastra delle dimensioni giuste per ogni padella, e usare un coperchio, può davvero ridurre il nostro consumo di gas e farci risparmiare.
Un altro trucchetto da tenere a mente consiste nel spegnere il gas poco prima della fine della cottura.
In questo modo sfrutteremo il calore residuo accumulato dal pentola.
Un ultimo consiglio!
Speriamo che questi consigli possano esservi utili e vi invitiamo a metterli subito in pratica!
Senza un’offerta di gas conviene e trasparente, però, risparmiare è davvero difficile.
Scoprite le nostre offerte per gas e luce, sempre competitive e create per adattarsi alle tue esigenze cliccando qui!
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Bonus luce e gas 2020: scopri come ottenerlo
Tra le varie agevolazioni concesse dallo Stato alle famiglie a basso reddito, c’è il bonus luce e gas. Si tratta di uno sconto sulla bolletta che le famiglie possono richiedere al proprio fornitore d’energia e di gas naturale.
Naturalmente, l’accettazione della domanda è subordinata al possesso di alcuni requisiti fondamentali, primo tra tutti il reddito ISEE.
Bonus gas e luce: di cosa si tratta e come si richiede
È una agevolazione del 2020 per le famiglie disagiate, in particolare si tratta di un regime di compensazione della spesa sostenuta dai clienti domestici per fornitura di elettricità e gas naturale.
È stato introdotto dal Governo nel 2009 allo scopo di sostenere economicamente le famiglie in difficoltà, dandogli modo di risparmiare sulla spesa annuale per l’energia.
Il bonus luce e gas si ottiene attraverso il seguente iter:
- la famiglia, in possesso dei requisiti ISEE 2020, devono presentare la domanda bonus sociale presso i CAF, compilando i moduli necessari
- il CAF invia la documentazione al Comune.
- la domanda viene gestita dallo SGAte (Sistema delle agevolazioni sulle tariffe energetiche)
- tramite questo sistema avviene il riconoscimento e l’attivazione del regime di compensazione a favore dei cittadini
- il cliente beneficiario riceve una lettera scritta dalla SGAte nella quale viene comunicata la data di inizio e l’importo spettante, oltre che la scadenza dell’agevolazione e i termini per il rinnovo.
Requisiti ISEE e nuova DSU
Il requisito fondamentale per effettuare una richiesta di bonus sociale è un reddito ISEE basso, che qualifica le famiglie come disagiate.
Il bonus, infatti, è una forma di sostegno da parte dello Stato italiano riconosciuto alle famiglie più in difficoltà.
È importante sottolineare che, conseguentemente all’entrata in vigore della riforma ISEE, per presentare la domanda è necessaria la DSU 2020, cioè la dichiarazione sostitutiva rilasciata dall’INPS in circa 10 giorni lavorativi.
La nuova soglia, per effetto della delibera 499/2019/R dell’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (ARERA), è stata innalzata da 8.107 a 8.265 euro.
È stato stimato che questo innalzamento permetterà a circa 200.000 famiglie in più di accedere all’agevolazione.
Le condizioni per ottenerlo, invece, rimangono le stesse.
Requisiti per ottenere il bonus luce 2020
ISEE basso
Hanno diritto al bonus tutti clienti domestici (le famiglie, non imprese, professionisti, ditte individuali o società) che:
- hanno installato nella propria abitazione un contatore elettrico fino a 3 kW (per nuclei fino a 4 persone)
- hanno installato nella propria abitazione un contatore elettrico da 4,5 kW con più di 4 persone residenti
- sono in possesso di un ISEE fino a 8.256 euro o 20.000 con almeno 4 figli a carico
Per quanto riguarda il concetto di figli a carico, s’intende:
- figli con reddito complessivo IRPEF non superiore a 2.840,51 euro lordi. L’età, gli studi, il tirocinio gratuito o la convivenza del figlio con i genitori o che si trovi all’estero non costituiscono discriminanti nell’assegnazione.
- Inoltre, con la legge di Bilancio, il limite di reddito sale a 4000 euro fino a 24 anni.
Disagio fisico
I clienti domestici che hanno a carico nella loro abitazione una persona affetta da una grave forma di malattia, per il mantenimento in vita della quale sono necessarie apparecchiature elettromedicali, hanno diritto al bonus luce.
È fondamentale, però, che la famiglia sia in possesso della documentazione dell’ASL attestante la necessità delle suddette apparecchiature.
Requisiti per ottenere il bonus gas 2020
Hanno diritto al bonus tutti clienti domestici che hanno una fornitura di gas naturale nella propria abitazione e sono in possesso dei seguenti requisiti:
ISEE fino a 8.256 euro o 20.000 con almeno 4 figli a carico con contatore gas non superiore a G6.
È bene ricordare, però, che il bonus sociale pur essere riconosciuto solo alle utenze rifornite da rete, anche se in condominio, e non a chi usa gas in bombola o GPL.
Ammontare e durata dello sconto
L’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico (AEEG) aggiorna ogni anno, entro il 31 dicembre, gli sconti in bollette che spettano alle famiglie coi requisiti.
Quest’anno lo sconto ammonta a:
- 132 euro per 1-2 componenti
- 161 euro per 3-4 componenti
- 194 euro da 4 componenti in su
Come già scritto precedentemente, lo sconto avrà una durata di 12 mesi dall’attivazione, al termine dei quali l’utente dovrà rinnovare la richiesta per continuare a usufruirne.
Lo sconto sarà detratto direttamente in bolletta, suddiviso nelle diverse bollette dei 12 mesi dall’attivazione.
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