
Sostenibilità: Il 2021 sarà l’anno più green di sempre
L’anno più green potrebbe essere il 2021
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Natale ecologico: come festeggiare rispettando l’ambiente
Passare un Natale ecologico significa non dimenticare il proprio amore per l’ambiente nemmeno nel periodo natalizio.
Le feste natalizie sono uno dei periodi più attesi dell’anno. Da qualche settimana in tutte le case fervono i preparativi affinché tutto sia perfetto per il giorno di Natale.
L’albero, gli addobbi, i regali, le riunioni di famiglia attorno a un tavolo colmo di manicaretti (Covid permettendo!). Rischiamo così di dimenticarci dell’ambiente e di tralasciare le quotidiane scelte sostenibili a cui teniamo tanto.
Ma come fare per ridurre il proprio impatto ambientale senza rinunciare alle nostre tanto amate tradizioni?
In questo articolo abbiamo voluto consigliarvi alcuni accorgimenti per un Natale ecologico ed ecosostenibile.
Buona lettura!
7 consigli per un Natale ecologico
1) Scegli un albero di Natale artificiale
Gli alberi di Natale sintetici sono prodotti con PVC e poliestere. Ciò significa che sono virtualmente eterni, possono essere usati e riusati molte volte a patto che siano conservati nella maniera più opportuna.
Nonostante si tratti di materiali plastici, e quindi non biodegradabili, sono comunque più sostenibili dei veri abeti, proprio perché sono riutilizzabili più volte.
Inoltre, quando l’abete artificiale si sarà logorato troppo, perdendo parte degli agi, potrai riutilizzarlo nuovamente per creare delle decorazioni. La creatività è una potente arma per ridurre l’impatto di qualsiasi prodotto non ecosostenibile.
Assicurati, però, di conservare e usare l’albero per almeno un decennio. Potrà sorprenderti ma per produrre un abete artificiale di circa 2 metri vengono emessi circa 40 kg di CO2, se lo cambi troppo spesso non farai altro che moltiplicare le emissioni di gas serra.
2) Vuoi un albero vero? Sì, ma ecosostenibile.
Se ci tieni particolarmente ad avere un abete vero, scegli di comprarlo in un vivaio per poi restituirlo alla fine delle festività.
Ricordati che si tratta di un essere vivente che dovrebbe stare in un bosco e non nel tuo soggiorno. Una volta finite le festività, piantalo in giardino, o nella natura, in modo che possa continuare a vivere.
3) Riutilizza le vecchie decorazioni
Evita di comprare ogni anno nuove decorazioni per la tua casa e per l’albero di Natale.
Nastri, palline, festoni e ninnoli sono solitamente realizzati in materiali plastici e possono durare molti anni. Se le tue decorazioni sono consumate, riciclale modificandole come vuoi e creandone di nuove. Dai sfogo alla tua creatività!
4) Scegli luci decorative a LED
Come noto le lampadine a LED consumano meno energia elettrica producendo la stessa luminosità di quelle tradizionali.
Ciò significa che sono un’ottima alternativa per ridurre i costi dell’energia e l’impatto ambientale.
Inoltre, se hai deciso di realizzare il tuo albero di Natale all’aperto, scegli luci alimentate a energia solare per azzerare completamente i consumi.
5) Fai regali utili
Questo sarà, probabilmente, il consiglio più impopolare che troverai in questo articolo. Tutti amiamo comprare e regalare oggetti belli ma superflui, che andranno a ingombrare le mensole e gli armadi dei nostri cari.
Questi oggetti, però, rappresentano uno spreco di materie prime e un inquinamento ingiustificato. Concentra la tua attenzione su prodotti davvero utili e preferisci la qualità alla quantità.
I tuoi cari ti ringrazieranno…e anche l’ambiente!
Inoltre, prendi in considerazione l’idea di regalare un prodotto ecosostenibile. Oggi ne trovi di ogni genere: dai libri all’abbigliamento, dal make up ai prodotti alimentari.
6) Evita la carta da regalo non riciclabile
Ricordi quanta carta da regalo e quante scatole hai gettato nella spazzatura i natali scorsi? Quello spreco può essere facilmente evitato, o perlomeno, ridotto di molto.
Esistono, infatti, molte alternative ecologiche. Puoi usare carta da imballaggio con la carta velina e i quotidiani reinventati in modo creativo, magari con spago e filo di stoffa, e frutta essiccata o rametti di abete per decorazione.
Inoltre, se vuoi una confezione riutilizzabile, puoi provare le sacche di stoffa e le borsa di tela, chiuse con un nastrino in tessuto. Il limite a queste soluzioni ecostenibili è solo la tua immaginazione: scatenala!
7) Scegli energia da fonti rinnovabili
L’energia che utilizzi ha un impatto sull’ambiente, questo lo sai già. Ma durante le festività natalizie tendiamo a consumare di più, è normale e non ci facciamo caso. “Non posso farci niente, è Natale!”, pensiamo.
E invece sì. Possiamo, anche in questo caso, consumare responsabilmente.
Come? Scegliendo un fornitore d’energia che ha cuore l’ambiente, come Futura Energie.
Noi ti offriamo solo energia certificata prodotta da fonti rinnovabili. Scopri di più su di noi e sui nostri valori, oppure contattaci al numero verde 800 685 585.
Troveremo insieme l’offerta giusta per le tue eco-esigenze.
Un’ultima cosa… Buon Natale e buone feste da Futura Energie!
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Smart home e risparmio energetico: la tua casa domotica
Una Smart Home è una casa che integra un sistema tecnologico, detto “domotico”, in grado di migliorare il comfort, la sicurezza e la gestione dell’energia.
Con l’avvento della domotica le nostre case diventeranno sempre più “intelligenti”. Potremo controllare tutti i sistemi a distanza e tenere sotto controllo i consumi energetici.
È proprio quest’ultimo il vantaggio più interessante della smart home.
Un sistema domotico di controllo, infatti, può realmente garantire un significativo risparmio energetico e un’ottimizzazione dei costi di gestione.
Questo perché utilizza l’energia in maniera mirata solo dove è richiesta e per il tempo necessario.
Sistema domotico vs tradizionale
In un impianto tradizionale la climatizzazione, l’utilizzo dell’energia e dell’acqua, gli elettrodomestici, il telefono e i sistemi di sicurezza sono controllati da un semplice interruttore.
In un sistema domotico, invece, il funzionamento degli elettrodomestici viene coordinato in modo autonomo.
Parliamo di un sistema ad alta tecnologia che permette di gestire tutte le utenze della casa anche a distanza con un software installato sul proprio smartphone o tablet.
Un impianto elettrico con domotica, inoltre, rileva una serie di livelli di operatività che vanno al di là della differenza tra acceso e spento.
Grazie a sensori, raccoglie ed elabora le informazioni per regolare automaticamente il consumo di energia in base alle necessità delle persone.
Dispositivi smart home
Le funzioni che rendono un sistema domotico così efficace nel risparmio energetico, sono rese possibili da una serie di dispositivi intelligenti.
Ecco alcuni esempi tipici di dispositivi “smart home”:
- prese smart. Tengono sotto controllo l’energia utilizzata dall’impianto;
- termostati intelligenti. Sono in grado di accendersi e spegnersi in modo automatico e regolare il riscaldamento di una stanza in base alla temperatura esterna e alla presenza di qualcuno all’interno;
- impianti di illuminazione intelligente. Dispositivi che si regolano automaticamente. Ad esempio, accendono le luci quando una persona entra in una stanza e le spengono quando esce;
- sistemi di controllo remoto degli elettrodomestici. Grazie ai quali l’utente può attivarli quando è fuori casa. Ad esempio, accendere il boiler, far partire la lavatrice, spegnere un elettrodomestico dimenticato acceso, attivare l’irrigazione del giardino (o lasciare che sia regolata in automatico in base a orari e clima)
Il risparmio energetico di una smart home è reale e può arrivare fino al 25% sul totale dei consumi all’anno. Grazie soprattutto ai risparmi su illuminazione e riscaldamento
Inoltre, investire in un sistema domotico ha un impatto anche sul valore dell’immobile, perché ne fa aumentare il prezzo sul mercato.
E tu che cosa ne pensi della domotica? Quanto è “smart” la tua casa?
Read MoreSe ti sta a cuore il risparmio energetico e la tutela dell’ambiente, scopri Futura Energie! Ti offriamo solo energia da fonti rinnovabili! Contattaci al numero verde 800 685 585 o tramite il nostro form.

Lo stoccaggio dell’energia elettrica per la transizione verde
Per vincere la sfida delle rinnovabili, è necessario avere a disposizione sistemi di stoccaggio dell’energia elettrica affidabili.
Solare ed eolico, infatti, sono fonti intermittenti e che non sono disponibili 24 ore su 24.
Ecco perché, se le fonti d’energia rinnovabile sono state in forte crescita nell’ultimo decennio, presto esploderà anche lo stoccaggio.
Secondo un recente rapporto della società di ricerca Wood Mackenzie, il mercato globale dello stoccaggio di energia crescerà con un tasso annuale composto del 31% entro il 2030.
Ci si aspetta che la crescita inizi ad accelerare proprio alla fine di quest’anno per supportare la transizione verso un sistema sostenibile.
Intanto, le grandi potenze mondiali ne hanno compreso l’importanza e si stanno muovendo in questa direzione.
L’Europa dà priorità allo stoccaggio dell’energia
Il Parlamento Europeo è decisamente orientato verso la necessità di potenziare i sistemi di stoccaggio dell’energia elettrica in Europa.
In una relazione non legislativa approvata il 2 luglio scorso, gli eurodeputati hanno delineano la loro strategia per lo stoccaggio dell’energia, affermando che esso sarà cruciale per il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Secondo Claudia Gamon, (relatore – Renew Europe, AT):
“L’immagazzinamento dell’energia sarà essenziale per la transizione verso un’economia decarbonizzata basata su fonti di energia rinnovabili. Poiché l’elettricità generata dall’energia eolica o solare non è sempre disponibile nelle quantità necessarie, dovremo immagazzinarne maggiori quantità.
Oltre alle tecnologie che già sappiamo funzionare bene, come lo stoccaggio d’acqua per pompaggio, anche altre tecnologie ricopriranno un ruolo fondamentale in futuro, come le tecnologie per le batterie, lo stoccaggio termico e l’idrogeno verde.
Queste tecnologie dovranno avere accesso al mercato per garantire una fornitura costante di energia ai cittadini europei”.
L’Europa, però, non è la sola a muoversi in questa direzione.
Anche negli Stati Uniti d’America e in Cina, i più grandi consumatori d’energia del mondo, il settore dello stoccaggio si sta sviluppando.
Il primato spetta agli USA
Nonostante le politiche a favore dei combustibili fossili anche in America il settore dello stoccaggio dell’energia sta vedendo un grande sviluppo.
Grazie a finanziamenti, sia da fonti private che governative, stanno nascendo nuove aziende e si stanno sviluppando nuove tecnologie sulla spinta della crescente necessità di accumulare energia.
Non è casuale che Wood Mackenzie preveda che saranno proprio gli Stati Uniti ad avere il maggiore aumento di capacità di stoccaggio nel prossimo decennio.
Parliamo del 49% sull’incremento totale della capacità di stoccaggio, che equivale a 365 GWh.
Questo grazie agli obiettivi di energia pulita fissati a livello statale e al costante calo dei costi degli impianti solari ed eolici.
Stoccaggio dell’energia Vs combustibili fossili
Gli investimenti nelle rinnovabili sono in continua crescita (es. eolico offshore +319%) e il settore ha dimostrato grande resistenza di fronte alla forte diminuzione della domanda di energia durante la pandemia.
Nonostante ciò, la loro affidabilità a lungo termine dipenderà dallo stoccaggio, perché esso avrà il compito di sopperire ai fisiologici cali di produzione.
Ad oggi, è difficile pensare che l’immagazzinamento dell’energia possa escludere i combustibili fossili dal mercato, ma resta una condizione fondamentale affinché l’energia pulita diventi comoda e conveniente.
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Geotermico in Italia, uno straordinario potenziale
Mentre crescono fotovoltaico e eolico, il geotermico in Italia sembra rimasto al palo nonostante il grande potenziale termico del nostro territorio.
Secondo il documento “Fonti rinnovabili in Italia e in Europa” del Gse (da dati Eurostat), nel settore elettrico il geotermico contribuisce solo in minima parte alla produzione di energia da fonti rinnovabili.
In testa abbiamo quella idraulica col 42%, poi la solare fotovoltaica col 20%, le bioenergie col 17%, quella eolica col 16% e, infine, la geotermia che si ferma al 5%.
Eppure le ultime stime dell’Unione geotermica italiana (Ugi) ci dicono che nel nostro territorio sono disponibili circa 500 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.
Una quantità d’energia che equivarrebbe a circa 3 volte tutta l’energia primaria che abbiamo consumato nel 2018 (dati MISE).
Siamo di fronte a uno straordinario potenziale energetico ancora tutto da sfruttare.
Attualmente, infatti, la Toscana è l’unica regione a possedere centrali geotermoelettriche.
Sono ben 1.120.000 le persone in questa regione che alimentano le proprie abitazioni con elettricità generata da geotermico.
I progetti dell’Unione Europea
In linea con gli obbiettivi fissati nel Green Deal, la Commissione Europea finanzia la ricerca e lo sviluppo dell’energia geotermica attraverso il programma Horizon 2020.
Secondo il Servizio Comunitario di Informazione in Materia di Ricerca e Sviluppo (Cordis), infatti, la geotermia rappresenta una «fonte di energia alternativa potenzialmente rivoluzionaria».
Tra gli svariati progetti in corso troviamo:
- Il progetto DEEPEGS, con i test di perforazione in Islanda;
- il progetto GEMex, che in collaborazione con ricercatori messicani mira a valutare due siti della Cintura vulcanica trans-messicana;
- il progetto SURE, che ha sperimentato l’uso della perforazione a getto d’acqua radiale per rendere più economici i pozzi geotermici
- il progetto GeoWell, che ha sviluppato e testato nuove tecnologie per la progettazione, il completamento e il monitoraggio dei pozzi ad alta temperatura;
- i progetti Cheap-GSHPs, GEOCOND e GEOTeCH, che hanno promosso nuove innovazioni per l’applicazione dell’energia geotermica nell’alimentazione e il riscaldamento degli edifici;
- il progetto MATChING, che ha lo scopo di ridurre la domanda di acqua di raffreddamento nelle centrali termoelettriche e geotermiche.
La Francia punta sulla geotermia
Entro il mese di gennaio 2020, è atteso il completamento di un impianto geotermico sul territorio francese per il riscaldamento che ha richiesto un investimento di 25 milioni di euro.
La centrale servirà ad alimentare la rete di teleriscaldamento locale raggiungendo circa 12.000 edifici.
In termini di emissioni, invece, il risparmio sarà di 22.800 tonnellate di CO2 l’anno.
Il sito scelto è Vélizy-Villacoublay, nella periferia di Parigi e non distante dalla famosissima reggia di Versailles.
Che si tratti di geotermico per il riscaldamento degli edifici o geotermoelettrico per la generazione di elettricità utilizzando il calore del sottosuolo, il potenziale energetico del nostro territorio rimane tuttora non sfruttato.
Forse varrebbe la pena di guardare all’Europa e trarre esempio dai paesi che stanno investendo in questo senso, perché il geotermico potrebbe rivelarsi una vera svolta nel settore dell’energia.
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Le energie rinnovabili spingono la ripresa e l’occupazione
Grazie alle energie rinnovabili a supporto della ripresa economica, nel 2019 sono cresciuti i posti di lavoro e gli investimenti.
Nonostante il periodo durissimo per l’economia, i dati mostrano che il settore green continua a crescere e a creare occupazione: oltre mezzo milioni di occupati in più, tra cui molti lavoratori specializzati.
Un considerevole aumento che è da attribuirsi alla nascita di numerose start-up con valori e obbiettivi green.
Gli occupati nel settore delle energie rinnovabili sono quasi 11,5 milioni, con una importante presenza femminile rispetto al settore dei combustibili fossili.
Il continente che detiene il primato di lavoratori specializzati nel settore è l’Asia, con il 63% del totale, soprattutto nel fotovoltaico e nei biocarburanti.
In Africa, invece, prevale il fotovoltaico Off-grid, ovvero quegli impianti non connessi alla rete pubblica che permettono di sfruttare direttamente l’elettricità prodotta.
L’occupazione nelle energie rinnovabili: fotovoltaico in testa
Il fotovoltaico è il settore delle energie rinnovabili che impiega più lavoratori.
Secondo il recente rapporto “Renewable Energy and Jobs – Annual Review” pubblicato da IRENA (Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili), gli occupati nel fotovoltaico sono 3,8 milioni su un totale di 11,5.
A seguire, troviamo:
- Biocarburanti liquidi: 2,4 milioni di occupati;
- Idroelettrico: 1,9 milioni di occupati;
- Eolico: 1,1 milioni di occupati;
- Solare termico: 823 mila occupati.
La ripresa economica post covid passa dalle rinnovabili
Le fonti rinnovabili, oltre a contrastare il cambiamento climatico e l’inquinamento, possono compensare la perdita di occupazione dovuta al declino delle fonti fossili.
Secondo un altro documento pubblicato da IRENA, “Post Covid Recovery“, circa 5 milioni e mezzo di lavoratori potrebbero essere impiegati nelle rinnovabili nei prossimi 3 anni.
Questo “riassorbimento” sarebbe poi destinato a continuare e porterebbe a 30 milioni il numero di lavoratori nelle energie rinnovabili entro il 2030.
Investire sul nostro futuro
Investire sulla transizione energetica significa investire sul futuro del mondo, perché ambiente, sostenibilità, salute e occupazione sono strettamente legate.
Futura Energie è in prima linea nell’imprenditoria green: crea lavoro e contribuisce alla transizione energetica offrendoti solo energia da fonti rinnovabili.
Contattaci al nostro numero verde 800 685 585 e scopri la convenienza delle nostre offerte.
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Costo dell’energia: lo smartworking conviene ancora?
Lo smartworking conviene ancora dopo la fine del lockdown? Da soluzione temporanea si sta affermando in moltissime aziende, e con la proroga delle restrizioni anti-covid, potrebbe essere adottato sempre più diffusamente. Se il lavoro si svolge a casa, però, tutti i consumi energetici sono a carico del lavoratore e rischiano di far gonfiare la bolletta.
Nel periodo di lockdown il costo dell’energia era calato drasticamente, ma dalla ripartenza è tornato a salire.
Crollo e risalita del costo dell’energia
Durante l’emergenza Covid-19 i prezzi dell’energia sono crollati come conseguenza della drastica diminuzione dei consumi a causa della chiusura della maggior parte delle attività lavorative.
Al contrario, nei primi 5 mesi il lockdown (da marzo a luglio 2020) i consumi di energia elettrica delle famiglie sono aumentati di circa il 10% rispetto 2019 (dati Tate).
Com’era prevedibile e normale, terminata l’emergenza i consumi sono tornati stabili e i prezzi stanno risalendo. Secondo l’ultimo comunicato di ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), dal primo ottobre ci sarà un rialzo dei prezzi del +15,6% per la luce e dell’11,4% per il gas.
Aumenti indolori per i clienti del mercato libero
Nonostante le percentuali che abbiamo citato, secondo ARERA, le famiglie continueranno a beneficiare di un risparmio complessivo di 74 euro (-13,2%) per l’elettricità e 133 euro (-12%) per il gas (rispetto al 2019).
Di altro avviso è, invece, l’Unione Nazionale Consumatori che ha preso in esame il periodo dal 1° ottobre 2020 al 30 settembre 2021 e afferma che spenderemo ben 70 euro in più per l’energia elettrica e 96 per il gas.
Le famiglie che sicuramente continueranno a risparmiare sono quelle che hanno aderito al mercato libero scegliendo tra le tante offerte vantaggiose: come quelle di Futura Energie, ad esempio.
L’aumento dei prezzi sarà per la maggior parte dovuto al costo dell’energia elettrica e del gas e, quindi, graverà soprattutto sui clienti del Servizio di Maggior Tutela.
I clienti di un fornitore del mercato libero gioveranno del fatto che il costo dell’energia e del gas, stabilito dai fornitori privati, rimarranno grossomodo invariati.
Lo smartworking conviene se…
Lo smartworking conviene, e si è rivelato fondamentale per prevenire l’aumento dei contagi, ma allo stesso tempo carica sulle spalle delle famiglie e dei lavoratori a consumi energetici “invisibili” che passano dal datore di lavoro al dipendente.
Diviene, di conseguenza, sempre più importante monitorare e razionalizzare i consumi energetici della propria abitazione.
Ecco alcuni consigli pratici. Scommettiamo che non li conosci tutti?
Scegliere la tariffa migliore
Informati sugli operatori e trova chi ti offre una tariffa allineata al prezzo di mercato, così il rincaro sarà più leggero.
Evitare i consumi in standby
Qualsiasi dispositivo elettronico consuma energia anche quando è in modalità di attesa o standby. Spegnere completamente i tuoi dispositivi ed elettrodomestici può farti risparmiare fino al 20% sulla bolletta dell’energia. Ad esempio, puoi utilizzare ciabatte intelligenti che interrompono la corrente verso i dispositivi collegati.
Scegliere dispositivi a basso consumo
Dispositivi obsoleti possono essere energivori e pesare sui consumi: chiedi al tuo datore di lavoro di sostituirli. Lo smartworking conviene sia a te che a lui.
Inoltre, non dimenticare l’illuminazione: equivale in media al 10/15% del consumo annuo di energia. Perciò, scegli lampadine a risparmio energetico (a LED, ad esempio) e riduci il consumo di circa il 25%.
Lavare gli indumenti a bassa temperatura
Lavare a 50° o 60° nella maggior parte dei casi è inutile, a temperature più bassa risparmi energia senza rinunciare all’igiene.
Allo stesso modo, non esagerare con il riscaldamento: 18-20°C sono sufficienti. Sappi che ogni grado in più determina in media un aumento del consumo di energia del 10%!
Gestire la casa in modo “smart” per ridurre i costi
Installando un sistema domotico di controllo puoi risparmiare energia e ottimizzare i costi di gestione. Questo perché il sistema analizza i consumi e usa l’energia solo dove e quando serve. Di’ addio agli sprechi!
Scegliere solo energia pulita
È il modo migliore per contribuire direttamente alla tutela dell’ambiente e ridurre il proprio impatto ambientale.
Inoltre, supportando i fornitori verdi, incentiverai i produttori a investire sempre più sulle energie rinnovabili e favorire la transizione energetica.
Come trovare questi fornitori virtuosi che investono sulla sostenibilità e l’innovazione? Uno lo hai già trovato: Futura Energie.
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Ecobonus 110%: un’opportunità per efficienza energetica e fotovoltaico
L’Ecobonus al 110%, inserito nel Decreto Rilancio e approvato lo scorso 16 luglio, sarà sfruttabile fino al 2022. Più precisamente, si applica alle spese sostenute tra il 1° luglio 2020 e il 31 dicembre 2021.
Si tratta di una delle misure di incentivo alla crescita, introdotte dal Governo dopo il Covid, più interessanti. L’intento è di rimettere in moto l’economia garantendo lavoro alle piccole e medie imprese che sostengono il Paese, e in particolare, dare impulso al settore dell’edilizia.
Inoltre, secondo le ultime notizie, potrebbe esserci una proroga. Si parla, infatti, di sfruttare il Recovery Plan per rilanciare il super bonus fino al 2023.
Le opportunità
Tra le opportunità offerte dall’Ecobonus troviamo:
- bonus per l’isolamento termico dei condomini: fino a 40 mila € moltiplicati per il numero di unità immobiliari in edifici da 2 a 8 abitazioni e 30 mila € per condomini con 9 o più abitazioni;
- bonus per la sostituzione della caldaia: fino a 30 mila € moltiplicati per il numero di unità immobiliari per condomini da 2 a 8 abitazioni e 15mila € per quelli con 9 o più;
- bonus estendibile alle seconde case per le case unifamiliari (non di lusso): fino a 60mila € per la coibentazione e 30mila per la sostituzione della caldaia (non per condomini con impianto autonomo di riscaldamento).
- bonus per lavori di riduzione del rischio sismico (Sismabonus)
- bonus per installazione di impianti fotovoltaico
- bonus per installazione di colonnine di ricarica di veicoli elettrici
È fondamentale segnalare, però, che le migliorie dovranno alzare l’efficienza energetica dell’abitazione di almeno due classi energetiche. Questa disposizione vuole seguire la volontà della UE di migliorare l’efficienza energetica degli edifici per perseguire l’obbiettivo della decarbonizzazione del settore.
Ma una caldaia inefficiente può davvero incidere in modo significativo sul bilancio familiare?
Un esempio pratico
In un appartamento di 100mq in classe G, la sostituzione della caldaia convenzionale con una ibrida consente di risparmiare circa il 50% d’energia. Di conseguenza, anche il costo della bolletta cala sensibilmente con un risparmio di quasi il 40% e con una riduzione di emissioni di ossidi di azoto di oltre l’80%.
I lavori trainanti e l’impianto fotovoltaico
La legge stabilisce una serie di lavori per cui si può ottenere l’Ecobonus 110%, ma essi sono ammissibili solo se effettuati congiuntamente a quelli trainanti e se migliorano di almeno 2 classi energetiche dell’immobile.
I lavori imprescindibili per ottenere l’Ecobonus sono:
- l’isolamento termico
- gli impianti di riscaldamento con caldaie a condensazione in classe A o pompe di calore, centralizzati o in edifici unifamiliari
- i lavori di riduzione del rischio sismico
La bella notizia è che anche l’installazione di un impianto fotovoltaico porta l’Ecobonus al 110%, purché sia connesso alla rete elettrica, anche se dotato di sistemi di accumulo integrati. Infatti, non permesso stoccare l’energia prodotta per l’autoconsumo ma deve essere immessa nella rete, cioè “venduta” al GSE a un prezzo concordato.
L’installazione degli impianti fotovoltaici, però, non è considerata intervento trainante e deve essere effettuata congiuntamente a uno degli interventi sopra citati, in caso contrario i lavori rientreranno nella detrazione standard per il fotovoltaico (50%).
La detrazione fiscale al 110%
Ciò che davvero dovrebbe interessare tutti è che, oltre a ottenere la detrazione dell’intero importo, il super Ecobonus permette di “guadagnare” il 10% sul costo della ristrutturazione (scegliendo l’abbattimento in 5 anni).
I cittadini, infatti, dopo aver effettuato i lavori, potranno detrarre il 110% delle spese sostenute (IVA esclusa), con quote annuali di pari importo nell’arco di 5 anni. Oppure, potranno scegliere di richiedere lo sconto in fattura e cedere il credito di imposta alla ditta che effettua i lavori o a un istituto di credito.
Abbiamo di fronte un’opportunità che forse non si ripeterà più in futuro: riqualificare e rendere sostenibili immobili ormai datati e inefficienti.
Ci auguriamo che l’adesione sia molto ampia, soprattutto nelle grandi città, dove le caldaie obsolete e l’isolamento termico insufficiente sono causa di gran parte dell’inquinamento atmosferico.
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Perché il 5G è il futuro delle telecomunicazioni e non solo
Dobbiamo farcene una ragione. Il passaggio alla nuova generazione di reti wireless consisterà in un salto tecnologico molto più importante di quello avvenuto con l’introduzione del 4G. Il 5G, infatti, promette di rivoluzionare il mondo delle telecomunicazioni e realizzare la tanto citata Internet of Things (IoT), la Internet delle cose.
I vantaggi della nuova tecnologia 5G sono molteplici e notevoli ma esistono anche alcuni dubbi che potranno essere fugati solo col tempo. Ecco perché il 5G è il futuro delle telecomunicazioni e non solo.
La larghezza della banda
Il 5G funziona sfruttando tre fasce di frequenze: bassa (694-790 Mhz), media (3,6-3,8 GHz) e alta (26,5-27,5 GHz). Le frequenze basse sono in grado di percorrere distanze molto più lunghe di quelle alte, ma possono trasmettere meno dati per unità di tempo (bit al secondo, bit/s). Le frequenze alte, invece, possono trasportare grosse quantità di dati per unità di tempo ma per distanze molto inferiori. Gli ostacoli fisici, inoltre, possono essere superati molto meglio da una frequenza bassa che da una alta.
Ciò significa che l’efficienza di una frequenza rispetto a un’altra dipende dallo scopo: uno smartphone che riproduce un video in streaming avrà necessità molto diverse da un elettrodomestico smart, ad esempio.
Ecco perché gli smartphone di nuova generazione 5G usano la tecnologia “Adaptive beam switching”, grazie alla quale possono cambiare banda di frequenza per mantenere stabile la connessione.
L’Internet delle cose
Il 5G promette di rendere possibile la connessione di strumenti, oggetti, elettrodomestici e veicoli per realizzare la cosiddetta Internet of Things (IoT), la Internet delle cose. Le applicazioni sono infinite:
- il monitoraggio di parametri micro-climatici nell’agricoltura
- la connessione delle auto che forniscono informazioni al guidatore ma, soprattutto, la connessione tra veicoli per la prevenzione degli incidenti
- il monitoraggio e la gestione della città e dell’ambiente (smart city)
- la gestione automatica o da remoto della casa per ridurre i consumi e migliorare la sicurezza (smart home)
- la connessione dei contatori per una fatturazione più precisa e la gestione da remoto (smart metering)
- in ambito industriale, la connessione dei macchinari e degli operatori per migliorare la produzione
Risparmio energetico
Secondo statistiche prodotte dalla GSM Association, il settore delle comunicazioni è responsabile di un consumo d’energia tra il 2% e il 3% a livello globale. Un dato che mostra il notevole impatto ambientale del settore.
Uno dei vantaggi della tecnologia 5G di cui si parla poco, è che essa può dare alle telecomunicazioni un’impronta più ecologica e sostenibile. Ogni passaggio da una generazione di rete mobile a quella successiva, infatti, comporta un aumento di almeno dieci volte nell’efficienza energetica (dato di NGMN Alliance).
La tecnologia 5G, infatti, permette di stabilire delle fasce orarie in cui il traffico di comunicazione è molto basso, e di attivare la modalità di sospensione. La tecnologia del 4G prevede già oggi lo spegnimento dell’amplificatore di potenza, riducendo del 20% il consumo di energia, ma con il 5G si potrà raggiungere un risparmio energetico di circa il 50%.
Inoltre, grazie all’intelligenza artificiale, il sistema potrà funzionare autonomamente e fornire costantemente informazioni su disponibilità, capacità, prestazioni e stabilità della rete, nonché sui consumi.
Dubbi e svantaggi
Come consueto, all’introduzione di una nuova tecnologia vengono sollevati dubbi sulla stessa. Nel caso del 5G, la preoccupazione principale è rappresentata da eventuali danni alla salute. Si tratta, comunque, di paure infondate e spesso irrazionali. È strano, infatti, che l’introduzione della rete 3G e poi di quella 4G non abbiano provocato le stesse proteste.
Il 5G emette radiazioni a microonde, esattamente come fa qualsiasi altro strumento 4G, Wi-Fi e Bluetooth. Le ricerche scientifiche hanno confermato che le onde elettromagnetiche non risultano pericolose per la salute umana finché non raggiungono le frequenze dei raggi X.
Anche le frequenze più alte del 5G sono molto al di sotto di queste radiazioni e ciò significa che sono sicure e non ionizzanti.
Ciò che la comunità scientifica ha il compito di stabilire è se un’alta concentrazione di antenne 5G possa essere un pericolo.
Ad oggi, pertanto, non ci sono ragioni sufficienti a giustificare la preoccupazione destata dal 5G. Ulteriori riflessioni sono rimandate a quando avremo maggiori dati a disposizione.
Per quanto riguarda gli svantaggi, esiste il rischio che il mondo debba sostenere un notevole costo ambientale dovuto alla sostituzione di miliardi di dispositivi di vecchia generazione. Per sfruttare la rete 5G, infatti, dovremo dotarci di nuovi dispositivi, in quanto la tecnologia 5G è profondamente diversa da quella del 4G.
Se questa enorme mole di rifiuti elettronici non saranno smaltiti o,ci si augura, riciclati adeguatamente il costo ambientale potrebbe essere altissimo. Fortunatamente, però, la sostituzione avverrà in modo graduale nei prossimi anni.
Il 5G è un passo enorme verso il futuro. Spetta a noi informarci e utilizzarlo per migliorare le nostre vite.
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Eolico offshore: il Regno Unito verso il sussidio negativo
L’eolico è in forte crescita in Europa: nel 2019 sono stati installati impianti equivalenti a 12 GW, mentre nel 2018 erano stati 9 GW. Questo dato, però, si riferisce al solo eolico onshore, ovvero installato sulla terraferma, mentre la nuova tendenza è puntare sull’offshore.
Stiamo parlando di centrali eoliche costruite in mare aperto, con tutti i vantaggi che questo comporta.
Il Paese che sta puntando con più decisione su questa soluzione energetica è il Regno Unito, ma anche in Italia si registrano i primi timidi tentativi di sviluppo in questo senso.
In questo articolo vogliamo parlarvi del caso britannico che promette non solo di superare i combustibili fossili ma, persino, di abbattere i costi delle bollette.
L’offshore made in UK
Presto i cittadini del Regno Unito potrebbero trovare una bella sorpresa sulla loro bolletta. Grazie all’eolico offshore, infatti, gli utenti della rete elettrica potrebbero beneficiare di un taglio dei costi energetici.
Secondo uno studio dell’Imperial College London, i costi di produzione attualmente sono talmente bassi, che non solo gli incentivi governativi non sono più necessari, ma sarà possibile il “sussidio negativo”, con conseguenti tagli alle spese per i cittadini.
La costruzione di impianti eolici e solari onshore e offshore nel Regno Unito è stata finanziata anche con il sostegno di incentivi governativi, cosa che ha causato un incremento delle bollette. Ora, però, man mano che i parchi eolici offshore inizieranno a produrre energia, sembra che il governo sarà in grado di rimborsare i cittadini.
Si tratta di un’ottima notizia anche sul fronte della riduzione delle emissioni. Un eolico sempre più economico, infatti, può competere meglio con le centrali elettriche a combustibili fossili che, inevitabilmente, diminuiranno.
Tutto ciò si deve ai nuovi impianti offshore con turbine sempre più grandi che garantiscono una maggiore efficienza e resa economica, grazie a una maggiore disponibilità di venti costanti ad alta velocità e catturabili a un’altitudine maggiore.
Le turbine eoliche in costruzione, per rendere l’idea, hanno un diametro del rotore di 220 metri, il doppio del diametro del London Eye, la celebre ruota panoramica di Londra.
Parliamo, quindi, di turbine mastodontiche in grado di produrre una quantità d’energia notevole: il recente parco eolico di Dogger Bank, ad esempio, ha la stessa capacità installata della centrale nucleare Hinkley Point C e produrrà circa i due terzi della sua elettricità annuale.
Questi dati stanno convincendo il governo inglese a chiudere le centrali nucleari e a carbone e puntare decisamente sull’eolico off-shore, con l’obbiettivo di liberarsi delle fonti fossili e nucleari nel giro di 10 anni.
Il prossimo progetto in vista è il nuovo super-parco da 1.800 MW, che verrà costruito a circa 50 km al largo di Norfolk. Un ulteriore passo verso l’obbiettivo dei 40 GW di eolico offshore entro il 2030 che si è posto il governo britannico.
E in Italia?
Nel nostro Paese, pur con un po’ di ritardo, stanno nascendo progetti per sfruttare l’energia eolica in alto mare. Un passaggio logico verso la sostenibilità energetica, per un Paese circondato per la maggior parte del territorio dal mare.
Il primo progetto approvato, e attualmente in costruzione, è quello del parco eolico offshore di Taranto, sbloccato nel 2015 dopo anni di contenziosi e partito solo nel 2019 per le autorizzazioni. L’impianto sarà costituito da 10 turbine che produrranno circa 80 GWh all’anno.
Il primo parco offshore di tipo galleggiante, che supererebbe l’ostacolo fisico degli alti fondali, è quello che sorgerà nel Canale di Sicilia. Denominato 7Seas Med, l’impianto avrà una potenza totale di 250 MW e sarà in grado di soddisfare il fabbisogno energetico annuale di 80mila abitazioni.
Un altro progetto in fase di discussione è quello presentato da Energia Wind 2020 Srl al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) lo scorso Marzo. Si tratterebbe di eolico offshore di tipo floating (galleggiante) e dovrebbe sorgere tra Rimini e Cattolica tra 10 e 22 km dalla costa.
Il progetto è ambizioso, con un potenza prevista di 330 MW e una produzione annua di circa 703 GWh, ma sta incontrando resistenze tra i politici nonostante l’approvazione di Legambiente.
Sembra che tra Italia e Regno Unito ci sia ancora un profondo gap culturale. Ci auguriamo che le divergenze siano superate rapidamente e che lo sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese possa, finalmente, decollare.
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