
Il passaggio al mercato libero dell’energia sarà graduale
Dal 1° gennaio è partito il passaggio al mercato libero dell’energia, che come comunicato da tempo dall’Autorità, avverrà in modo graduale nel corso dei prossimi dodici mesi.
Il passaggio riguarda le piccole imprese, le microimprese, i clienti domestici ma con modalità diverse che spiegheremo in questo articolo.
A scanso di equivoci vogliamo sottolineare fin da subito che non c’è rischio di rimanere senza fornitura energetica. La legge ha previsto un periodo di transizione per chi dovesse ritardare il passaggio.
Parliamo ora più in dettaglio delle modalità con cui avverrà il processo.
Passaggio al mercato libero
Le imprese
La graduale rimozione della tutela di prezzo e il passaggio al mercato libero dell’energia è già in corso per:
- Tutte le piccole imprese, ovvero con numero di dipendenti tra 10 e 50 e/o fatturato annuo tra 2 e 10 milioni di euro, che sono titolari di punti di prelievo in “bassa tensione”
- Le microimprese, ovvero con meno di 10 dipendenti e fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro, che sono titolari di almeno un punto di prelievo con potenza contrattuale impegnata superiore a 15 kW
Tra tutte queste imprese, quelle che non avranno ancora effettuato il passaggio al mercato libero dell’energia verranno assegnate al servizio a tutele graduali presso a un fornitore scelto dalla ARERA e alle condizioni previste dalla stessa.
Il processo di assegnazione avverrà in due fasi:
- Dal 1° gennaio 2021 al 30 giugno 2021 il cliente resterà con il vecchio fornitore del servizio di maggior tutela. Sarà, però, sottoposto a nuove condizioni contrattuali (quelle dell’offerta PLACET). Il prezzo, invece, resterà quasi invariato tranne per la “spesa energia”.
- Dal 1° luglio 2021, il cliente che non avrà ancora sottoscritto un contratto con un fornitore del libero mercato verrà assegnato attraverso aste territoriali. Le condizioni contrattuali rimarranno quelle dell’offerta PLACET, ma varieranno i costi di commercializzazione e sbilanciamento (definiti dall’Autorità prima delle aste). Inoltre, sarà applicato un prezzo unico nazionale determinato sulla base dei prezzi di aggiudicazione delle aste.
A inizio di luglio, chi non avrà ancora effettuato la propria scelta riceverà una comunicazione dall’operatore entrante. La comunicazione riporterà:
- i contatti dell’operatore assegnato
- le condizioni di erogazione del servizio
- le condizioni per recedere dal contratto
- i riferimenti di ARERA per ottenere tutte le informazioni
Le famiglie
Una buona notizia per tutti i clienti domestici che non hanno ancora effettuato il passaggio al mercato libero dell’energia: il termine ultimo è stato prorogato al 1° gennaio 2022.
Ciò significa, che a differenza di quanto detto per le imprese, le famiglie hanno ancora un anno di tempo per scegliere il proprio fornitore d’energia del mercato libero.
Il nostro consiglio, e quello dell’Autorità, è quello di non rimandare ancora a lungo questa scelta.
Il cliente che si attiva per tempo ed esplora le varie offerte d’energia presenti sul mercato ha maggiori possibilità di trovare il fornitore giusto per le proprie esigenze.
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Consumi energetici: non basta il rimbalzo nel terzo trimestre
I consumi energetici nel 2020 sono in risalita dopo il crollo dovuto all’epidemia di Covid-19 ma i livelli del 2019 sono ancora lontani.
Secondo i dati pubblicati nell’ultimo numero dell’analisi trimestrale del sistema energetico nazionale da Enea, l’attività economica del nostro Paese nel terzo trimestre è cresciuta considerevolmente con un aumento del PIL pari al +16%, mentre la produzione industriale ha toccato un +18%.
Di conseguenza, anche i consumi energetici hanno seguito questo trend e hanno visto un aumento del 18% rispetto al trimestre precedente. Questo dato, però, resta più basso del 7% rispetto al 2019.
I consumi energetici nei primi 9 mesi del 2020
Nei primi nove mesi del 2020 il calo dei consumi è stato del 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
In particolare nel terzo trimestre, i consumi sono calati del 7% rispetto allo stesso periodo 2019 e le cause sono principalmente il calo della domanda di petrolio (-12%) e del carbone (-30%) e delle importazioni nette di elettricità (-26%).
La domanda di gas, invece, è rimasta abbastanza stabile con un calo dell’1%.
In quanto alle rinnovabili, sono l’unico settore energetico che ha visto una variazione positiva, con un +2%.
Il rimbalzo dei consumi nel terzo trimestre
Come detto, il rimbalzo dell’attività economica sul trimestre precedente ha avuto ripercussioni dirette anche sui consumi energetici, che nonostante questo, però, sono rimasti su livelli inferiori rispetto al 2019.
Più in dettaglio, i dati mostrano cali del 10% a luglio, del 7% ad agosto e del 4% a settembre. Per quanto riguarda ottobre 2020, le stime preliminari parlano di un -1% rispetto al 2019.
Decarbonizzazione ed emissioni di CO2
Dall’analisi trimestrale del sistema energetico nazionale da Enea, emergono anche buone notizie sul fronte della decarbonizzazione del sistema energetico italiano.
Solo nei primi 6 mesi del 2020, il saldo negativo ha toccato i 422 milioni di euro (erano 530 milioni in totale nel 2019). Questo grazie quasi esclusivamente all’importazione di veicoli elettrici, veicoli ibridi e accumulatori agli ioni di litio.
Anche sul fronte delle emissioni emergono segnali confortanti. Il calo delle emissioni, infatti, fa pensare che questo andamento per la fine del 2020 sarà in linea con gli obiettivi di riduzione fissati per il 2030.
Questa riduzione osservata nei primi tre trimestri, però, è stata causata per circa 2/3 dalla diminuzione del PIL. Il restante terzo, invece, è da attribuire a rinnovabili, accelerazione della decarbonizzazione nel settore elettrico e riduzione dell’intensità energetica dell’economia italiana.
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Il passaggio delle piccole imprese al mercato libero dell’energia
Dopo vari rinvii ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha stabilito il termine per il passaggio delle piccole imprese al mercato libero.
La data è stata fissata per il 1° gennaio 2021.
Per gestire la transizione, ARERA ha deliberato un servizio a tutele graduali con l’intento di supportare le piccole imprese che all’inizio dell’anno nuovo non avranno ancora effettuato il passaggio al mercato libero.
In questo modo, sarà garantita la continuità della fornitura e le piccole imprese avranno il tempo di scegliere l’offerta giusta per le proprie esigenze.
Chi ha diritto a beneficiarne
Le aziende che potranno beneficiare del regime di transizione sono:
- aziende da 10 a 50 dipendenti titolari di punti di prelievo connessi in bassa tensione e fatturato annuo compreso tra 2 e 10 milioni di euro
- aziende con punto di prelievo con potenza contrattualmente impegnata superiore a 15 kilowatt
L’assegnazione
L’assegnazione avverrà in due modalità diverse:
- provvisoria (per il periodo dal 1° gennaio 2021 al 30 giugno 2021) per gli esercenti della maggior tutela che già riforniscono il cliente
- mediante procedure concorsuali con i fornitori selezionati da dopo il 30 giugno (assegnazione a regime)
Le condizioni contrattuali saranno simili a quelle delle offerte Placet per tutto il periodo di assegnazione provvisoria e anche quello di assegnazione a regime.
Assegnazione provvisoria
In questa fase le condizioni economiche saranno quelle dei contratti a maggior tutela a eccezione del prezzo dell’energia elettrica.
Quest’ultimo, infatti, sarà determinato dalla media dei valori consuntivi del Pun (Prezzo Unico Nazionale), ovvero il prezzo di riferimento dell’energia elettrica rilevato sulla borsa elettrica italiana.
Gli esercenti della maggior tutela saranno tenuti a richiedere un’autocertificazione (da gennaio) che attesti i requisiti dimensionali delle microimprese.
Assegnazione a regime
Nell’assegnazione a regime, invece, al cliente finale saranno applicati:
- il prezzo della materia energia, che include una quota variabile
- corrispettivi minimi stabiliti dall’Autorità prima delle procedure concorsuali
- un prezzo unico a livello nazionale che dipende dai prezzi di gara.
Requisiti
Potranno partecipare alle procedure concorsuali operatori con questi requisiti minimi:
- requisiti di solidità economico-finanziaria, tra cui puntualità dei pagamenti a Terna (e distributrici) e il minimo capitale sociale versato di 100mila euro
- vari requisiti gestionali
- requisiti operativi come avere rifornito almeno 50mila clienti finali della maggior tutela.

Energia Elettrica: Da cosa dipende il prezzo del KWh?
Il prezzo del kWh è ciò che determina in gran parte il prezzo dell’energia elettrica. Sappiamo che le bollette sono gravate da un certo numero di costi fissi, il costo del kWh, invece, varia nel tempo a causa di alcuni fattori.
Prima di tutto, dipende dal mercato di cui fa parte il proprio contratto. A seconda che si tratti di mercato tutelato o mercato libero, cambiano le modalità di definizione dei prezzi e la frequenza dei loro aggiornamenti.
Secondariamente, come tutti sappiamo, anche all’interno dello stesso contratto troviamo prezzi variabili. Questo dipende dall’esistenza di fasce orarie a cui corrispondono tariffe differenti.
Prezzo del kWh: Mercato tutelato vs Mercato libero
Il prezzo all’ingrosso dell’energia è basato sul PUN (prezzo unico nazionale), che dipende da vari fattori come le quotazioni del petrolio e del gas e la domanda nazionale di energia elettrica.
L’andamento del PUN influenza i prezzi ai consumatori finali che nel mercato tutelato sono stabiliti dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) ogni tre mesi.
Chi detiene ancora un contratto di fornitura del mercato tutelato, però, dovrà presto passare al mercato libero.
Dopo vari rinvii, infatti, la ARERA ha infine stabilito il termine per passare al mercato libero. La data fissata è il 1° gennaio 2021 per le imprese e il 1° gennaio 2022 per le famiglie.
Con l’avvento del mercato libero, si aprono grandi opportunità di risparmio per i consumatori.
Le società di vendita, infatti, possono proporre una vasta gamma di offerte, come ad esempio quelle in cui il prezzo del kWh rimane bloccato fino al termine dell’offerta proteggendo il cliente da eventuali rincari.
Le società, però, non sono tutte uguali. Se vuoi risparmiare, ma hai anche a cuore l’ambiente e la salute, prova Futura Energie: ti offriamo solo energia pulita e sostenibile. Contattaci al numero verde 800 685 585!
Le fasce di consumo
Come detto, il prezzo del kWh di energia elettrica dipende anche dalle fasce orarie. La maggior parte dei contratti, infatti, stabilisce tre differenti fasce di consumo: F1, F2 e F3.
La F1 è la fascia più costosa e copre le ore di maggior consumo: da lunedì a venerdì dalle ore 8 alle ore 19, escluse le festività.
Della F2, invece, fanno parte le ore intermedie: da lunedì a venerdì dalle ore 7 alle ore 8 e dalle ore 19 alle ore 23. Sono escluse le festività, mentre vi rientra anche il sabato dalle ore 7 alle ore 23.
Infine, la F3 è la fascia più economica e si applica agli orari notturni e ai giorni festivi: da lunedì a sabato dalle ore 23 alle ore 7, e le intere giornate festive.
Esistono, inoltre, tariffe biorarie (due fasce, F1 e F2) e monorarie (una sola fascia, F0).
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Codice PDR del contatore gas: cos’è e dove trovarlo
Il codice PDR (o Punto di riconsegna) è l’identificativo della propria utenza di metano ed è indispensabile per tutte le operazioni sulla fornitura. Attivazione del contatore chiuso, voltura, cambio di fornitore e ogni altra operazione necessitano, infatti, di questo codice di 14 cifre.
Si tratta di un numero univoco che corrisponde alla posizione fisica del tuo contatore del gas, ovvero il punto in cui il gas viene recapitato dal fornitore al cliente finale. Non va, pertanto, confuso con il numero cliente, che è un numero utilizzato dal fornitore per identificare il cliente.
Il codice PDR viene assegnato dal distributore al momento dell’allacciamento con posa del contatore e riguarda solamente la fornitura dell’utenza gas. Le utenze dell’energia elettrica, invece, possiedono un codice analogo chiamato codice POD (o Punto di prelievo).
Le prime 4 cifre corrispondono al codice dell’impresa di distribuzione (stabilito da ARERA), mentre le 10 cifre finali rappresentano il codice numerico dell’utente.
Dove trovo il codice PDR?
Stai per effettuare una voltura, un subentro, un cambio di fornitore o la disdetta del contratto gas e il fornitore ti chiede il tuo codice PDR: dove trovarlo?
Ecco le opzioni a tua disposizione:
- Sulla tua bolletta del gas. Lo troverai nella prima o nella seconda pagina, e più precisamente, tra le caratteristiche della fornitura.
- Sul tuo contatore. Cerca una targhetta o un’etichetta applicata sul contatore, lì potrai trovare il tuo codice PDR. Su alcuni modelli di contatore elettronico è possibile visualizzare il PDR direttamente sul display premendo il tasto.
- Contattando il servizio clienti. Se l’utenza è attiva puoi chiamare il numero verde del tuo fornitore e chiedere il codice.
- Contattando il distributore locale. Puoi richiederlo anche chiamando il tuo distributore locale.
Nota: il PDR non c’entra nulla con il numero di matricola. Quest’ultimo è un codice di fabbrica del contatore ed è anch’esso indicato su tutti i contatori del gas, oltre che nella bolletta del gas assieme ai dati e le caratteristiche della fornitura.
Tutto chiaro?
Ora dovrebbe esserti tutto più chiaro. La prossima volta che vorrai cambiare fornitore di gas saprai esattamente dove trovare i codici che ti servono.
Hai altri dubbi a riguardo? Non esitare a contattarci al nostro numero verde 800 685 585 o tramite il nostro form di contatto.
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Lo stoccaggio dell’energia elettrica per la transizione verde
Per vincere la sfida delle rinnovabili, è necessario avere a disposizione sistemi di stoccaggio dell’energia elettrica affidabili.
Solare ed eolico, infatti, sono fonti intermittenti e che non sono disponibili 24 ore su 24.
Ecco perché, se le fonti d’energia rinnovabile sono state in forte crescita nell’ultimo decennio, presto esploderà anche lo stoccaggio.
Secondo un recente rapporto della società di ricerca Wood Mackenzie, il mercato globale dello stoccaggio di energia crescerà con un tasso annuale composto del 31% entro il 2030.
Ci si aspetta che la crescita inizi ad accelerare proprio alla fine di quest’anno per supportare la transizione verso un sistema sostenibile.
Intanto, le grandi potenze mondiali ne hanno compreso l’importanza e si stanno muovendo in questa direzione.
L’Europa dà priorità allo stoccaggio dell’energia
Il Parlamento Europeo è decisamente orientato verso la necessità di potenziare i sistemi di stoccaggio dell’energia elettrica in Europa.
In una relazione non legislativa approvata il 2 luglio scorso, gli eurodeputati hanno delineano la loro strategia per lo stoccaggio dell’energia, affermando che esso sarà cruciale per il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Secondo Claudia Gamon, (relatore – Renew Europe, AT):
“L’immagazzinamento dell’energia sarà essenziale per la transizione verso un’economia decarbonizzata basata su fonti di energia rinnovabili. Poiché l’elettricità generata dall’energia eolica o solare non è sempre disponibile nelle quantità necessarie, dovremo immagazzinarne maggiori quantità.
Oltre alle tecnologie che già sappiamo funzionare bene, come lo stoccaggio d’acqua per pompaggio, anche altre tecnologie ricopriranno un ruolo fondamentale in futuro, come le tecnologie per le batterie, lo stoccaggio termico e l’idrogeno verde.
Queste tecnologie dovranno avere accesso al mercato per garantire una fornitura costante di energia ai cittadini europei”.
L’Europa, però, non è la sola a muoversi in questa direzione.
Anche negli Stati Uniti d’America e in Cina, i più grandi consumatori d’energia del mondo, il settore dello stoccaggio si sta sviluppando.
Il primato spetta agli USA
Nonostante le politiche a favore dei combustibili fossili anche in America il settore dello stoccaggio dell’energia sta vedendo un grande sviluppo.
Grazie a finanziamenti, sia da fonti private che governative, stanno nascendo nuove aziende e si stanno sviluppando nuove tecnologie sulla spinta della crescente necessità di accumulare energia.
Non è casuale che Wood Mackenzie preveda che saranno proprio gli Stati Uniti ad avere il maggiore aumento di capacità di stoccaggio nel prossimo decennio.
Parliamo del 49% sull’incremento totale della capacità di stoccaggio, che equivale a 365 GWh.
Questo grazie agli obiettivi di energia pulita fissati a livello statale e al costante calo dei costi degli impianti solari ed eolici.
Stoccaggio dell’energia Vs combustibili fossili
Gli investimenti nelle rinnovabili sono in continua crescita (es. eolico offshore +319%) e il settore ha dimostrato grande resistenza di fronte alla forte diminuzione della domanda di energia durante la pandemia.
Nonostante ciò, la loro affidabilità a lungo termine dipenderà dallo stoccaggio, perché esso avrà il compito di sopperire ai fisiologici cali di produzione.
Ad oggi, è difficile pensare che l’immagazzinamento dell’energia possa escludere i combustibili fossili dal mercato, ma resta una condizione fondamentale affinché l’energia pulita diventi comoda e conveniente.
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Le energie rinnovabili spingono la ripresa e l’occupazione
Grazie alle energie rinnovabili a supporto della ripresa economica, nel 2019 sono cresciuti i posti di lavoro e gli investimenti.
Nonostante il periodo durissimo per l’economia, i dati mostrano che il settore green continua a crescere e a creare occupazione: oltre mezzo milioni di occupati in più, tra cui molti lavoratori specializzati.
Un considerevole aumento che è da attribuirsi alla nascita di numerose start-up con valori e obbiettivi green.
Gli occupati nel settore delle energie rinnovabili sono quasi 11,5 milioni, con una importante presenza femminile rispetto al settore dei combustibili fossili.
Il continente che detiene il primato di lavoratori specializzati nel settore è l’Asia, con il 63% del totale, soprattutto nel fotovoltaico e nei biocarburanti.
In Africa, invece, prevale il fotovoltaico Off-grid, ovvero quegli impianti non connessi alla rete pubblica che permettono di sfruttare direttamente l’elettricità prodotta.
L’occupazione nelle energie rinnovabili: fotovoltaico in testa
Il fotovoltaico è il settore delle energie rinnovabili che impiega più lavoratori.
Secondo il recente rapporto “Renewable Energy and Jobs – Annual Review” pubblicato da IRENA (Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili), gli occupati nel fotovoltaico sono 3,8 milioni su un totale di 11,5.
A seguire, troviamo:
- Biocarburanti liquidi: 2,4 milioni di occupati;
- Idroelettrico: 1,9 milioni di occupati;
- Eolico: 1,1 milioni di occupati;
- Solare termico: 823 mila occupati.
La ripresa economica post covid passa dalle rinnovabili
Le fonti rinnovabili, oltre a contrastare il cambiamento climatico e l’inquinamento, possono compensare la perdita di occupazione dovuta al declino delle fonti fossili.
Secondo un altro documento pubblicato da IRENA, “Post Covid Recovery“, circa 5 milioni e mezzo di lavoratori potrebbero essere impiegati nelle rinnovabili nei prossimi 3 anni.
Questo “riassorbimento” sarebbe poi destinato a continuare e porterebbe a 30 milioni il numero di lavoratori nelle energie rinnovabili entro il 2030.
Investire sul nostro futuro
Investire sulla transizione energetica significa investire sul futuro del mondo, perché ambiente, sostenibilità, salute e occupazione sono strettamente legate.
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Costo dell’energia: lo smartworking conviene ancora?
Lo smartworking conviene ancora dopo la fine del lockdown? Da soluzione temporanea si sta affermando in moltissime aziende, e con la proroga delle restrizioni anti-covid, potrebbe essere adottato sempre più diffusamente. Se il lavoro si svolge a casa, però, tutti i consumi energetici sono a carico del lavoratore e rischiano di far gonfiare la bolletta.
Nel periodo di lockdown il costo dell’energia era calato drasticamente, ma dalla ripartenza è tornato a salire.
Crollo e risalita del costo dell’energia
Durante l’emergenza Covid-19 i prezzi dell’energia sono crollati come conseguenza della drastica diminuzione dei consumi a causa della chiusura della maggior parte delle attività lavorative.
Al contrario, nei primi 5 mesi il lockdown (da marzo a luglio 2020) i consumi di energia elettrica delle famiglie sono aumentati di circa il 10% rispetto 2019 (dati Tate).
Com’era prevedibile e normale, terminata l’emergenza i consumi sono tornati stabili e i prezzi stanno risalendo. Secondo l’ultimo comunicato di ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), dal primo ottobre ci sarà un rialzo dei prezzi del +15,6% per la luce e dell’11,4% per il gas.
Aumenti indolori per i clienti del mercato libero
Nonostante le percentuali che abbiamo citato, secondo ARERA, le famiglie continueranno a beneficiare di un risparmio complessivo di 74 euro (-13,2%) per l’elettricità e 133 euro (-12%) per il gas (rispetto al 2019).
Di altro avviso è, invece, l’Unione Nazionale Consumatori che ha preso in esame il periodo dal 1° ottobre 2020 al 30 settembre 2021 e afferma che spenderemo ben 70 euro in più per l’energia elettrica e 96 per il gas.
Le famiglie che sicuramente continueranno a risparmiare sono quelle che hanno aderito al mercato libero scegliendo tra le tante offerte vantaggiose: come quelle di Futura Energie, ad esempio.
L’aumento dei prezzi sarà per la maggior parte dovuto al costo dell’energia elettrica e del gas e, quindi, graverà soprattutto sui clienti del Servizio di Maggior Tutela.
I clienti di un fornitore del mercato libero gioveranno del fatto che il costo dell’energia e del gas, stabilito dai fornitori privati, rimarranno grossomodo invariati.
Lo smartworking conviene se…
Lo smartworking conviene, e si è rivelato fondamentale per prevenire l’aumento dei contagi, ma allo stesso tempo carica sulle spalle delle famiglie e dei lavoratori a consumi energetici “invisibili” che passano dal datore di lavoro al dipendente.
Diviene, di conseguenza, sempre più importante monitorare e razionalizzare i consumi energetici della propria abitazione.
Ecco alcuni consigli pratici. Scommettiamo che non li conosci tutti?
Scegliere la tariffa migliore
Informati sugli operatori e trova chi ti offre una tariffa allineata al prezzo di mercato, così il rincaro sarà più leggero.
Evitare i consumi in standby
Qualsiasi dispositivo elettronico consuma energia anche quando è in modalità di attesa o standby. Spegnere completamente i tuoi dispositivi ed elettrodomestici può farti risparmiare fino al 20% sulla bolletta dell’energia. Ad esempio, puoi utilizzare ciabatte intelligenti che interrompono la corrente verso i dispositivi collegati.
Scegliere dispositivi a basso consumo
Dispositivi obsoleti possono essere energivori e pesare sui consumi: chiedi al tuo datore di lavoro di sostituirli. Lo smartworking conviene sia a te che a lui.
Inoltre, non dimenticare l’illuminazione: equivale in media al 10/15% del consumo annuo di energia. Perciò, scegli lampadine a risparmio energetico (a LED, ad esempio) e riduci il consumo di circa il 25%.
Lavare gli indumenti a bassa temperatura
Lavare a 50° o 60° nella maggior parte dei casi è inutile, a temperature più bassa risparmi energia senza rinunciare all’igiene.
Allo stesso modo, non esagerare con il riscaldamento: 18-20°C sono sufficienti. Sappi che ogni grado in più determina in media un aumento del consumo di energia del 10%!
Gestire la casa in modo “smart” per ridurre i costi
Installando un sistema domotico di controllo puoi risparmiare energia e ottimizzare i costi di gestione. Questo perché il sistema analizza i consumi e usa l’energia solo dove e quando serve. Di’ addio agli sprechi!
Scegliere solo energia pulita
È il modo migliore per contribuire direttamente alla tutela dell’ambiente e ridurre il proprio impatto ambientale.
Inoltre, supportando i fornitori verdi, incentiverai i produttori a investire sempre più sulle energie rinnovabili e favorire la transizione energetica.
Come trovare questi fornitori virtuosi che investono sulla sostenibilità e l’innovazione? Uno lo hai già trovato: Futura Energie.
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Ecobonus 110%: un’opportunità per efficienza energetica e fotovoltaico
L’Ecobonus al 110%, inserito nel Decreto Rilancio e approvato lo scorso 16 luglio, sarà sfruttabile fino al 2022. Più precisamente, si applica alle spese sostenute tra il 1° luglio 2020 e il 31 dicembre 2021.
Si tratta di una delle misure di incentivo alla crescita, introdotte dal Governo dopo il Covid, più interessanti. L’intento è di rimettere in moto l’economia garantendo lavoro alle piccole e medie imprese che sostengono il Paese, e in particolare, dare impulso al settore dell’edilizia.
Inoltre, secondo le ultime notizie, potrebbe esserci una proroga. Si parla, infatti, di sfruttare il Recovery Plan per rilanciare il super bonus fino al 2023.
Le opportunità
Tra le opportunità offerte dall’Ecobonus troviamo:
- bonus per l’isolamento termico dei condomini: fino a 40 mila € moltiplicati per il numero di unità immobiliari in edifici da 2 a 8 abitazioni e 30 mila € per condomini con 9 o più abitazioni;
- bonus per la sostituzione della caldaia: fino a 30 mila € moltiplicati per il numero di unità immobiliari per condomini da 2 a 8 abitazioni e 15mila € per quelli con 9 o più;
- bonus estendibile alle seconde case per le case unifamiliari (non di lusso): fino a 60mila € per la coibentazione e 30mila per la sostituzione della caldaia (non per condomini con impianto autonomo di riscaldamento).
- bonus per lavori di riduzione del rischio sismico (Sismabonus)
- bonus per installazione di impianti fotovoltaico
- bonus per installazione di colonnine di ricarica di veicoli elettrici
È fondamentale segnalare, però, che le migliorie dovranno alzare l’efficienza energetica dell’abitazione di almeno due classi energetiche. Questa disposizione vuole seguire la volontà della UE di migliorare l’efficienza energetica degli edifici per perseguire l’obbiettivo della decarbonizzazione del settore.
Ma una caldaia inefficiente può davvero incidere in modo significativo sul bilancio familiare?
Un esempio pratico
In un appartamento di 100mq in classe G, la sostituzione della caldaia convenzionale con una ibrida consente di risparmiare circa il 50% d’energia. Di conseguenza, anche il costo della bolletta cala sensibilmente con un risparmio di quasi il 40% e con una riduzione di emissioni di ossidi di azoto di oltre l’80%.
I lavori trainanti e l’impianto fotovoltaico
La legge stabilisce una serie di lavori per cui si può ottenere l’Ecobonus 110%, ma essi sono ammissibili solo se effettuati congiuntamente a quelli trainanti e se migliorano di almeno 2 classi energetiche dell’immobile.
I lavori imprescindibili per ottenere l’Ecobonus sono:
- l’isolamento termico
- gli impianti di riscaldamento con caldaie a condensazione in classe A o pompe di calore, centralizzati o in edifici unifamiliari
- i lavori di riduzione del rischio sismico
La bella notizia è che anche l’installazione di un impianto fotovoltaico porta l’Ecobonus al 110%, purché sia connesso alla rete elettrica, anche se dotato di sistemi di accumulo integrati. Infatti, non permesso stoccare l’energia prodotta per l’autoconsumo ma deve essere immessa nella rete, cioè “venduta” al GSE a un prezzo concordato.
L’installazione degli impianti fotovoltaici, però, non è considerata intervento trainante e deve essere effettuata congiuntamente a uno degli interventi sopra citati, in caso contrario i lavori rientreranno nella detrazione standard per il fotovoltaico (50%).
La detrazione fiscale al 110%
Ciò che davvero dovrebbe interessare tutti è che, oltre a ottenere la detrazione dell’intero importo, il super Ecobonus permette di “guadagnare” il 10% sul costo della ristrutturazione (scegliendo l’abbattimento in 5 anni).
I cittadini, infatti, dopo aver effettuato i lavori, potranno detrarre il 110% delle spese sostenute (IVA esclusa), con quote annuali di pari importo nell’arco di 5 anni. Oppure, potranno scegliere di richiedere lo sconto in fattura e cedere il credito di imposta alla ditta che effettua i lavori o a un istituto di credito.
Abbiamo di fronte un’opportunità che forse non si ripeterà più in futuro: riqualificare e rendere sostenibili immobili ormai datati e inefficienti.
Ci auguriamo che l’adesione sia molto ampia, soprattutto nelle grandi città, dove le caldaie obsolete e l’isolamento termico insufficiente sono causa di gran parte dell’inquinamento atmosferico.
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Perché il 5G è il futuro delle telecomunicazioni e non solo
Dobbiamo farcene una ragione. Il passaggio alla nuova generazione di reti wireless consisterà in un salto tecnologico molto più importante di quello avvenuto con l’introduzione del 4G. Il 5G, infatti, promette di rivoluzionare il mondo delle telecomunicazioni e realizzare la tanto citata Internet of Things (IoT), la Internet delle cose.
I vantaggi della nuova tecnologia 5G sono molteplici e notevoli ma esistono anche alcuni dubbi che potranno essere fugati solo col tempo. Ecco perché il 5G è il futuro delle telecomunicazioni e non solo.
La larghezza della banda
Il 5G funziona sfruttando tre fasce di frequenze: bassa (694-790 Mhz), media (3,6-3,8 GHz) e alta (26,5-27,5 GHz). Le frequenze basse sono in grado di percorrere distanze molto più lunghe di quelle alte, ma possono trasmettere meno dati per unità di tempo (bit al secondo, bit/s). Le frequenze alte, invece, possono trasportare grosse quantità di dati per unità di tempo ma per distanze molto inferiori. Gli ostacoli fisici, inoltre, possono essere superati molto meglio da una frequenza bassa che da una alta.
Ciò significa che l’efficienza di una frequenza rispetto a un’altra dipende dallo scopo: uno smartphone che riproduce un video in streaming avrà necessità molto diverse da un elettrodomestico smart, ad esempio.
Ecco perché gli smartphone di nuova generazione 5G usano la tecnologia “Adaptive beam switching”, grazie alla quale possono cambiare banda di frequenza per mantenere stabile la connessione.
L’Internet delle cose
Il 5G promette di rendere possibile la connessione di strumenti, oggetti, elettrodomestici e veicoli per realizzare la cosiddetta Internet of Things (IoT), la Internet delle cose. Le applicazioni sono infinite:
- il monitoraggio di parametri micro-climatici nell’agricoltura
- la connessione delle auto che forniscono informazioni al guidatore ma, soprattutto, la connessione tra veicoli per la prevenzione degli incidenti
- il monitoraggio e la gestione della città e dell’ambiente (smart city)
- la gestione automatica o da remoto della casa per ridurre i consumi e migliorare la sicurezza (smart home)
- la connessione dei contatori per una fatturazione più precisa e la gestione da remoto (smart metering)
- in ambito industriale, la connessione dei macchinari e degli operatori per migliorare la produzione
Risparmio energetico
Secondo statistiche prodotte dalla GSM Association, il settore delle comunicazioni è responsabile di un consumo d’energia tra il 2% e il 3% a livello globale. Un dato che mostra il notevole impatto ambientale del settore.
Uno dei vantaggi della tecnologia 5G di cui si parla poco, è che essa può dare alle telecomunicazioni un’impronta più ecologica e sostenibile. Ogni passaggio da una generazione di rete mobile a quella successiva, infatti, comporta un aumento di almeno dieci volte nell’efficienza energetica (dato di NGMN Alliance).
La tecnologia 5G, infatti, permette di stabilire delle fasce orarie in cui il traffico di comunicazione è molto basso, e di attivare la modalità di sospensione. La tecnologia del 4G prevede già oggi lo spegnimento dell’amplificatore di potenza, riducendo del 20% il consumo di energia, ma con il 5G si potrà raggiungere un risparmio energetico di circa il 50%.
Inoltre, grazie all’intelligenza artificiale, il sistema potrà funzionare autonomamente e fornire costantemente informazioni su disponibilità, capacità, prestazioni e stabilità della rete, nonché sui consumi.
Dubbi e svantaggi
Come consueto, all’introduzione di una nuova tecnologia vengono sollevati dubbi sulla stessa. Nel caso del 5G, la preoccupazione principale è rappresentata da eventuali danni alla salute. Si tratta, comunque, di paure infondate e spesso irrazionali. È strano, infatti, che l’introduzione della rete 3G e poi di quella 4G non abbiano provocato le stesse proteste.
Il 5G emette radiazioni a microonde, esattamente come fa qualsiasi altro strumento 4G, Wi-Fi e Bluetooth. Le ricerche scientifiche hanno confermato che le onde elettromagnetiche non risultano pericolose per la salute umana finché non raggiungono le frequenze dei raggi X.
Anche le frequenze più alte del 5G sono molto al di sotto di queste radiazioni e ciò significa che sono sicure e non ionizzanti.
Ciò che la comunità scientifica ha il compito di stabilire è se un’alta concentrazione di antenne 5G possa essere un pericolo.
Ad oggi, pertanto, non ci sono ragioni sufficienti a giustificare la preoccupazione destata dal 5G. Ulteriori riflessioni sono rimandate a quando avremo maggiori dati a disposizione.
Per quanto riguarda gli svantaggi, esiste il rischio che il mondo debba sostenere un notevole costo ambientale dovuto alla sostituzione di miliardi di dispositivi di vecchia generazione. Per sfruttare la rete 5G, infatti, dovremo dotarci di nuovi dispositivi, in quanto la tecnologia 5G è profondamente diversa da quella del 4G.
Se questa enorme mole di rifiuti elettronici non saranno smaltiti o,ci si augura, riciclati adeguatamente il costo ambientale potrebbe essere altissimo. Fortunatamente, però, la sostituzione avverrà in modo graduale nei prossimi anni.
Il 5G è un passo enorme verso il futuro. Spetta a noi informarci e utilizzarlo per migliorare le nostre vite.
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